Venerabili Fratelli, salute e Apostolica Benedizione.
Forse
in passato non è mai accaduto che il cuore delle creature umane fosse
preso come oggi da un così vivo desiderio di fraternità — nel nome della
stessa origine e della stessa natura — al fine di rafforzare ed
allargare i rapporti nell’interesse della società umana. Infatti,
quantunque le nazioni non godano ancora pienamente i doni della pace, ed
anzi in talune località vecchi e nuovi rancori esplodano in sedizioni e
lotte civili, né d’altra parte è possibile dirimere le numerosissime
controversie che riguardano la tranquillità e la prosperità dei popoli,
ove non intervengano l’azione e l’opera concorde di coloro che governano
gli Stati e ne reggono e promuovono gli interessi, facilmente si
comprende — tanto più che convengono ormai tutti intorno all’unità del
genere umano — come siano molti coloro che bramano vedere sempre più
unite tra di loro le varie nazioni, a ciò portate da questa fratellanza
universale.
Un obiettivo non
dissimile cercano di ottenere alcuni per quanto riguarda l’ordinamento
della Nuova Legge, promulgata da Cristo Signore. Persuasi che
rarissimamente si trovano uomini privi di qualsiasi sentimento
religioso, sembrano trarne motivo a sperare che i popoli, per quanto
dissenzienti gli uni dagli altri in materia di religione, pure siano per
convenire senza difficoltà nella professione di alcune dottrine, come
su un comune fondamento di vita spirituale. Perciò sono soliti indire
congressi, riunioni, conferenze, con largo intervento di pubblico, ai
quali sono invitati promiscuamente tutti a discutere: infedeli di ogni
gradazione, cristiani, e persino coloro che miseramente apostatarono da
Cristo o che con ostinata pertinacia negano la divinità della sua
Persona e della sua missione. Non possono certo ottenere l’approvazione
dei cattolici tali tentativi fondati sulla falsa teoria che suppone
buone e lodevoli tutte le religioni, in quanto tutte, sebbene in maniera
diversa, manifestano e significano egualmente quel sentimento a tutti
congenito per il quale ci sentiamo portati a Dio e all’ossequente
riconoscimento del suo dominio. Orbene, i seguaci di siffatta teoria,
non soltanto sono nell’inganno e nell’errore, ma ripudiano la vera
religione depravandone il concetto e svoltano passo passo verso il
naturalismo e l’ateismo; donde chiaramente consegue che quanti
aderiscono ai fautori di tali teorie e tentativi si allontanano del
tutto dalla religione rivelata da Dio.
Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 85/11 del 5 novembre 2011, San Zaccaria
Comunicato n. 85/11 del 5 novembre 2011, San Zaccaria
Don Ricossa 1°parte
Don Ricossa 2°parte
Assisi: i discorsi di stregoni, panteisti e femministe...
Pubblichiamo alcuni testi relativi alla giornata ecumenica di Assisi del 27 ottobre 2011 convocata da Benedetto XVI. Malgrado il tentativo di alcuni trinariciuti ratzingeriani di negare l’evidenza, anche l’edizione 2011 di Assisi è stata l’espressione del modernismo e dell’ecumenismo condannati dai Sommi Pontefici.
I discorsi di alcuni invitati (i testi sono tratti dallo Speciale Assisi dell’Agenzia Zenit del 29 ottobre 2011)
Pubblichiamo alcuni testi relativi alla giornata ecumenica di Assisi del 27 ottobre 2011 convocata da Benedetto XVI. Malgrado il tentativo di alcuni trinariciuti ratzingeriani di negare l’evidenza, anche l’edizione 2011 di Assisi è stata l’espressione del modernismo e dell’ecumenismo condannati dai Sommi Pontefici.
