domenica 21 novembre 2010

TRADUZIONE DELL'INTERO PASSAGGIO SUI CONDOM TRATTO DA "LUCE DEL MONDO"



Dal Blog dell'amico Fancesco Colafemmina:

In occasione del Suo viaggio in Africa a marzo 2009, la politica del Vaticano in materia di AIDS, ancora una volta è diventata bersaglio delle critiche dei media. Il venticinque per cento di tutte le vittime dell'AIDS in tutto il mondo è oggi curato in strutture cattoliche. In alcuni paesi, come il Lesotho, per esempio, la statistica è del 40 per cento. In Africa lei ha dichiarato che l'insegnamento tradizionale della Chiesa si è dimostrato l'unico modo sicuro per fermare la diffusione dell'HIV. I critici, inclusi coloro che provengono dai ranghi stessi della Chiesa, obiettano che è una follia proibire a popolazioni con alto rischio di contagio di usare il preservativo.

La copertura mediatica ha del tutto ignorato il resto del viaggio in Africa a causa di una singola affermazione. Qualcuno mi aveva chiesto perché la Chiesa cattolica adotta una posizione irrealistica e inefficace in materia di AIDS. A quel punto, mi sono sentito davvero provocato, perché la Chiesa fa più di chiunque altro. E io parto da tale affermazione. Perché essa è l'unica istituzione che assiste la gente da vicino e concretamente, attraverso la prevenzione, l'educazione, aiuti, consigli, e accompagnamento. E perché essa non è seconda a nessuno nel trattamento di tanti malati di AIDS, soprattutto dei bambini affetti da AIDS.

Ho avuto la possibilità di visitare uno di questi reparti e di parlare con i pazienti.Questa è stata la vera risposta: la Chiesa fa più di chiunque altro, perché non parla dal tribunale dei giornali, ma aiuta i suoi fratelli e sorelle laddove effettivamente soffrono. Nel mio intervento non stavo facendo una dichiarazione generale sulla questione del preservativo, ma ho semplicemente detto, e questo è ciò che ha causato una così grande offesa, che non possiamo risolvere il problema attraverso la distribuzione di preservativi. Molto resta ancora da fare. Dobbiamo stare vicino alla gente, dobbiamo guidarla e aiutarla, e lo dobbiamo fare prima e dopo che si sia contratta la malattia.

È un dato di fatto, si sa, le persone possono comunque ottenere preservativi quando li vogliono. Ma questo dimostra soltanto che il preservativo da solo non risolve la domanda stessa. Deve avvenire dell'altro. Nel frattempo, nello stesso ambito secolare si è sviluppata la cosiddetta Teoria ABC: Abstinence, Be Faithful, Condom, dove il preservativo è inteso solo come ultima risorsa, quando gli altri due punti non riescono a funzionare. Ciò significa che la fissazione assoluta sul preservativo implica una banalizzazione della sessualità, che, dopo tutto, è proprio la fonte pericolosa di quell'atteggiamento che non fa più vedere la sessualità come espressione di amore, ma solo come una sorta di droga da somministrare a se stessi . Per questo motivo la lotta contro la banalizzazione della sessualità è anche parte della lotta per garantire che la sessualità sia considerata come un valore positivo e consentirle di avere un effetto positivo su tutto l'essere dell'uomo.

Ci può essere una fondamento nel caso di alcuni individui, come nel caso di prostituti maschi che usino il preservativo, quando questo può essere un primo passo nella direzione di una moralizzazione, una prima assunzione di responsabilità, sulla strada del recupero della consapevolezza che non tutto è consentito e che non si può fare ciò che si vuole. Ma non è davvero il modo di affrontare il male dell'infezione da HIV. Questo può basarsi solo su di una umanizzazione della sessualità.

Sta dicendo, allora, che la Chiesa cattolica non è del tutto contraria in linea di principio all'uso dei preservativi?

La Chiesa ovviamente non lo considera come una soluzione reale o morale, ma, in questo o in quel caso, ci potrebbe essere ciononostante, nell'intento di ridurre il rischio di infezione, un primo passo di un movimento verso un modo diverso, un altro modo umano, di vivere la sessualità.


Commento di Francesco Colafemmina

E' evidente che l'Osservatore Romano ha commesso un memorabile errore pubblicando un estratto decontestualizzato e con una parolina cambiata al femminile (prostituta e non prostituto) e focalizzando l'attenzione rapace dei media. Tuttavia, a mio parere, rimangono forti dubbi e perplessità in merito all'ultima risposta del Pontefice. Dopo aver affermato che non si tratta di una soluzione "reale o morale", accenna ad "un primo passo di un movimento verso un modo diverso di vivere la sessualità". Chiaramente dubito che il Pontefice pensi che il condom costituisca il primo passo verso un "modo umano di vivere la sessualità". Anche perché prima della risposta di Seewald ha contrapposto il ricorso al condom all' "umanizzazione della sessualità". Che qualcuno abbia manomesso il periodo della risposta del Papa con una erronea punteggiatura?
Ad ogni modo resta difficile giustificare l'uso dei condom nel caso di prostituti maschi e non nel caso di prostitute femmine infette o di coppie sposate con uno dei due coniugi infetto. E resta difficile comprendere come - in linea di massima - il rifiuto del condom inteso come mezzo per favorire un rapporto sessuale non volto alla riproduzione ma al mero piacere, possa essere invece giustificato nel caso della prostituzione (maschile o femminile che sia). Solo nel caso della prostituzione maschile avrebbe un senso la riflessione largamente "pratica" e non strettamente "etica" del Pontefice (per quanto ci sia sempre l'implicazione etica nel non attentare, pur in stato di peccato, alla vita di colui con cui si pecca). Ma si attendono ancora chiarimenti dalla Sala Stampa della Santa Sede.
Sarà che un intervista non è un trattato di etica, tuttavia è proprio la forza semplificatrice dell'intervista che rischia di trasformare una riflessione del Papa nello sdoganamento dell'uso dei condom. Si richiederà dunque un chiarimento dottrinale?



"Allo stesso tempo il Papa considera una situazione eccezionale in cui l’esercizio della sessualità rappresenti un vero rischio per la vita dell’altro. In tal caso, il Papa non giustifica moralmente l’esercizio disordinato della sessualità, ma ritiene che l’uso del profilattico per diminuire il pericolo di contagio sia “un primo atto di responsabilità”, “un primo passo sulla strada verso una sessualità più umana”, piuttosto che il non farne uso esponendo l’altro al rischio della vita. In ciò, il ragionamento del Papa non può essere certo definito una svolta rivoluzionaria.
Numerosi teologi morali e autorevoli personalità ecclesiastiche hanno sostenuto e sostengono posizioni analoghe; è vero tuttavia che non le avevamo ancora ascoltate con tanta chiarezza dalla bocca di un Papa, anche se in una forma colloquiale e non magisteriale.
Benedetto XVI ci dà quindi con coraggio un contributo importante di chiarificazione e approfondimento su una questione lungamente dibattuta. E’ un contributo originale, perché da una parte tiene alla fedeltà ai principi morali e dimostra lucidità nel rifiutare una via illusoria come la “fiducia nel profilattico”; dall’altra manifesta però una visione comprensiva e lungimirante, attenta a scoprire i piccoli passi – anche se solo iniziali e ancora confusi - di una umanità spiritualmente e culturalmente spesso poverissima, verso un esercizio più umano e responsabile della sessualità."

Notate che Lombardi non precisa alcunché riguardo alla faccenda del "prostituto"!
 

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