venerdì 26 novembre 2010

Il principio della misericordia...





Questo annuncio del principio della misericordiosa contrapposto a quello della severità sorvola il fatto che, nella mente della Chiesa, la condanna stessa dell’errore è opera di misericordia, poiché, trafiggendo l’errore, si corregge l’errante e si preserva altrui dall’errore. 
Inoltre verso l’errore non può esservi propriamente misericordia o severità, perché queste sono virtù morali aventi per oggetto il prossimo, mentre all’errore intelletto repugna con un atto logico che si oppone a un giudizio falso. 
La misericordia essendo, secondo S. THEOL., II;,II, q.30,a. i, dolore della miseria all’altrui accompagnato dal desiderio di soccorrere, il metodo della misericordia non si può usare verso l’errore, fatto logico in cui non vi può essere miseria, ma soltanto verso l’errante, a cui si soccorre proponendo la verità e confutando l’errore. 
Il Papa per altro dimezza un tale soccorso, perché restringe tutto l’officio esercitato dalla Chiesa verso l’errante alla sola presentazione della verità : questa basterebbe per se stessa, senza venire a confronto con l’errore, a sfatare l’errore. 
L’operazione logica della confutazione sarebbe omessa per dar luogo a una mera didascalia del vero, fidando nell’efficacia di esso a produrre l’assenso dell’uomo e a distruggere l’errore. 
Questa dottrina del Pontefice costituisce una variazione rilevante nella Chiesa cattolica e si sostiene sopra una veduta singolare dello stato intellettuale dei moderni. 
I moderni sono penetrati così profondamente di opinioni fallaci e funeste massime in re morali, che (dice paradossalmente il Papa) “ormai gli uomini da sé stessi [cioè senza confutazioni e condanne] sembra che siano propensi a condannarle ed in ispecie quei costumi di vita che disprezzano Dio e la sua Legge]. 
Che l’errore puramente teoretico possa risanarsi da sé medesimo poiché nasce da cagioni puramente logiche, è certo ammissibile, ma che l’errore pratico circa le azioni della vita, che dipende invece da un giudizio in cui gioca la parte libera del pensiero, si risani da sé stesso, è proposizione difficile da intendere. 
E oltre che difficile in linea dottrinale quell’interpretazione ottimistica dell’errore, che ormai si riconoscerebbe e si correggerebbe da sé stesso, è crudamente smentita dai fatti. 
Al momento in cui il Papa parlava, questi fatti venivano maturando, ma nel decennio successivo essi furono interamente partoriti. 
Gli uomini non si ricredettero da quegli errori, ma anzi vi si confermarono e diedero loro vigore di legge. 
La pubblica e universale adozione di questi errori morali divenne palese con l’adozione del divorzio e dell’aborto, il costume dei popoli cristiani ne fu interamente mutato e le loro legislazioni civili, fino a poco fa esemplate essenzialmente sul diritto canonico, furono mutate in legislazioni puramente profane senza più ombra di sacro. 
Questo è un punto in cui la chiaroveggenza papale è inconfutabilmente venuta meno. 

Romano Amerio in Iota Unum

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