I discorsi di alcuni invitati (i testi sono tratti dallo Speciale Assisi dell’Agenzia Zenit del 29 ottobre 2011)
Permettetemi anzitutto di esprimere la mia profonda riconoscenza al Santo Padre, Papa Benedetto XVI, per avermi invitato a partecipare alla Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la giustizia e la pace nel mondo. Sono sicuro di parlare anche a nome dei capi e dei seguaci delle religioni indigene d’Africa, e più in generale del mondo, nel dire che sono molto lieto di essere incluso in un momento così importante e storico. Possa il Santo Padre crescere sempre più in forza, compiere la sua missione e il suo destino verso i popoli del mondo. In secondo luogo, porto l’omaggio e il saluto da parte dei popoli d’Africa e dei membri della religione yoruba nel mondo, di cui sono portavoce.
Ríran le rán mi wá o o ò
Èmi kí mo ránrà mi
Àsé dowó enì tó rán mi wá.
Sono un portavoce di coloro che mi hanno inviato
Non sto parlando da me stesso
L’autorità spirituale con cui parlo appartiene a coloro che mi hanno mandato.
È venuto il tempo per i leaders di tutte le religioni del mondo di avere un nuovo quadro concettuale in cui alle religioni indigene venga dato lo stesso rispetto e considerazione delle altre religioni. Non possiamo avere pace nel mondo quando non rispettiamo, abusiamo, o disprezziamo i nostri vicini. Una condizione fondamentale per la pace, perciò, è che tutte le persone di fede abbiano rispetto e amore le une per le altre. Relazioniamoci alle persone per il carattere che hanno, non sulla base della religione che praticano o della denominazione cui appartengono. Lavoriamo tutti insieme per un maggiore rispetto, amore e giustizia, mentre al tempo stesso ci manteniamo fedeli alle dottrine delle religioni che abbracciamo. Dobbiamo sempre ricordarci che la nostra propria religione, così come le religioni praticate da altra gente, sono valide e preziose agli occhi dell’Onnipotente, che ha creato tutti noi con questa diversità e pluralità di vie di vita e di sistemi di credenza.
Non è sufficiente rispettare il nostro prossimo, uomini e donne. Abbiamo bisogno di sviluppare anche un profondo rispetto per la natura. Sino a quando alla natura, nostra Madre, non verrà dato il giusto rispetto ed onore nei nostri pensieri ed azioni, gli esseri umani non potranno trovare la vera pace e la tranquillità che noi tutti andiamo cercando. Non solo, se continuiamo sullo stesso sentiero di non rispetto e distruzione della natura sul quale abbiamo camminato per secoli, quel sentiero può portarci solo al disastro.
Adéerí lawo Aláràán
Adétutú lawo Ajífòràngbogbolà
A dífá fún Òrúnmìlà
Ifá n lo lèé gbólómí tútú níyàwó
Ayé Ifá tutù jomi lo
Baraà mi Èrìgì Álò
Ifá ló gbólómí tútù níyàwó
Ayé Ifá tutù jomi lo
Adeyeri, Ifa, sacerdote di Alaraan
Adetutu, Ifa, sacerdote di Ajiforangbogbola
Questi sono i sacerdoti che divinano per Orunmila
Il giorno in cui egli stava per sposare Colei-che-si-bagna-nell’acqua-
Come risultato, la vita di Ifa divenne più fredda dell’acqua
Mio grande Signore, Erigi Alo,
Ifa ha sposato Colei-che-si-bagna-con-l’acqua fredda
La vita di Ifa divenne più fredda dell’acqua.
I versi appena citati si riferiscono a Olokun, l’ultima e la più amata moglie di Ifa. Possano le fredde acque di Olokun, dalle profondità degli oceani, portare freschezza, amore, tranquillità e pace a tutti noi e al nostro mondo colpito da lotte, odio, guerra e intolleranza. Lavoriamo insieme per costruire e mantenere un mondo migliore.
(NB – Olokun è considerato dai seguaci della setta un orisha - un semidio - androgino)
“O infinito Dio fatto corpo! Io vedo TE in ogni mano e piede, in ogni occhio e testa, in ogni nome ed essere. Mi inchino a TE in ognuno di essi”.
L’induismo è un pellegrinaggio dall’ignoranza alla verità, dalla morte all’immortalità.
