domenica 27 novembre 2011

Nuovo numero de "Il Cedro"

Clicca sull'icona per scaricare in formato PDF
Editoriale

Durante i lavori per sistemare i locali della nuova cappella di Torino, più di un passante, incuriosito, ci ha posto la domanda: “Come mai celebrate la Messa in un locale che non è una vera chiesa?”. La domanda è più che spontanea e legittima, ma la risposta non è facile da imbastire in due parole.

Una prima risposta è questa: siamo in un locale e non in una chiesa perché non siamo ortodossi scismatici. In tal caso, infatti, in nome del dialogo ecumenico, la Curia ci avrebbe certamente assegnata una chiesa (a Torino, se non sbaglio, sono cinque le chiese un tempo cattoliche date in uso agli ortodossi). Una riflessione s’impone: meglio cattolici senza chiesa che scismatici con chiesa. Noi non barattiamo la fede con un edificio.
Un’altra risposta potrebbe essere: siamo in un locale e non in una chiesa perché non abbiamo chiesto nulla a nessuno. Infatti, in nome di cosa chiederemmo una chiesa alla Curia? “Perché siamo cattolici, che diamine!”. Già, nessun dubbio in merito, però… dimenticheremmo il nostro status di “cattolici non in piena comunione con…” (così dicono...) e quindi non aventi alcun diritto (vedete il paradosso: chi non è in comunione per nulla ha diritto alla chiesa; chi è in comunione, ma non piena, non ha diritto a niente).
“Però si poteva provare, chissà… un incontro con il Vescovo”. Premesso che non ho alcuna remora ad incontrarlo di persona, tuttavia, va bene essere candidi come colombe, va bene la divina promessa “chiedete e vi sarà dato…”, ma essere ingenui fino al punto di pensare che basti questo per vedersi assegnare una chiesa, sarebbe veramente troppo. Di due cose l’una:
- o l’ Arcivescovo di Torino vede la Fraternità San Pio X (e ciò che essa rappresenta) come il fumo negli occhi, e allora la nostra richiesta può suonare come una mera provocazione, una sorta di sfida, quasi un obbligarlo a prender posizione e dire cose sgradevoli;
- oppure Sua Eccellenza ha un debole per la tradizione cattolica e la Messa tridentina e non desidera altro che favorirle: ma di grazia, come potrebbe concedere una chiesa ai “lefebvriani” senza attirarsi i fulmini del 99% dei suoi colleghi nell’episcopato? (Per inciso: la prima delle due ipotesi è quella più verosimile, l’altra è un puro artificio letterario. Però sono pronto a smentirmi davanti a concreti segni di tale benevolenza).
In entrambi i casi, variando l’ordine dei fattori il risultato non cambia: niente chiesa.
E allora si ripiega, si fa come si può: si affitta, si adatta, ci si ingegna… aspettando tempi migliori.
Che verranno, eccome verranno! Però bisogna avere pazienza. «La pazienza consiste nel sopportare, con animo tranquillo, i patimenti fisici e morali. La pazienza cristiana non è conseguenza né di superbia né di insensibilità, ma di dominio di se stesso, ed è ispirata a motivi soprannaturali» (Dizionario di teologia morale, diretto da F. Roberti).

Approfitto di queste righe per ringraziare la generosità di tanti di voi che hanno incoraggiato e sostenuto fattivamente la realizzazione del nuovo oratorio “Regina del Santo Rosario”: Dio Buono e Misericordioso saprà ricompensarvi al centuplo.

Don Luigi Moncalero

Fonte: www.sanpiox.it

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.