Tramite Fides et Forma:
Tabernacolo di Star Treck del Santuario di Fatima
Cari amici, qui sopra vedete una foto della cosiddetta "Cappella del SS. Sacramento" del nuovo - diabolico - santuario di Fatima
(Chiesa della SS. Trinità). La cappella si trova nel sotterraneo del
santuario. All'interno dell'enorme chiesa consacrata dal Card. Bertone,
non esiste il tabernacolo. Quello della cappella sotterranea non è un
tabernacolo ma un abominio geometrico che sembra realizzato più per una
divinità massonica che per Cristo... E' uno dei tanti esempi di
dislocazione perversa del Tabernacolo in angoli inaccessibili delle
nostre chiese.
A tal riguardo qui di
seguito potete leggere lo splendido e tragico articolo di Antonio Socci
apparso oggi su Libero. Una voce autorevole si leva contro il vezzo di
anteporre i contenuti della "nota pastorale" della CEI del 1996
sull'adeguamento liturgico all'esempio pratico e magisteriale di Papa
Benedetto XVI (Sacramentum Caritatis del 2007). Speriamo che i Vescovi
italiani e qualche competente dicastero vaticano (Congregazione per il
Culto Divino) sappiano raccogliere l'appello al ripristino della
centralità del Tabernacolo nelle nostre chiese. Un ripristino che non
può essere emotivo o temporaneo, ma che andrebbe sancito nero su bianco
in documenti e decreti ben più solidi di una vaga "nota pastorale"
assurta a legge federale dei Vescovi italiani. Buona lettura!
Francesco Colafemmina
di Antonio Socci
Un giorno, conversando con
amici, Ratzinger (ancora cardinale) se ne uscì con una battuta: “Per me
una conferma della divinità della fede viene dal fatto che sopravvive a
qualche milione di omelie ogni domenica”.
Se
ne sentono infatti di tutti i colori. Non c’è solo il prete che – è
notizia di ieri – in una basilica della Brianza diffonde una preghiera
islamica in cui si inneggia ad Allah. Ci sono quelli che consigliano la
lettura di Mancuso o Augias… E si trovano “installazioni” di arte contemporanea nelle cattedrali che fanno accapponare la pelle. D’altra
parte pure i cardinali di Milano hanno dato sfogo alla “creatività”.
Leggo dal sito di Sandro Magister: “Nel 2005, l’11 maggio, per
introdurre un ciclo dedicato al libro di Giobbe è stato chiamato a
parlare in Duomo il professor Massimo Cacciari: oltre che sindaco di
Venezia, filosofo ‘non credente’ come altri che in anni precedenti
avevano preso parte a incontri promossi dal cardinale Martini col
titolo, appunto, di ‘Cattedra dei non credenti’. Cacciari ha tessuto
l’elogio del vivere senza fede e senza certezze”. Insomma nelle chiese
si può trovare di tutto. Tranne la centralità di Gesù Cristo.
Infatti – nella
disattenzione generale – i vescovi italiani hanno estromesso dalle
chiese (o almeno vistosamente allontanato dall’altare centrale e
accantonato in qualche angolo) proprio Colui che ne sarebbe il legittimo
“proprietario”, cioè il Figlio di Dio, presente nel Santissimo
Sacramento.
Non sembri una banale battuta. Al Congresso eucaristico nazionale che si sta aprendo ad Ancona dovrebbero considerare gli effetti devastanti prodotti dall’incredibile documento della Commissione Episcopale per la liturgia del 1996
che è il vademecum in base al quale sono state progettate le nuove
chiese italiane e i relativi tabernacoli, o sono state “ripensate” le
chiese più antiche.
Non si capisce quale sia lo statuto teologico di cui gode una Commissione della Cei (a mio avviso nessuno). Ma la cosa singolare è questa: che nell’ambiente
ecclesiastico – a partire da seminari e facoltà teologiche – trovi
legioni di teologi pronti (senza alcuna ragione seria) a mettere in
discussione i Vangeli (nella loro attendibilità storica) e le parole del
Papa, ma se si tratta di testi partoriti dalle loro sapienti meningi, e
firmati da qualche commissione episcopale, ti dicono che quelli devono
essere considerati sacri e intoccabili.
Dunque in quel testo del
1996, fra le altre cose discutibili, si “consiglia vivamente” di
collocare il tabernacolo non solo lontano dall’altare su cui si celebra,
ma pure dalla cosiddetta area presbiterale. Relegandolo “in un luogo a
parte”. Le motivazioni – come sempre – sono apparentemente “devote”. Si dice infatti che il tabernacolo potrebbe distrarre dalla celebrazione eucaristica.
Motivazione ridicola e – nella sua enfasi sull’evento celebrativo a discapito della presenza nel tabernacolo – anche pericolosamente somigliante alle tesi di Lutero.
L’effetto inaudito di queste
norme è il seguente: nelle chiese si assiste da qualche anno a un
accantonamento progressivo del tabernacolo, cioè del luogo più
importante della chiesa, quello in cui è presente il Signore. Prima lo
si è collocato in un posto defilato (una colonna o un altare laterale),
quindi in una cappella, parzialmente visibile. Alla fine
probabilmente sarà del tutto estromesso dalle chiese. Come risulta
essere nell’incredibile edificio di San Giovanni Rotondo in cui è stato
portato il corpo di san Pio. L’edificio, progettato da Renzo
Piano, non ha inginocchiatoi e la figura centrale e incombente è
l’enorme e spaventoso drago rosso dell’apocalisse rappresentato
trionfante nell’immensa vetrata: ebbene il tabernacolo lì non c’è.
