d. CURZIO NITOGLIA
7 novembre 2011
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●I teoconservatori italiani (Ferrara, Pera, ‘Alleanza Cattolica’,
‘Lepanto Foundation’ ed affini) amano ripetere che la massoneria
anglosassone e specialmente quella americana non hanno (quasi) nulla
che le distanzino dal cattolicesimo e che la civiltà degli Usa
rappresenta una sorta di nuovo ‘Sacro Romano Impero’, il quale fa da
antemurale alla Chiesa contro il pericolo del comunismo e
dell’islamismo[1],
dimenticando volutamente il giudaismo talmudico o addirittura cercando
di conciliarlo col Cristianesimo, come facevano i “giudaizzanti”
condannati dal I Concilio di Gerusalemme (50 d.C.) sotto San Pietro papa
(cfr. la giornata di conferenze sul giudeo-cristianesimo tenuta da
Roberto De Mattei, da Giorgio Israel[2] e Emanuele Ottolenghi, presso l’Università Regina Apostolorum dei ‘Legionari di Cristo’ nel 2008 in Roma).
●Ora la Costituzione nord-americana stabilisce per principio la separazione assoluta tra Chiesa e Stato[3].
Principio che il Magistero ecclesiastico cattolico romano ha
costantemente riprovato da papa Gelasio (496) sino a Pio XII (1958).
Inoltre papa Leone XIII ha dedicato un’intera enciclica (Longinqua
oceani, 6 gennaio 1895) alla critica esplicita dell’ordinamento del
diritto pubblico americano sui rapporti tra Stato e Chiesa data la
separazione assoluta tra i due poteri.
●Anche se la massoneria americana non è atea ed anticlericale come
quella latina, essa è pur sempre relativistica e soggettivistica. Gli
Usa non hanno fatto null’altro che mettere in pratica i princìpi della
massoneria americana ed hanno così eretto uno Stato fondato sulla
libertà assoluta di pensiero e religione, separato totalmente dalla
Chiesa romana. Questo non è certamente il modello o l’ideale dello
Stato come lo concepiscono la Rivelazione, la Tradizione apostolica e
il Magistero costante della Chiesa. Quindi non si riesce a capire dove i
teoconservatori fondino la loro teoria del primato americanista – nel
mondo odierno – quanto ai rapporti col cattolicesimo romano.
●Il programma del conservatorismo americanista coincide con quello
della massoneria statunitense: vaga credenza in una Divinità non meglio
specificata, la libertà di religione, la religiosità civile o laica,
la lotta contro i grandi nemici degli Usa: comunismo e islamismo.
Difesa ad oltranza delle tre componenti della civiltà statunitense:
massoneria, fondamentalismo calvinista iper-liberista e giudaismo.
L’America crede alla sua missione divina, che sarebbe quella di
esportare la Rivoluzione americana nel mondo intero globalizzato e
retto da una ‘Repubblica’ e da un ‘Tempio’ universali.
●Questi principi sono antitetici al cattolicesimo romano e fanno
pensare più che al neo ‘Sacro Romano Impero’ al Regno dell’Anticristo
(v. Orwell, Il Padrone del mondo e Benson, 1984 su questo stesso sito).
Purtroppo col concilio Vaticano II il principio della libertà
religiosa (Dignitatis humanae, 1965) è entrato sin nelle menti degli
uomini di Chiesa e nel postconcilio, specialmente col pontificato di
Benedetto XVI, che su questo punto è peggiore di quello di Giovanni
Paolo II, il mondialismo è stato recentemente canonizzato dal
‘Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace’. Infatti il 24
ottobre 2011 il card. Peter Turkson prefetto del suddetto ‘Pontificio
Consiglio’ ha emanato un Documento intitolato Per una riforma del
sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di
un’autorità pubblica a competenza universale in cui si esorta il mondo
intero a “non rinchiudersi nei vecchi egoismi nazionali” ma ad aprirsi
alla “globalizzazione”. Oramai anche gli uomini di Chiesa insegnano
pubblicamente che le Nazioni e le Patrie hanno cessato di esistere e
che un “Nuovo Ordine Mondiale” (di tipica forma massonica) le ha
rimpiazzate o deve finire di rimpiazzarle totalmente là ove risultino
rigurgiti anti-mondialistici o anti-globalistici. Questo Documento del
24 ottobre si rifà esplicitamente all’enciclica di Benedetto XVI
Caritas in Veritate (2009). Alessandro Speciale su L’Osservatore Romano
del 24 ottobre 2011 ha scritto: «Benedetto XVI, sulle tematiche
economiche, è molto più “a sinistra” non solo rispetto a Barak Obama,
ma anche di quasi tutti i politici d’Oltreoceano, e probabilmente anche
del resto del mondo». È triste, ma purtroppo è vero. La verità non è
ciò che piace, ma ciò che è reale.