Questo pellegrinaggio ha due aspetti. Partendo dall’esterno, noi siamo in cerca della verità che può essere manifesta nel mondo fisico. Cerchiamo di rafforzare i sistemi ecologico, sociale ed economico. L’equa distribuzione di cibo e di altre risorse materiali è una grandissima virtù e pratica religiosa.
Ma poi c’è il secondo aspetto: il pellegrinaggio interiore. Non potremmo sostenere il cammino esteriore se non fossimo in viaggio all’interno del mondo dei valori e dei principi che sostiene il comportamento umano. Verità e Pace sono in cima alla lista di questi valori universalmente applicabili – chiamati dharma. Per il Mahatma Gandhi, la Verità era Dio.
Quanto alla pace, c’è una caratteristica preghiera hindu proprio per questo dono. È una preghiera per la pace nella terra e nel cielo, nella vegetazione e nelle piante, nell’acqua e nell’aria – ma questo non è tutto. La persona che prega questa preghiera, prega per la pace che viene nel processo stesso della pace. La pace non può mai essere raggiunta con mezzi violenti.
Da Krishna a Buddha, dal Mahatma Gandhi a Martin Luther King, al Vescovo Tutu – tutti questi pellegrini di pace affermano che non c’è una via per la pace. La pace stessa è la via. Il nostro comune obiettivo di pace può essere raggiunto mediante il nostro impegno per la verità – satyagraha. Questo impegno, anche se ostacolato e impedito, trova ugualmente la propria via mediante la non-violenta non-cooperazione. La storia rende testimonianza alla sua forza.
25 anni fa, qui in Assisi, il Papa Giovanni Paolo II ci fece iniziare il pellegrinaggio odierno. Adesso pertanto dobbiamo riflettere sul nostro progresso su questa strada. Perché non siamo arrivati più vicini a dove egli voleva essere? Siamo mancanti nella parte interiore del viaggio? Il dialogo sarà un esercizio futile se non lo intraprendiamo con umiltà, pazienza, e il desiderio di rispettare l’“altro” – e ciò senza pretendere lo stesso in cambio.
Questo ci renderà capaci di dire “no” all’ingiustizia di ogni tipo. Ciò richiede molto coraggio, e quel coraggio verrà solo dalla preghiera. Uniamoci perciò alla preghiera di Sri Caitanya Mahaprabhu, grande maestro spirituale del XVI secolo: “Non desidero ricchezza o piaceri mondani; nemmeno cerco fama, o un nome. Prego solo che possa gli altri con amore”. E' un compito arduo. Esige da noi di vedere nuovamente ciò che l’antico Veda dichiara: che la verità è una – e allo stesso tempo, che è professata in molti modi differenti. Om Shantih, Shantih Shantih.
3) La visione del Presidente dello Jogye Order, Buddismo Coreano
Discorso di Ja-Seung, Presidente dello “Jogye Order”, Buddismo Coreano, tenuto giovedì 27 ottobre ad Assisi.
* * *
Desidero innanzitutto ringraziare Sua Santità Papa Benedetto XVI per offrirmi l’opportunità di parlare in questa fortunata circostanza. Sono onorato di offrire le mie felicitazioni all’assemblea di leaders religiosi del mondo riuniti qui in Assisi, un luogo molto santo, colmo di pace e riconciliazione.
Cari leaders religiosi,
nei 25 anni trascorsi dall’incontro di leaders religiosi qui inAssisi, il nostro mondo è drasticamente cambiato. Una nuova epoca sta rapidamente avvicinandosi. Lo sviluppo della tecnologia informatica più avanzata e dei social networks ci hanno dato la possibilità di connetterci e comunicare con qualsiasi altra persona nel mondo, in modo istantaneo.
Come sappiamo dall’esperienza, anche le ramificazioni di questa iper-connessione sono istantanee. Tutto è interconnesso. Voi ed io non esistiamo come individui separati, al contrario, noi tutti siamo inestricabilmente connessi gli uni agli altri. Il buddismo ci offre una possibilità di comprensione di questa verità mediante la dottrina della Origine Dipendente.