Tabernacolo/Totem di San Giovanni Rotondo
Non so a chi sia venuto in
mente questo progressivo occultamento dei tabernacoli nelle chiese (che
avrebbe fatto inorridire padre Pio). Esso non corrisponde affatto
all’insegnamento del Concilio Vaticano II, visto che l’istruzione
post-conciliare “Inter Oecumenici” del 1964 affermava che il luogo
ordinario del tabernacolo deve essere l’altare maggiore.
E non piace nemmeno al Papa come si vede nell’Esortazione post sinodale “Sacramentum Caritatis”
dove egli sottolinea il legame strettissimo che deve esserci fra
celebrazione eucaristica e adorazione. Sottolineatura emersa dall’XI
Sinodo dei Vescovi dell’ottobre 2005 che ha richiesto la centralità ed
eminenza del tabernacolo.
Basterà per tornare sulla
retta via? Nient’affatto. Come dimostra il comportamento – a volte di
aperta contestazione al Papa – tenuto da certi vescovi quando il suo
famoso “Motu proprio” ha restaurato la libertà di celebrare anche con
l’antico messale. Purtroppo le idee sbagliate dei liturgisti “creativi”
continueranno a prevalere sul papa, sul Concilio e sul Sinodo (forse
faranno strada anche altre balordaggini come la “prima comunione” a 13
anni). Fa da corollario a questa estromissione di Gesù eucaristico dalle
chiese, la stupefacente pratica del biglietto di ingresso istituito
perfino per alcune Cattedrali. Degradate così a musei.
La
protestantizzazione o la museizzazione delle chiese è un fenomeno dagli
effetti spaventosi per la Chiesa Cattolica. Si dovrebbero prendere
subito provvedimenti.
Per capire cosa era – e cosa
dovrebbe essere – una chiesa cattolica voglio ricordare la storia di
due persone significative. La prima è Edith Stein, una donna
straordinaria, filosofa agnostica, di famiglia ebrea, che divenne
cattolica, si fece suora carmelitana ed è morta nel lager nazista di
Auschwitz. E’ stata proclamata santa da Giovanni Paolo II nel 1998 e
nell’anno successivo compatrona d’Europa. La Stein ha raccontato che un
primo episodio che la portò verso la conversione accadde nel 1917 quando
lei, giovinetta, vide una popolana, con la cesta della spesa, entrare
nel Duomo di Francoforte e fermarsi per una preghiera: “Ciò fu per me
qualcosa di completamente nuovo. Nelle sinagoghe e nelle chiese
protestanti, che ho frequentato, i credenti si recano alle funzioni. Qui
però entrò una persona nella chiesa deserta, come se si recasse ad un
intimo colloquio. Non ho mai potuto dimenticare l’accaduto”.
Lì infatti c’era Gesù eucaristico. Un altro caso riguarda il famoso intellettuale francese André Frossard.
Era il figlio del segretario del Partito comunista francese. Era ateo,
aveva vent’anni e quel giorno aveva un appuntamento con una ragazza.
L’amico con cui stava camminando, essendo cattolico, gli chiese di
aspettarlo qualche istante mentre entrava in una chiesa. Dopo alcuni
minuti Frossard decise di andare a chiamarlo perché aveva fretta di
incontrare “la nuova fiamma”. Lo scrittore sottolinea che lui non aveva
proprio nessuno dei tormenti religiosi che hanno tanti altri. Per loro,
giovani comunisti, la religione era un vecchio rottame della storia e
Dio un problema “risolto in senso negativo da due o tre secoli”.
Cappella
eucaristica della chiesa di Montmartre (San Giovanni di Montmartre): il
tabernacolo è un cubo di metallo nell'angolo estremo della sala. Tutte
le sedie sono rivolte all'altare/scrivania di quart'ordine, così da
offrire le terga al Santissimo.
Eppure quando entrò in
quella chiesa era in corso un’adorazione eucaristica e, racconta, “è
allora che è accaduto l’imprevedibile”. Dice: “il ragazzo che ero
allora non ha dimenticato lo stupore che si impadronì di lui quando, dal
fondo di quella cappella, priva di particolare bellezza, vide sorgere
all’improvviso davanti a sé un mondo, un altro mondo di splendore
insopportabile, di densità pazzesca, la cui luce rivelava e nascondeva a
un tempo la presenza di Dio, di quel Dio, di cui, un istante prima,
avrebbe giurato che mai era esistito se non nell’immaginazione degli
uomini; nello stesso tempo era sommerso da un’onda, da cui dilagavano
insieme gioia e dolcezza, un flutto la cui potenza spezzava il cuore e
di cui mai ha perso il ricordo”.
La sua vita ne fu capovolta. “Insisto. Fu un’esperienza oggettiva, fu quasi un esperimento di fisica”, ha scritto. Frossard
è diventato il più celebre giornalista cattolico. In una chiesa di oggi
non avrebbe incontrato il Verbo fatto carne, ma le chiacchiere di
carta.
Copyright Libero - 3 settembre 2011
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