Il dibattito sul concilio ed il post-concilio, al quale Magister dedica molto spazio, sta confermando -attraverso le analisi di fonti eterogenee che il vaticanista continua a presentare- l'articolazione e la complessità delle visioni in campo. Sto seguendo con particolare interesse questa 'galleria di testi' di vari studiosi, tra i quali si avvicendano storici teologi filosofi di chiara fama e di diversa estrazione. Oggi è la volta di un rappresentante della Scuola di Bologna, che afferma senza mezzi termini che la Tradizione è fatta anche di "rotture". Si tratta dello storico Enrico Morini, con l'articolo: "Continuità e rottura i due volti del Vaticano II". Il testo è consultabile qui.
Ammiro e approvo l'attenzione e l'impegno di Magister, ma nello stesso tempo ne colgo tutti i limiti, perché -e d'altronde essi sono intrinseci alla funzione di un informatore quale egli è- manca il confronto ragionato e la possibile sintesi tra le varie posizioni esposte ed alle quali viene dato diritto di cittadinanza, diritto che per ora vediamo riservato unicamente al livello informativo.
Un notevole contributo poteva esser dato dalla possibilità di accedere ai contenuti del confronto tra La Santa Sede e la Fraternità di San Pio X, che risulterebbe appena concluso. Ma finora il mondo cattolico ne è inopinatamente tagliato fuori. Possiamo spiegarlo sia con la delicatezza del discorso che con la ritrosia nel riconoscere 'pecche' al concilio, anche se la semplice attuazione del confronto dimostra che esistono questioni da non potersi scartare a priori e quindi di tutto rispetto...
Credo fermamente che sia davvero arrivato il momento di promuovere un passo avanti, una ineludibile evoluzione sia del dibattito che della situazione che lo genera, procedendo ad un confronto più serrato e diretto delle varie posizioni in campo e promuovendone la sintesi veritativa che può venire ufficializzata e formalizzata solo con l'ineludibile Autorità del Santo Padre.
Per questo sono preziosi contributi come quello di Enrico Maria Radaelli che, al pari di Gherardini, si fa promotore di una possibile azione risolutiva congiunta, fornendone le coordinate. Per la consultazione: Testo di Mons. Gherardini, ricordando la sua Supplica al S. Padre - Testo di E.M. Radelli, significativo per l'esaustiva analisi e la proposta conclusiva.
Ad essi -lo scopro oggi- deve aggiungersi l'Editoriale di p. Serafino Lanzetta apparso sul recente numero 1/2011 di Fides Catholica. Ne rendo disponibile il testo, che così conclude: "Quello che non può non stare a cuore ad ogni figlio della “Cattolica”, come direbbe sant’Agostino, è il ritrovarsi figli, umili e devoti, intorno all’unica mensa della Madre Chiesa e dei suoi 21 Concili. [ha in precedenza tra l'altro dimostrato che occorre uscire dal conciliarismo nel quale ci ha immersi il Vaticano II, superando in autorità lo stesso Pontefice -ndr] Dobbiamo necessariamente trovare una via per realizzare l’unità e questa via non può che passare attraverso una vera ermeneutica del Vaticano II".
Per maggiore completezza ricordo anche Mons. Athanasius Schneider che, nel Convegno di dicembre 2010, dopo un lungo e articolato excursus di taglio teologico pastorale sulle "luci del Concilio" - che si collocano al 3° livello, secondo la classificazione di Mons. Gherardini, nel quale il concilio riprende le verità già definite - ha affermato che la 'rottura' si manifesta nella svolta antropocentrica e nel campo Liturgico, mentre nella Sacrosantum Concilium non ce n'è traccia, ed è individuabile nel chiasso ermeneutico delle applicazioni contrastanti e nei gruppi eterodossi. In conclusione, ha invocato un "sillabo" con valore dottrinale, con completamenti e correzioni autorevoli in campo liturgico e pastorale.
Ecco, tutte queste proposte autorevoli e molto ben motivate, dovrebbero confluire in un'azione concreta, creando sinergie tra chi condivide lo stesso sensus Fidei et Ecclesiae. E' ora del "come" e del "con chi", che dovranno acquistare concretezza.
Maria Guarini
Maria Guarini
Fonte: Chiesa e post concilio
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