venerdì 15 aprile 2011

Bongi: "Bravo, Mons. Gherardini!"


L'ultima lettera di mons. Brunero Gherardini contenente alcune interessantissime considerazioni sul futuro auspicabile ruolo della Fraternità Sacerdotale San Pio X all'interno della Chiesa fa discutere e, come già l'arcinoto volume "Concilio Vaticano II: un discorso da fare", lascia il segno nel dibattito teologico contemporaneo. Da infatti molto molto fastidio, soprattutto a taluni pseudo-tradizionalisti di stampo Wojtiliano, constatare come stiano sempre più aumentando le voci autorevoli che identificano nella storia e nell'atteggiamento della FSSPX, una ricchezza e una forza a cui la S. Chiesa potrà e dovrà appoggiarsi nelle dure battaglie che presumibilmente riserverà il futuro. Ciò che a questi esponenti del "tradizionalismo minimale" non piace è l'inequivocabile ripudio, magistralmente espresso da mons. Gherardini, del compromesso sulla Fede come scorciatoia per la risoluzione dei conflitti fra i cristiani. "Ma come" - sembrano dire i critici - "Noi, negli scorsi decenni, per conquistarci un posto al sole, o all'ombra del cupolone, abbiamo dovuto inghiottire un esercito di rospi: adesione acritica al Concilio Vaticano II, commenti forzatamente entusiastici dopo il raduno di Assisi o i 'mea culpa' del 2000, accettazione del Messale Novus Ordo, Osanna verso il nuovo diritto canonico e verso il Concordato Craxi-Casaroli, amabile condiscendenza, per carità fraterna, nei confronti degli orrori carismatici e neo-catecumenali, ecc. ecc. e poi..., dopo che noi abbiamo svenduto ogni dignità per amore della Chiesa, se ne arrivano questi..., belli belli, con il piglio dei duri e puri, che rischiano di entrare dalla porta principale, senza nemmeno il giogo di una minima genuflessione davanti al super-dogma conciliare...! Non è possibile... Non sia mai!" Del resto questo atteggiamento psicologico lo abbiamo potuto notare chiaramente negli anni scorsi. All'indomani del Motu Proprio "Summorum Pontificum" ecco un coro di "vecchi tradizionalisti pentiti" pontificare all'unisono: Adesso tocca alla FSSPX fare passi avanti. Il Papa è stato generoso con loro, leggasi "ci ha preso in contropiede", ma adesso, se vogliono davvero entrare, dovranno per forza piegarsi (come abbiamo fatto noi!). Lo stesso dicasi dopo la revoca delle scomuniche: se la FSSPX non vuole perdere l'ultimo treno, adesso dovrà assolutamente riconoscere in tutto e per tutto l'Autorità del Concilio e dei documenti post-conciliari. E invece passano i mesi e nulla succede di quanto costoro pretendono. Si avviano i colloqui e, nonostante le loro "gufate", gli incontri procedono nella discrezione più assoluta. La rabbia e la sindrome dello "scavalcamento" aumentano ogni giorno di più. Ora ci si mette anche Gherardini a tifare per i lefebvriani; incredibile... non c'è proprio più rispetto per la "nuova Pentecoste" degli anni '60! In realtà è proprio così. Mons. Gherardini, pur nel suo linguaggio levigato e ben lontano dalle spigolosità anglosassoni, sembra quasi riecheggiare alcuni recenti commenti di mons. Richard Williamson ovvero: - Ogni compromesso sulla Fede sarebbe, oltre che un gran male per tutta la Chiesa, la fine della FSSPX - Ogni accordo pragmatico, basato sulla teoria delle "discordanze apparenti" rappresenterebbe inevitabilmente la capitolazione della Tradizione - Se non si trova prima un accordo sul significato delle parole, non è possibile trovarne uno vero sui contenuti. Tutti infatti potrebbero concordare sull'espressione "Il Concilio deve essere letto alla luce della Tradizione". Ma cosa significa la parola Tradizione? Se non si risolve prima questo problema semantico non ha senso discutere usando ciascuno il proprio vocabolario. - Chi sostiene, come fece papa Wojtila, che il concetto di Tradizione fatto proprio dalla FSSPX, è contradditorio e incompleto, ha il dovere di provare queste sue affermazioni. In altre parole: l'ermeneutica della continuità, come lo stesso Gherardini afferma nel suo libro sul Concilio, non basta "declamarla" ma bisogna "dimostrarla". Credo proprio che sarà molto dura contestare in modo convincente le opinioni espresse da mons. Gherardini. In mancanza di idee forti contro le sue tesi si sente già qualcuno sussurrare che: "E' stato un grande teologo ma... poverino... ormai è anziano...!" Di fronte a queste squallide illazioni vorrei però incoraggiare il grande professore della scuola romana. Non è da solo. Le stesse argomentazioni furono e purtroppo sono portate anche a detrimento degli autori del "Breve esame critico" sul Novus Ordo Missae ovvero i benemeriti cardinali Ottaviani e Bacci. Anche loro erano anziani e..., sempre secondo certi soloni, firmarono al buio il loro libello senza rendersi conto di ciò che sottoscrivevano. Vada avanti dunque Monsignore! Non potremo mai ringraziarLa a sufficenza per il Suo coraggio e per quanto sta facendo per l'autentico bene della S. Chiesa. .  
Marco BONGI 

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