sabato 18 giugno 2011

Riforma liturgica, fratelli separati, protestantizzazione del cattolicesimo




... Le confessioni protestanti erano state in ogni loro specie e configurazione "riabilitate", poco tempo prima, dai Padri del Vaticano II, che avevano modificato il loro stato di eretici in quello, tutto nuovo, difratelli separati, come dissero, di modo che la breccia ideologica aperta poteva parere alle gerarchie cattoliche sufficiente per potervi far passare poi i primi veri e gravi accostamenti di fatti, quelli da compiersi in Liturgia, per arrivare così più avanti all'unione vagheggaita, come scriverà lo stesso monsignor Bugnini:"La Preghiera della Chiesa [ossia la Liturgia] non sia un motivo di disagio per nessuno [...]. La Chiesa è stata guidata dall'amore per le anime e dal desiderio di far di tutto per facilitare ai nostri fratelli separati il cammino dell'unione";  sollecitato da Paolo VI, dalle colonne dell'Osservatore Romano l'arcivescovo esprimerà anzi" il desiderio ... di scartare [dal nuovo rito] ogni pietra che potesse costituire anche solo l'ombra di un rischio di inciampo o di dispiacere ... per i fratelli separati". La cosa che non scandalizzò quasi nessuno - e che si può ritenere che tuttora non scandalizzi quasi nessuno, consolidata com'è la "variazione antropologica" che si diceva, e che qui si vorrebbe far risultare in tutta la sua dirompenza scandalistica, proprio perché non scandalizza nessuno di tutti coloro che invece dovrebbe anche fortissimamente scandalizzare -, è che la Chiesa, per la prima volta nella sua storia millenaria di viva firmitas, invitò, come si vide, a presenziare (e di fatto a intervenire attivamente con indicazioni e suggerimenti poi scrupolosamente eseguiti dai periti cattolici) alle modifiche dei suoi sacri Riti, cioé, per esprimersi il più chiaramente possibile: invitò a presenziare ai cambiamenti e alle correzioni delle sue più interiori, più proprie e più sacre realtà uomini e genti a lei Chiesa del tutto alieni, del tutto stranieri; di più: chiamò uomini e genti estremamente ostili e risolutamente avversi ai principi fondativi proprio di quei Riti e di quelle sacre realtà, come se avesse chiamato un Ario, un Sabellio, un Marcione, un Pelagio, un Nestorio, un Lutero, Un Calvino, o anche tutti gli eretici della storia; i quali tutti avevano speso massimamente le proprie vite per rigettare le verità di fede, la linfa della Chiesa; avevano combattuto con tutte le loro forze la fede in ogni suo articolo e nelle sue più chiare ragioni; avevano con tutti i mezzi propalato le loro idee malsane in ogni dove; e ciò avevano fatto con la più tenace dissennatezza e spesso anche con passionale e intima ferocia.
Ora divenivano per la Chiesa, la martoriata Agnella, puri e semplicfratelli separati, con i quali affrontare persino al costruzione di una Liturgia  "più in linea coi tempi" . Che gli osservatori fossero in realtà attivi e apprezzati coattori dell'opera di fabbricazione liturgica è ben indicato non solo da monsignor Bugnini, per il quale, "designati dalle rispettive comunità ecclesiali, essi hanno seguito i lavori del Consilium con gioia, attenzione e una fraterna cooperazione nei colloqui con i relatori",  ma anche da uno stesso di loro, il canonico Jasper, ch in una lettera allo studioso anglicano Michale Davis, poi convertito al cattolicesimo, ammetteva che essi "nelle riunioni informali pomeridiane, avevano potuto godere di ampia libertà di suggerire i loro desiderata ai membri del Consilium per  la riforma liturgica".
Pareva quasi che questa ivaspettata e inopinata volontà della Chiesa (e inaspetatta perché inopinata: cioé inaspettata perché del tutto estranea alla cristallina teoresi che da sempre caratterizza le scelte della Chiesa), qual è la volontà di avere accanto a sè dei nemici della fede per poter bene operare sul sacro Fontanile della fede, fosse volontà nata 'finalmente' in essa da un desiderio di bontà mai prima avuto, da un inedito moto di carità mai prima di allora coltivato:' riportare i propri nemici all'ovile'.
Come se la Chiesa, a opera del Vaticano II e dei suoi promotori, si fosse svegliata alla carità da un millenario torpore di anticarità. Come se la Chiesa solo ora fosse divenuta davvero 'Chiesa' e questo soltanto grazie all'opera indefessa dei "fratelli" protestanti, che da tempo, da secoli, avrebbero abbandonato lo sterile primato del dogma per abbracciare la fertile opzione fondamentale messa in opera a loro dire dalla carità.
Difatti oggi la Chiesa è pensata e vissuta universalmente in questo modo perverso anche dalla maggioranza dei suoi figli: arcigna e sgradevole nei secoli precedenti il Vaticano II, dolce e buona dopo

Sacro al calor bianco di Enrico Maria Radaelli pp. 50-52

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