martedì 28 dicembre 2010

Altre critiche nei confronti dell'articolo di Tornielli.

Il Card. Canizares celebra nella forma straordinaria
 
L'amico Francesco Colafemmina risponde all'articolo del vaticanista Andrea Tornielli, articolo in cui quest'ultimo critica il mondo tradizionalista in maniera sproposita:
 
Caro Andrea,

ho letto il tuo articolo sulla questione "protestantesimo tradizionalista" e francamente non l'ho condiviso. Fin qui potresti dire "e chissene..."... tuttavia la mia non-condivisione nasce dall'evidenza di fatti concreti che non puoi certo ignorare. Enrico Spitali sul blog Messainlatino ha affermato che quelle del Cardinale erano "tante parole ma pochi fatti"? E cosa c'è di strano? Quante volte tu stesso da giornalista senti vagonate di parole cui non corrisponde un minimo cenno di azione. Chi attende la "riforma della riforma" da qualche anno, con tutto il rispetto per il Cardinale, sarà pure un po' stanco di essere angariato continuamente da Vescovi e sacerdoti, trattato come un appestato e poi sentire solo tante belle parole!

Tu dici che "gli abusi sono notevolmente diminuiti", ma è evidente che non è così. Basta guardare cosa accade nell'ambito dell'arte e dell'architettura sacra, dove l'abuso si fa permanente attraverso chiese che sembrano uscite dagli incubi peggiori e altari che i bambini dell'asilo saprebbero realizzare gratuitamente... Pertanto sono il primo ad esultare con un triplo urrah! quando leggo che il Culto Divino si doterà di una sezione dedicata alla musica e all'arte sacra. Tuttavia il processo lento, metodico di Papa Ratzinger, ostacolato costantemente dall'interno, non è sempre chiaro a molti fedeli. E ciò non perché manchino di rispetto per il Papa o non si fidino di lui, ma perché sanno bene come funziona la complessa macchina vaticana.

Ma ciò che più mi accora, da cattolico che ama il Papa, è che nessuno - ripeto - NESSUNO segue l'esempio del Papa. Solo i cosiddetti preti "tradizionalisti" (ben pochi amano farsi definire così, tutti gli altri questo titolo lo sopportano soltanto!) osano porre un crocifisso sull'altare. Pochissimi fra di loro celebrano rivolti ad oriente il rito di Paolo VI, ancor meno danno la comunione in bocca e non sulle mani. E costoro sono i più riprovati dai loro Vescovi, dai Vicari e dai confratelli. E ti domando: perché nessuno segue il Papa? Perché i Vescovi che danno il buon esempio si contano sulle dita di una mano? Perché le Conferenze Episcopali dormono e si risvegliano solo quando devono incassare contributi pubblici? Perché la CEI è tanto buona e cara nel rimettere al suo posto Dino Boffo ingiustamente diffamato (ma risarcito?) da Feltri, mentre - scusa il termine - "se ne frega" di stabilire norme in grado di attuare quei cambiamenti che il Papa mette in pratica, dando l'esempio?
Perché numerosi vescovi esaltano a parole il Papa e poi edificano a suon di milioni immonde porcherie che definir abusi edilizi significa solo voler esser buoni.

E questa è solo la punta dell'iceberg. Perché se andiamo a mettere il dito nella piaga del "motu proprio" ci accorgiamo che la situazione è ancor peggiore. Sai bene, ad esempio, quanto ho dovuto penare per poter trovare una chiesa in cui celebrare il mio matrimonio more antiquo. E tu stesso hai testimoniato delle derive di un certo clero meneghino che ha costretto il segretario del Primate del Belgio a celebrare il rito antico "a porte chiuse" in una chiesa di Seregno (solo qualche settimana fa!). E sai anche quanto tempo ci sia voluto per riuscire a portare sulla scrivania del Papa le norme attuative del motu proprio. Adesso quindi con chi ce la prendiamo? Con questi "tradizionalisti", in realtà semplici fedeli benedettiani come il sottoscritto, esacerbati dalle attitudini di un clero miope e disobbediente al Papa?

Sulla questione dell' "ermeneutica della continuità" rispetto a quella della rottura ti do ragione. Ma non puoi, da fine analista qual sei, non riconoscere che questo tentativo di sobillare la rottura nel mondo "tradizionalista" proviene da certi ambienti il cui obiettivo è a mio parere semplicemente intercettare il consenso "tradizionalista", creare una frangia di intransigenti, portare scompiglio nella Fraternità San Pio X, bloccare i colloqui dottrinali e mandare definitivamente - scusa ancora il termine ultimamente in uso fra vaticanisti- "a prostitute" l'intero processo avviato benevolmente da Papa Benedetto.

Eccoci dunque giunti al centro della questione. Temo che oggi stiamo assistendo a questo tentativo, maturato grazie all'impazienza dei fedeli tradizionali, e all'inazione della Curia Romana. Il tentativo è chiaro: dipingere i tradizionalisti come dei revanscisti rabbiosi che usano il Papa quando gli fa comodo. Trattarli e dipingerli come dei bambini viziati, degli esaltati sedevacantisti, anticonciliaristi, addirittura come dei "protestanti". E guarda caso ciò accade oggi, mentre nuove realtà legate alla "tradizione" si affacciano nel mondo del cattolicesimo "regolare" (non "scismatico"). Prima era facile combattere il "tradizionalismo" identificato con la FSSPX. Oggi riesce complicato. E quindi si cerca di ghettizzare il variopinto mondo dei fedeli "gregoriani" (che seguono la messa gregoriana). Tutte comode ragioni per mettere fine ad una riforma della riforma che è cominciata istituzionalmente solo nelle messe del Papa. Perché, caro Andrea, in 5 anni non abbiamo avuto un solo documento - Summorum Pontificum escluso - che abbia cambiato fosse pure una virgola in ambito liturgico o che sia servito a bloccare i tanti abusi liturgici.

