giovedì 2 dicembre 2010

Monsignor Pozzo parla, a sproposito, della Messa e della Fraternità San Pio X



Il sito del New Liturgical Movement segnala e riassume un’intervista rilasciata ieri da mons. Guido Pozzo [nella foto], Segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, alla sezione tedesca della Radio Vaticana, in riferimento ai tre anni dall’entrata in vigore del motu proprio. Riportiamo di seguito una sintesi delle parole del monsignore.


1. (Richiesto della resistenza verso la Messa antica) Il vecchio rito della messa ha una profonda ricchezza che ha bisogno non solo di essere rispettata, ma anche di essere riscoperta, a beneficio della liturgia, anche del modo come oggi è celebrata. Pregiudizi e resistenze devono essere superati da un cambiamento nella forma mentis, nella disposizione. È necessaria una più adeguata formazione liturgica.

2. (Richiesto se l’interesse per l’antiquior usus stia crescendo) Direi che sta crescendo. Inoltre, constatiamo che soprattutto nelle generazioni più giovani c'è interesse e popolarità dell’antica forma della Messa. E questa è una sorprendente notizia [per noi, no. Si sa da tempo ed è così in tutto il mondo: vedi qui].

3. (Richiesto dei numeri dei fedeli interessati alla forma straordinaria) E’ certamente chiaro che il valore della forma straordinaria del rito non ha nulla a che fare con i numeri. Entrambe le forme sono uguali in valore e dignità.

4. Io sono del parere che nei seminari si dovrebbe offrire ai seminaristi l'opportunità di imparare correttamente la celebrazione in forma straordinaria, non come un obbligo, ma come una possibilità. Ove possibile, si potrebbe fare ricorso per la formazione dei sacerdoti a quegli istituti che sono sotto la giurisdizione della Commissione Ecclesia Dei e seguono la disciplina liturgica tradizionale.

5. Nella lettera ai vescovi che accompagna il motu proprio, Papa Benedetto ha menzionato da un lato la necessità di aggiornare il calendario dei santi, cioè di inserire i santi proclamati dopo il 1962, e dall’altro lato che taluni prefazi dal Messale di Paolo VI dovrebbero essere incorporati per arricchire la collezione dei prefazi del Messale del 1962. La Commissione Ecclesia Dei ha istituito un procedimento di studio, per rispettare la volontà del Santo Padre. Qui si arriverà presto, io credo, ad una proposta, che sarà presto sottoposta al Santo Padre per l’approvazione [insieme alle tanto attese istruzioni applicative del motu proprio? E' proprio così urgente la questione del santorale e dei prefazi, allorché la vera priorità dovrebbe essere quella di trovare gli strumenti per impedire i sistematici ostacoli alla diffusione della liturgia tradizionale?].

6. Penso che dobbiamo anche riconoscere che la forma ordinaria del rito romano offre una scelta più ampia di letture dalla Scrittura rispetto al Messale del 1962. Tuttavia, un emendamento del Messale del 1962, a questo proposito, non è facile, perché occorre tenere in considerazione la relazione tra le letture bibliche e le antifone o i responsorî del Breviario romano per quel giorno. E’ opportuno ricordare anche, tuttavia, che sotto Papa Pio XII è stato aggiunto un numero di letture aggiuntive per i comuni dei santi. Pertanto, non so può escludere un possibile ampliamento per le letture della Messa. Ciò non significa, tuttavia, che chiunque, vescovo o sacerdote celebranti, possano soggettivamente e arbitrariamente cambiare la sequenza del Lezionario o mescolare le due forme, in modo da perdere il carattere di entrambi.

7. Alla luce delle spiegazioni [nella lettera del Papa ai Vescovi], è chiaro che i fedeli cattolici sono invitati a evitare la partecipazione alla Messa o la ricezione dei sacramenti da un sacerdote della FSSPX, perché sono canonicamente irregolari [eppure la stessa Commissione Ecclesia Dei, in unrescritto del 18.1.2003, affermava che chi partecipa a quelle Messe senza aver l'animo di staccarsi da Roma adempie lecitamente il precetto; non solo, ma è anche autorizzato a versare l'obolo].