Come esiste una varietà di fiori che fioriscono ed appassiscono, così anche voi ed io fioriamo ed appassiamo. Ma ciascuna delle nostre vite è preziosa, un fiore bellissimo che fa del mondo un unico fiore e lo rende un luogo glorioso e magnifico. Proprio come questi fiori, ogni essere senziente è bellissimo e deve essere rispettato. Non c’è posto per la violenza o il terrorismo nella religione, che sottolinea come ogni vita è preziosa e deve essere amata.
Per questa ragione, vorrei proporre una “fraternità in favore della vita”, il radunarsi insieme di persone di fede per eliminare le radici della violenza e della guerra condotta in nome della religione o dell’ideologia. Vorrei anche che vi uniste a me in una “fraternità in favore della pace”, così che la coesistenza armoniosa ed il mutuo rispetto siano resi possibili in questo mondo, indipendentemente dalla religione, dalla razza e dalla cultura. Per di più, dobbiamo accettare le nostre differenze culturali e superare i conflitti culturali mediante la mutua comprensione e la crescita spirituale. Dobbiamo convenire insieme in una “fraternità in favore della cultura”. Dobbiamo anche realizzare una “fraternità in favore del condividere”, per aiutare quelle persone che ancora soffrono per la povertà, la fame e l’ingiustizia. In ultima analisi, ogni cosa è già perfetta e noi tutti siamo già collegati come delicati petali di fiore. Infine, vorrei proporre una “fraternità in favore dell’azione”, affinché tutti possiamo sperimentare questa verità personalmente ed aiutare a rendere questo mondo puro e profumato come un fiore.
Cari leaders religiosi,
la “Dichiarazione per la pace religiosa” dello “Jogye Order” del Buddismo coreano promuove il mutuo rispetto tra fedi diverse. Facciamo voti perché, guidati dall’amore, dalla benevolenza e da una grande compassione, sappiamo operare con le persone di ogni credo per aiutare coloro che soffrono a raggiungere felicità e pace. Insieme, possiamo diminuire la povertà e le malattie, prevenire la violenza e la guerra, e porre fine alla distruzione ambientale causata da uno sviluppo indiscriminato. Attraverso l’unione della nostra fede, possiamo far camminare l’umanità in direzione della pace e dell’armonia. Possano essere felici tutti gli esseri!
* * *
Desidero innanzitutto ringraziare Sua Santità Papa Benedetto XVI per offrirmi l’opportunità di parlare in questa fortunata circostanza. Sono onorato di offrire le mie felicitazioni all’assemblea di leaders religiosi del mondo riuniti qui in Assisi, un luogo molto santo, colmo di pace e riconciliazione.
Cari leaders religiosi,
nei 25 anni trascorsi dall’incontro di leaders religiosi qui inAssisi, il nostro mondo è drasticamente cambiato. Una nuova epoca sta rapidamente avvicinandosi. Lo sviluppo della tecnologia informatica più avanzata e dei social networks ci hanno dato la possibilità di connetterci e comunicare con qualsiasi altra persona nel mondo, in modo istantaneo.
Come sappiamo dall’esperienza, anche le ramificazioni di questa iper-connessione sono istantanee. Tutto è interconnesso. Voi ed io non esistiamo come individui separati, al contrario, noi tutti siamo inestricabilmente connessi gli uni agli altri. Il buddismo ci offre una possibilità di comprensione di questa verità mediante la dottrina della Origine Dipendente.
Come esiste una varietà di fiori che fioriscono ed appassiscono, così anche voi ed io fioriamo ed appassiamo. Ma ciascuna delle nostre vite è preziosa, un fiore bellissimo che fa del mondo un unico fiore e lo rende un luogo glorioso e magnifico. Proprio come questi fiori, ogni essere senziente è bellissimo e deve essere rispettato. Non c’è posto per la violenza o il terrorismo nella religione, che sottolinea come ogni vita è preziosa e deve essere amata.