E durante questi anni, l'unico fatto eclatante è stato, come ben sai, la cacciata di Monsignor Ranjith dal Culto Divino perché considerato troppo tradizionalista. Oggi però è l'unico che cerca di attuare - a Colombo - la "riforma della riforma". Eppure il Papa non lo considera un ultra-tradizionalista perciò lo ha nominato cardinale.

In sintesi, temo che ti sia fatto distrarre dalle sirene dei commentatori del blog Messainlatino. Commentatori spesso anonimi o muniti di pseudonimi. Commentatori che in quest'ultimo periodo stanno misteriosamente virando su rotte sedevacantiste o neocon (strana alleanza). Ebbene, sebbene tu sappia che sono un po' complottista per natura, credo che dietro quei nomi si celi una chiara strategia volta a screditare il mondo "tradizionalista", a "marginalizzarlo" e, in ultima analisi, a mostrarlo come un gruppuscolo di ingrati facinorosi.

Ma i fedeli che seguono il rito antico non sono questi anonimi commentatori. Sono tanti silenziosi e devoti cattolici. Cattolici che ignorano anche la stessa esistenza di Introvigne o De Mattei, di Plinio Correa di Oliveira come di Alleanza Cattolica. Cattolici che l'esoterismo tradizionalista di questa o di quella corrente non lo conoscono nemmeno e, cosa forse ancor più grave, non lo sospettano!

Cattolici che se leggono il libro di De Mattei, non vanno comunque a rivangare chi egli sia o non sia, ma si attengono a ciò che in quel libro è scritto, alla ricostruzione storica e alle prove portate dallo storico. E se è evidente che ci furono chiari intenti "di rottura" in numerosi conciliaboli ai margini del Concilio, cionondimeno nulla vieta che oggi si possa attuare una "ermeneutica della continuità". Alcuni gruppi vollero la rottura. Erano una minoranza. La rottura c'è stata, insensibile, ma è sempre ricucibile per mezzo dell'ermeneutica della continuità.

Parliamo di cattolici, in una parola, come quel don Sebastiano Blodbodj, amico comune, che celebra secondo il rito antico "per far rinascere il senso del mistero e del sacro nel culto cattolico". Ed entrambi sappiamo bene che se oggi c'è la possibilità di celebrare secondo il rito antico, dobbiamo ringraziare non solo Papa Benedetto XVI, ma ancor più Monsignor Marcel Lefebvre. Nessuno è in grado di poterlo santificare, pure la sua disobbedienza a Pietro ha avuto un costo sulla sua coscienza, ma ha garantito continuità ai tanti frutti positivi della Fraternità San Pio X. Frutti che la Chiesa riconosce in quanto tali, perché se la Fraternità fosse un mero gruppo di gallicani incapaci di riconoscere l'autorità di Pietro, mai il Papa avrebbe revocato le scomuniche ai quattro vescovi e mai avrebbe avviato i colloqui dottrinali.

E poi se Lefebvre dobbiamo archiviarlo perché "disobbediente", cosa dovremmo dire dei tanti Vescovi rabbiosi nei confronti dei poveri fedeli tradizionali? Del neocardinal Romeo che mandò la Digos a rimuovere uno striscione messo su da giovani che seguono il motu proprio, durante il soggiorno del Papa? E che dire di Nosiglia e delle sue battaglie anti motu proprio, di cui ho parlato sul mio blog? E dei tanti vescovi d'oltralpe, che vestono in giacca e cravatta e che del Papa non vogliono sentire neanche il fiato? O preferiamo parlare delle deliranti tiritere anti riforma della riforma e anti messa gregoriana che appaiono di tanto in tanto sui siti diocesani?
Queste sono o non sono disobbedienze a Pietro?

Vorrei parlare ancora dei tanti milioni di euro che si spendono ogni anno per adeguare le chiese antiche, ma mi accorgo di essere logorroico. Perciò ti domando solo: perché nessun Vescovo applica adeguatamente Sacramentum Caritatis 69, lasciando lì dov'è il Santissimo ed evitando di porvi innanzi le sedi dei celebranti, ma tutti ignorano ciò che il Papa consiglia? Non è forse questa autentica disobbedienza?

Insomma, caro Andrea, pur se ti do ragione in merito alle derive tradizionaliste, ti invito a collocarle nella giusta cornice. Possibile che per stigmatizzare quattro commenti anonimi di quattro (o forse uno solo!) anonimi esaltati sedevacantisti (o che si vogliono far credere tali), si debba buttare a mare quanto di positivo compie, seguendo l'indirizzo di un nuovo movimento liturgico benedettiano, l'intero mondo di semplici fedeli ai quali viene affibbiato questo nomignolo spregiativo di "tradizionalisti" e che mi piacerebbe chiamare invece "gregoriani"?

E possibile che non possiamo neanche dire "a" rispetto all'inazione o ai ritardi della Curia Romana, che lascia le pecorelle del gregge "gregoriano" esposte all'irosa reazione di Vescovi e sacerdoti o allo scherno dei catechisti impegnati e dei diaconi permanenti?

Con affetto

Francesco
 

Nel blog Chiesa e post concilio potete leggere un altra risposta critica nei confronti dell'articolo di Tornielli.

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