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Lettera di mons. Camille Perl del 27 settembre 2002
"Chi va alle messe della Fraternità San Pio X adempie il precetto domenicale, anche un modesto contributo alla questua potrebbe essere giustificato"


PONTIFICIA COMMISSIO ECCLESIA DEI

18 gennaio 2003
I miei saluti nei Cuori di Gesù e di Maria! Ci sono pervenute numerose richieste circa la nostra lettera del 27 settembre 2002. Per chiarire le cose mons. Perl ha fatto la seguente risposta.
Oremus pro invicem.
In cordibus Iesu et Mariae,
Mons. Arthur B. Calkins

Risposta di mons. Camille Perl
Purtroppo, come può facilmente comprendere, non disponiamo di alcun mezzo per controllare che cosa possono fare delle nostre lettere coloro che le ricevono. La nostra lettera del 27 settembre 2002, citata in "The Remnant" e in vari siti web, deve essere vista come una comunicazione privata, adattata alle specifiche circostanze proprie della persona che ci aveva scritto.
In una precedente lettera al medesimo corrispondente, avevamo già indicato lo statuto canonico della Fraternità San Pio X, che riassumiamo brevemente.
1) I sacerdoti della Fraternità San Pio X sono validamente ordinati, ma sono sospesi dall'esercizio delle loro funzioni sacerdotali. In quanto aderiscano allo scisma dell'ex arcivescovo Lefebvre, essi sono inoltre scomunicati.
2) In concreto ciò significa che le messe offerte da questi sacerdoti sono valide, ma illecite, vale a dire contrarie al diritto della Chiesa.
I punti 1 e 3 della nostra lettera del 27 settembre 2002 a questo corrispondente sono stati riportati correttamente. Il suo primo quesito era il seguente: "Posso adempiere il precetto domenicale assistendo a una messa della Fraternità San Pio X?" e la nostra risposta:
1. "In senso stretto lei può adempiere il precetto domenicale assistendo a una messa celebrata da un sacerdote della Fraternità San Pio X".
Il secondo quesito era "Commetto un peccato nell'assistere a una messa della Fraternità San Pio X", e noi abbiamo risposto:
2. "Abbiamo già detto come non possiamo raccomandarle di assistere a una simile messa, e ne abbiamo spiegato le ragioni. Se la ragione primaria della sua assistenza alla messa era quella di manifestare il suo desiderio di separarsi dalla comunione con il Romano Pontefice e da coloro che si trovano in comunione con lui, si tratterebbe di un peccato. Se la sua intenzione è semplicemente di partecipare a una messa celebrata secondo il messale del 1962 per devozione, non vi sarebbe peccato.
Il terzo quesito era: "Costituisce peccato da parte mia contribuire alla questua che avviene alla messa domenicale della San Pio X"?, cui rispondenvo:
3. "Sembra che un modesto contributo alla questua della messa potrebbe essere giustificato".
Inoltre il corrispondente accusa la Commissione di non svolgere correttamente il proprio compito, e noi abbiamo risposto:
"Questa pontificia Commissione non dispone dell'autorità di obbligare i vescovi a concedere la celebrazione della messa secondo il Messale Romano del 1962. Nondimeno siamo spesso in contatto con vescovi e facciamo tutto quanto è possibile per far sì che detta autorizzazione sia accordata. Del resto il permesso dipende anche dal numero di persone che desiderano la messa 'tradizionale', le loro motivazioni e la disponibilità di sacerdoti per celebrarla.
Lei afferma poi nella sua lettera che il Santo Padre le avrebbe concesso un 'diritto' alla messa secondo il messale del 1962. Questo non è esatto. È vero che egli ha domandato ai suoi fratelli vescovi di concedere con generosità la celebrazione di questa messa, ma non ha stabilito che si tratta di un 'diritto'. Attualmente essa costuisce una eccezione al diritto della Chiesa e può essere accordata quando il vescovo del luogo giudica che costituisce un valido servizio pastorale e ha sacerdoti disponibili a celebrarla. Ogni cattolico ha diritto ai sacramenti (Codice di diritto canonico, canone 843), ma non ha il diritto di averli secondo il rito di sua scelta".
Noi ci auguriamo che queste esplicazioni pongano più chiaramente in luce quanto ci ha chiesto a proposito di questa lettera.
Con l'assicurazione delle mie preghiere e i migliori auguri per il nuovo anno di Nostro Signore 2003, resto
Sinceramente Suo in Cristo,
Mons. Camille Perl

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