●Come
si faccia ad illudersi ancora oggi sulla dottrina e le aspirazioni
oggettive di Benedetto XVI in ambiente antimodernista è un mistero
avvolto nell’enigma. L’unica certezza è che tutto è incerto e l’unica
chiarezza è che tutto è oscuro e confuso. Nel luglio 2007 si poteva
sperare (senza illudersi) in un ravvedimento di Ratzinger; oggi non si
può sperare che colui il quale assieme al card. Frings fece il colpo di
Stato al Concilio Vaticano II, eliminando fisicamente gli schemi
preparatori proposti dal S. Uffizio, che aveva interpellato
l’episcopato universale sparso nel mondo[4],
sia disposto a rivedere e correggere la sua creatura. I suoi ultimi
atti dal 2009 sino ad oggi parlano chiaro e se noi tacessimo “lo
grideranno le pietre”. Contra factum non valet argumentum!
d. CURZIO NITOGLIA
7 novembre 2011
[1]
Cfr. M. Respinti, Laicità dello Stato made in Usa, in “Il foglio”, 17
dicembre 2004, p. 3; M. Introvigne, L’ultimo viaggio di Tocqueville in www.cesnur.org
[2]
Si noti che Giorgio Israel oltre ad essere comunista è anche iscritto
alla massoneria del ‘Grande Oriente d’Italia’ e non ne fa mistero. Gli
unici che fanno finta di non saperlo sono certi, per fortuna non tutti,
“tradizionalisti” che scalpitano per avere “un posto al sole” ed
uscire dal “ghetto”. Inoltre Roberto De Mattei, nonostante il “ritorno”
alla Tradizione cattolica con il suo libro sul Concilio Vaticano II,
non ha rotto pubblicamente i legami con gli ambienti ebraici e
teoconservatori. Ora “quale accordo può esservi tra Cristo e Belial?”
Tra Cristianesimo e giudaismo postbiblico? Tra la dottrina sociale
della Chiesa e il teoconservatorismo liberale e iperliberista?
[3] Cfr. J. Nicholson, Usa e Santa Sede. La lunga strada, supplemento a “30 Giorni” febbraio 2004.
[4]
La fase ante-preparatoria del Concilio iniziò il 25 gennaio del 1959,
giorno in cui Giovanni XXIII, nella Basilica di S. Paolo fuori le mura,
annunciò l’idea di convocare un Concilio Ecumenico a Roma e terminò il
1° aprile 1960. Durante questa fase, esattamente il 17 maggio 1959, fu
istituita la “Commissione ante-preparatoria”, che tenne la sua prima
seduta il 30 giugno 1959 per iniziare a rispondere ai “vota” dei
vescovi. Infatti il 18 giugno 1959 fu preparato in Vaticano un
questionario inviato a tutti i vescovi per avere i loro pareri o “vota”
sui temi da trattare e in quale ottica. Sin dall’inizio dell’estate del
1959 tornarono in Vaticano circa 200 “vota” espressi da circa 1. 900
su 2. 500 vescovi su vari temi. Lo spoglio delle risposte date dai
vescovi iniziò in Vaticano nei primi giorni del settembre del 1959 e
terminò verso la fine del gennaio 1960. La sintesi dei “vota” fatta in
Vaticano raggiungeva circa 1. 500 pagine, le quali furono esaminate da
Giovanni XXIII dal 13 febbraio al 1° aprile del 1960. La fase
preparatoria iniziò il 5 giugno del 1960 e durò sino al 20 giugno del
1962. Frattanto il 2 febbraio del 1962 Giovanni XXIII annunziò che il
Concilio sarebbe cominciato l’11 ottobre del medesimo anno, in essa si
partorirono circa 70 progetti da discutere al Concilio, redatti in
massima parte dai cardinali, vescovi e teologi ortodossi della scuola
romana e antimodernista, che rispondevano ai “vota” dei vescovi, i
quali erano in massima parte di orientamento teologicamente
conservatore. Il Concilio iniziò l’11 ottobre 1962 e terminò l’8
dicembre 1965, sin dal 20 novembre 1962 si assisté al tentativo del
colpo di mano del rifiuto della fase preparatoria riuscito
ufficialmente l’8 novembre del 1963 dietro l’intervento di
Frings/Ratzinger.
●Infatti Giovanni XXIII, il 20 novembre del 1962 dopo la discussione e
votazione sulle “Fonti della Rivelazione”, dietro richiesta di Frings
concesse la deroga al regolamento del Concilio, che prevedeva i 2/3 dei
voti per bocciare uno Schema della ‘Commissione preparatoria’ e
abbassò la quota al 50% più 1. Infatti Roncalli «superando la lettera
del Regolamento […], sbloccò una crisi estremamente complessa,
decidendo che la votazione riguardante lo schema “De fontibus
Revelationis”, che era stato elaborato in prospettiva interamente
“romana”, equivaleva ad una respingimento del testo (20 novembre 1962).
Qualche giorno dopo il Papa affidò la rielaborazione dello schema in
questione a una commissione mista. […]. Con questa decisione papa
Giovanni liberò il Concilio appena iniziato dalla duplice ipoteca che
gli oratori della scuola romana avevano cercato di imporre alla
corrente maggioritaria: abolì il divieto di respingere gli schemi
preparatori […], e inoltre tolse l’ipoteca del monopolio dottrinale che
il card. Ottaviani non aveva mai cessato di reclamare per la propria
commissione preparatoria» (G. Alberigo, Jean XXIII et Vatican II, in
“Jean XXIII devant l’histoire”, Parigi, 1989, p. 193-195).
●Inoltre storico è lo scontro (8 novembre 1963) che ebbe il card.
Frings con Ottaviani sulla collegialità, che indurrà «Paolo VI a
chiedere a Jedin, Ratzinger e ad Onclin alcuni pareri sulla riforma
della Curia» (H. Jedin, Storia della mia vita, Brescia, 1987, pp.
314-315; J. Ratzinger, Das Konzil auf dem Weg. Rückblick auf die zweite
Sitzungperiode, Köln, 1963-66, tr. it., 1965-67, 4 voll., pp. 9-12.).
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giovedì 10 novembre 2011
MASSONERIA AMERICANA, MONDIALISMO E TEOCONSERVATORISMO
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