Per questa ragione, vorrei proporre una “fraternità in favore della vita”, il radunarsi insieme di persone di fede per eliminare le radici della violenza e della guerra condotta in nome della religione o dell’ideologia. Vorrei anche che vi uniste a me in una “fraternità in favore della pace”, così che la coesistenza armoniosa ed il mutuo rispetto siano resi possibili in questo mondo, indipendentemente dalla religione, dalla razza e dalla cultura. Per di più, dobbiamo accettare le nostre differenze culturali e superare i conflitti culturali mediante la mutua comprensione e la crescita spirituale. Dobbiamo convenire insieme in una “fraternità in favore della cultura”. Dobbiamo anche realizzare una “fraternità in favore del condividere”, per aiutare quelle persone che ancora soffrono per la povertà, la fame e l’ingiustizia. In ultima analisi, ogni cosa è già perfetta e noi tutti siamo già collegati come delicati petali di fiore. Infine, vorrei proporre una “fraternità in favore dell’azione”, affinché tutti possiamo sperimentare questa verità personalmente ed aiutare a rendere questo mondo puro e profumato come un fiore.
Cari leaders religiosi,
la “Dichiarazione per la pace religiosa” dello “Jogye Order” del Buddismo coreano promuove il mutuo rispetto tra fedi diverse. Facciamo voti perché, guidati dall’amore, dalla benevolenza e da una grande compassione, sappiamo operare con le persone di ogni credo per aiutare coloro che soffrono a raggiungere felicità e pace. Insieme, possiamo diminuire la povertà e le malattie, prevenire la violenza e la guerra, e porre fine alla distruzione ambientale causata da uno sviluppo indiscriminato. Attraverso l’unione della nostra fede, possiamo far camminare l’umanità in direzione della pace e dell’armonia. Possano essere felici tutti gli esseri!
4) Discorso della filosofa, psicanalista e scrittrice Julia Kristeva, rappresentante dei non credenti o agnostici.
Cos’è l’umanesimo? Un grande punto di domanda sulla questione più seria? È nella tradizione europea, greco-giudaico-cristiana che si produce questa realtà, che continua al tempo stesso a promettere, a deludere, a rifondarsi.
Signore e Signori,
Le parole di Giovanni Paolo II, “Non abbiate paura!”, non sono indirizzate unicamente ai credenti, perché esse incoraggiavano a resistere al totalitarismo. L’appello di quel Papa, apostolo dei diritti umani, ci spinge anche a non temere la cultura europea, ma, al contrario, ad osare l’umanesimo: nel costruire delle complicità tra l’umanesimo cristiano e quello che, scaturito dal Rinascimento e dall’Illuminismo, ha l’ambizione di aprire le strade rischiose della libertà.
1. L’umanesimo del XXI secolo non è un teomorfismo. Né “valore”, né “fine”, l’Uomo con la maiuscola non esiste. Dopo la Shoah il Gulag, l’umanesimo ha il dovere di ricordare a uomini e donne che se, per un verso, noi ci riteniamo gli unici legislatori, è unicamente attraverso la continua messa in questione della nostra situazione personale, storica e sociale che noi possiamo decidere della società e della storia.
2. L’umanesimo è un processo di rifondazione permanente, che si sviluppa unicamente grazie a delle rotture che sono delle innovazioni. La memoria non riguarda il passato: la Bibbia, i Vangeli, il Corano, il Rigveda, il Tao, ci abitano al presente. Affinché l’umanesimo possa svilupparsi e rifondarsi, è giunto il momento di riprendere i codici morali costruiti nel corso della storia: senza indebolirli, per problematizzarli, rinnovandoli di fronte a nuove singolarità.
3. L’umanesimo è un femminismo. La liberazione dei desideri doveva condurre all’emancipazione delle donne. Le battaglie per una parità economica, giuridica e politica necessitano di una nuova riflessione sulla scelta e la responsabilità della maternità. La secolarizzazione è a tutt’oggi la sola civilizzazione che manchi di un discorso sulla realtà della madre. Questo legame passionale tra la madre e il bambino, attraverso il quale la biologia diviene senso, alterità e parola, è una “reliance” che, differente dalla funzione paterna e dalla religiosità, le completa, partecipando a pieno titolo all’etica umanista.
