martedì 18 ottobre 2011

Orgoglio ancestrale


Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X


  15 ottobre 2011

Fonte: Unavox...

Orgoglio ancestrale...

Nel suo secondo volume sulla vita di Gesù, pubblicato alcuni mesi fa, Papa Benedetto XVI ha fatto un commento che ha permesso ai giornalisti di saltare alla conclusione che gli Ebrei non devono più essere ritenuti responsabili di deicidio, cioè dell’uccisione di Dio. Peggio, il 17 maggio, il Direttore esecutivo del Segretariato per il dialogo ecumenico e gli affari interreligiosi della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, ha detto che nessuno può accusare gli Ebrei di deicidio in nessun momento storico, senza ricadere nell’esclusione dalla comunione con la Chiesa cattolica.
Contrariamente a quanto vuol credere oggi molta gente, è opportuno ricordare, sia pure brevemente, quello che la vera Chiesa ha sempre usato insegnare sull’omicidio giudiziario di Gesù.

In primo luogo, l’uccisione di Gesù fu un vero “deicidio”, cioè l’uccisione di Dio, perché Gesù era una delle tre Persone divine che in aggiunta alla sua natura divina assunse una natura umana.
Quale di esse è stata uccisa sulla Croce?
Solo la natura umana.
Ma chi è stato ucciso sulla Croce nella sua natura umana?
Nessun altro che la seconda Persona divina, cioè Dio.

In secondo luogo, Gesù è morto sulla Croce per salvare dai nostri peccati tutti noi esseri umani peccatori, e in questo senso tutti gli uomini furono e sono il fine della sua morte. Ma solo gli Ebrei (capi e popolo) furono i principali agenti del deicidio, poiché dai Vangeli è evidente che il “gentile” più coinvolto, Ponzio Pilato, non avrebbe mai condannato a morte Gesù se i capi degli Ebrei non avessero incitato il popolo ebraico a reclamare la sua crocifissione (Mt. XXVII, 20). Certo che i dotti capi furono più colpevoli del popolo ignorante – dice San Tommaso d’Aquino (Summa III, 47, 5) – ma tutti gridarono insieme: “Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli” (Mt. XXVII, 25).

In terzo luogo, almeno Papa Leone XIII considerava che ci fosse una reale solidarietà tra gli Ebrei che reclamarono l’uccisione di Gesù e la collettività    ebraica dei tempi moderni. Col suo Atto di Consacrazione del Genere Umano al Sacro Cuore di Gesù, l’intera Chiesa non ha pregato Dio, dalla fine del XIX secolo in poi, perché volga “i suoi occhi misericordiosi verso i figli di quella razza, un tempo popolo scelto da Dio: i cui progenitori richiamarono su di essi il Sangue del Salvatore, sui quali Esso possa ora scendere come un lavacro di redenzione e di vita”?

Ma Leone XIII non è certo il solo a ribadire tale continuità che accomuna gli Ebrei di tutti i secoli. Non sono essi stessi a rivendicare oggi la Palestina sulla base del fatto che sarebbe la loro per un diritto derivato dal Dio del Vecchio Testamento? C’è mai stata sulla faccia della terra una razza-popolo-nazione più orgogliosamente identitaria nel corso dei secoli?
Originariamente elevati da Dio a culla del Messia, ahimé, quand’Egli arrivò essi, collettivamente, si rifiutarono di riconoscerlo. Ancora collettivamente, che significa che vi sono sempre delle nobili eccezioni, essi sono rimasti fedeli a questo rifiuto, al punto da cambiare la loro religione da quella di Abramo, di Mosè e del Vecchio Testamento, in quella di Anna, di Caifa e del Talmud. Tragicamente, la loro stessa educazione messianica voluta da Dio li conduce a continuare a rifiutare colui che essi ritengono sia un falso messia.
Fintanto che non si convertiranno, alla fine del mondo, come la Chiesa ha sempre insegnato che faranno (Cf. Rom. XI, 26-27), essi sembrano destinati a scegliere di agire, collettivamente, come nemici del vero Messia.

Come mai il Papa può perdere verità tanto antiche?                                     

Kyrie eleison.


Londra, Inghilterra

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