4. Poiché risveglia i desideri di libertà di uomini e donne, l’umanesimo ci insegna a prenderci cura di essi. La cura amorosa per l’altro, la cura della terra, dei giovani, dei malati, degli handicappati, degli anziani non autosufficienti, costituiscono delle esperienze interiori che creano delle nuove prossimità e delle solidarietà inattese. Non abbiamo un altro modo per accompagnare la rivoluzione antropologica, già annunciata dalla corsa in avanti delle scienze, dai procedimenti incontrollabili della tecnica e della finanza, e dall’incapacità del modello democratico piramidale a canalizzare le novità.
5. L’uomo non fa la storia, noi siamo la storia. Per la prima volta, l’homo sapiens è in grado di distruggere la terra e se stesso in nome delle proprie credenze, religioni o ideologie. Ugualmente per la prima volta gli uomini e le donne sono in grado di rivalutare in completa trasparenza la religiosità costitutiva dell’essere umano. L’incontro delle nostre diversità qui, ad Assisi, testimonia che l’ipotesi della distruzione non è l’unica possibile. Nessuno può sapere quali esseri umani succederanno a noi che siamo impegnati in questa transvalutazione antropologica e cosmica senza precedenti. La rifondazione dell’umanesimo non è un dogma provvidenziale né un gioco dello spirito, è una scommessa.
Signore e Signori, l’età del sospetto non è più sufficiente. Di fronte alle crisi e alle minacce che si aggravano, è giunta l’età della scommessa. Osiamo scommettere sul rinnovamento continuo delle capacità di uomini e donne a credere e a conoscere insieme. Affinché, nel “multiverso” bordato di vuoto, l’umanità possa perseguire ancora a lungo il proprio destino creativo.
Cos’è l’umanesimo? Un grande punto di domanda sulla questione più seria? È nella tradizione europea, greco-giudaico-cristiana che si produce questa realtà, che continua al tempo stesso a promettere, a deludere, a rifondarsi.
Signore e Signori,
Le parole di Giovanni Paolo II, “Non abbiate paura!”, non sono indirizzate unicamente ai credenti, perché esse incoraggiavano a resistere al totalitarismo. L’appello di quel Papa, apostolo dei diritti umani, ci spinge anche a non temere la cultura europea, ma, al contrario, ad osare l’umanesimo: nel costruire delle complicità tra l’umanesimo cristiano e quello che, scaturito dal Rinascimento e dall’Illuminismo, ha l’ambizione di aprire le strade rischiose della libertà.
1. L’umanesimo del XXI secolo non è un teomorfismo. Né “valore”, né “fine”, l’Uomo con la maiuscola non esiste. Dopo la Shoah il Gulag, l’umanesimo ha il dovere di ricordare a uomini e donne che se, per un verso, noi ci riteniamo gli unici legislatori, è unicamente attraverso la continua messa in questione della nostra situazione personale, storica e sociale che noi possiamo decidere della società e della storia.
2. L’umanesimo è un processo di rifondazione permanente, che si sviluppa unicamente grazie a delle rotture che sono delle innovazioni. La memoria non riguarda il passato: la Bibbia, i Vangeli, il Corano, il Rigveda, il Tao, ci abitano al presente. Affinché l’umanesimo possa svilupparsi e rifondarsi, è giunto il momento di riprendere i codici morali costruiti nel corso della storia: senza indebolirli, per problematizzarli, rinnovandoli di fronte a nuove singolarità.
3. L’umanesimo è un femminismo. La liberazione dei desideri doveva condurre all’emancipazione delle donne. Le battaglie per una parità economica, giuridica e politica necessitano di una nuova riflessione sulla scelta e la responsabilità della maternità. La secolarizzazione è a tutt’oggi la sola civilizzazione che manchi di un discorso sulla realtà della madre. Questo legame passionale tra la madre e il bambino, attraverso il quale la biologia diviene senso, alterità e parola, è una “reliance” che, differente dalla funzione paterna e dalla religiosità, le completa, partecipando a pieno titolo all’etica umanista.
4. Poiché risveglia i desideri di libertà di uomini e donne, l’umanesimo ci insegna a prenderci cura di essi. La cura amorosa per l’altro, la cura della terra, dei giovani, dei malati, degli handicappati, degli anziani non autosufficienti, costituiscono delle esperienze interiori che creano delle nuove prossimità e delle solidarietà inattese. Non abbiamo un altro modo per accompagnare la rivoluzione antropologica, già annunciata dalla corsa in avanti delle scienze, dai procedimenti incontrollabili della tecnica e della finanza, e dall’incapacità del modello democratico piramidale a canalizzare le novità.
5. L’uomo non fa la storia, noi siamo la storia. Per la prima volta, l’homo sapiens è in grado di distruggere la terra e se stesso in nome delle proprie credenze, religioni o ideologie. Ugualmente per la prima volta gli uomini e le donne sono in grado di rivalutare in completa trasparenza la religiosità costitutiva dell’essere umano. L’incontro delle nostre diversità qui, ad Assisi, testimonia che l’ipotesi della distruzione non è l’unica possibile. Nessuno può sapere quali esseri umani succederanno a noi che siamo impegnati in questa transvalutazione antropologica e cosmica senza precedenti. La rifondazione dell’umanesimo non è un dogma provvidenziale né un gioco dello spirito, è una scommessa.
Signore e Signori, l’età del sospetto non è più sufficiente. Di fronte alle crisi e alle minacce che si aggravano, è giunta l’età della scommessa. Osiamo scommettere sul rinnovamento continuo delle capacità di uomini e donne a credere e a conoscere insieme. Affinché, nel “multiverso” bordato di vuoto, l’umanità possa perseguire ancora a lungo il proprio destino creativo.
Il ringraziamento di Benedetto XVI ai partecipanti
CITTA' DEL VATICANO – (…) Distinti ospiti. Cari amici, (…) Ringrazio i miei fratelli e le mie sorelle cristiani per la loro presenza fraterna. Ringrazio anche i rappresentanti del popolo ebraico, che ci è particolarmente vicino, e tutti voi, distinti rappresentanti delle religioni del mondo. Sono consapevole del fatto che molti di voi sono venuti da lontano e hanno intrapreso un viaggio impegnativo. Esprimo gratitudine anche a quanti rappresentano le persone di buona volontà che non seguono alcuna tradizione religiosa, ma si impegnano nella ricerca della verità. Hanno voluto condividere questo pellegrinaggio con noi come segno del loro desiderio di cooperare all’edificazione di un mondo migliore. Guardando indietro, possiamo apprezzare la lungimiranza del compianto Papa Giovanni Paolo II nell’indire il primo incontro di Assisi e la necessità costante degli uomini e delle donne di differenti religioni di testimoniare che il viaggio dello spirito è sempre un viaggio di pace. (…)
(Agenzia Zenit del 28 ottobre 2011)
CITTA' DEL VATICANO – (…) Distinti ospiti. Cari amici, (…) Ringrazio i miei fratelli e le mie sorelle cristiani per la loro presenza fraterna. Ringrazio anche i rappresentanti del popolo ebraico, che ci è particolarmente vicino, e tutti voi, distinti rappresentanti delle religioni del mondo. Sono consapevole del fatto che molti di voi sono venuti da lontano e hanno intrapreso un viaggio impegnativo. Esprimo gratitudine anche a quanti rappresentano le persone di buona volontà che non seguono alcuna tradizione religiosa, ma si impegnano nella ricerca della verità. Hanno voluto condividere questo pellegrinaggio con noi come segno del loro desiderio di cooperare all’edificazione di un mondo migliore. Guardando indietro, possiamo apprezzare la lungimiranza del compianto Papa Giovanni Paolo II nell’indire il primo incontro di Assisi e la necessità costante degli uomini e delle donne di differenti religioni di testimoniare che il viaggio dello spirito è sempre un viaggio di pace. (…)
(Agenzia Zenit del 28 ottobre 2011)
Fonte: Non possumus
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