Capitolo 6
Il movente si rafforza
Capitolo 6
Verso il 1948, Papa Pio XII, su richiesta del fedele ed ortodosso Cardinale Ruffini, iniziò a considerare l'idea di convocare un Concilio generale e passò anche alcuni anni a compiere i preparativi necessari. Vi sono prove che alcuni elementi progressisti a Roma riuscirono a dissuadere Pio XII dal portare a realizzazione tale concilio, dato che sarebbe stato sicuramente conforme alla Humani Generis ed alle sue condanne verso gli errori modernisti. Come questa grandiosa enciclica del 1950, quel nuovo concilio avrebbe combattuto “le false opinioni che minacciano di sottominare le fondamenta della dottrina Cattolica”.1
Allo stesso tempo, gli “errori della Russia” ai quali si riferiva la Madonna di Fatima, si stavano diffondendo all'interno della Chiesa stessa. Vari ordini religiosi Cattolici erano già stati infiltrati. Per esempio, il cosiddetto movimento del “Preti Operai” era così chiaramente infiltrato dai Comunisti, che Pio XII ne ordinò la chiusura negli anni '50.
Tragicamente, Pio XII si convinse di essere troppo vecchio per sostenere sulle proprie spalle il peso di un Concilio che affrontasse a viso aperto i ranghi sempre più numerosi dei nemici della Chiesa, e si rassegnò all'idea che “questo sarà compito del mio successore”.2 Papa Pio XII morì il 9 ottobre 1958.
Ci stiamo avvicinando sempre di più all'anno fondamentale che ben conosciamo. Siamo nel 1958, due anni prima del 1960 — anno in cui il Terzo Segreto deve essere rivelato secondo i desideri della Vergine di Fatima, come ha testimoniato Suor Lucia. Durante il Pontificato di Pio XII, il Sant'Uffizio, tramite l'abile direzione del Cardinale Ottaviani, ha mantenuto intatta la fede Cattolica, tenendo a freno i cavalli selvaggi del modernismo. Molti degli odierni teologi modernisti raccontano con sdegno come essi ed i loro amici fossero “messi a tacere” durante questo periodo.
Ma neanche il Cardinale Ottaviani poteva evitare quello che stava per accadere nel 1958. Un nuovo tipo di Papa che “i progressisti credevano sarebbe stato dalla loro parte”3 sarebbe asceso al Trono Pontificio e avrebbe costretto un riluttante Ottaviani a rimuovere il cancello, ad aprire il recinto e a raggiungere il branco. Ma un tale stato di cose era stato già previsto. Alla notizia della morte di Papa Pio XII, il vecchio Don Lambert Beauduin, amico di Roncalli (futuro Papa Giovanni XXIII) confidò a Padre Bouyer: “Se eleggono Roncalli, tutto si risolverà; egli sarebbe capace di indire un concilio e di consacrare l'ecumenismo”.4
A questo punto del libro, deve venire evidenziato, a beneficio specialmente del lettore non Cattolico, che i cambiamenti avvenuti nell'orientamento basilare della Chiesa di cui stiamo discutendo, sono assolutamente senza precedenti e rappresentano forse la peggiore crisi nella Sua storia. Uno studio attento di ciò che segue chiarirà i motivi per cui il Messaggio di Fatima, con la sue richieste di consacrazione e conversione della Russia in quanto portatori di una pace mondiale, siano diventati inaccettabili agli occhi degli ecclesiastici liberalizzati e politicamente corretti di quest'epoca degli ultimi 50 anni. Questi cambiamenti senza precedenti nella Chiesa Cattolica non sono una benedizione, bensì piuttosto un grave danno per i non Cattolici, dal momento che il risultato di questo “adeguamento” della Chiesa non comporta soltanto gli scandali clericali cui stiamo assistendo, ma anche il fallimento dell'elemento umano della Chiesa nel compiere un'azione — la solenne consacrazione della Russia — che porterebbe grandi benefici all'umanità intera.
Viene indetto un Concilio mentre il Messaggio di Fatima subisce un attacco
Così avvenne quel che Dom Lambert aveva previsto. Roncalli fu eletto e, in veste di Papa Giovanni XXIII, indisse un Concilio e consacrò l'ecumenismo. La “rivoluzione in Tiara e piviale” prevista dall'Alta Vendita stava dunque compiendosi.
Ed uno dei primi atti della rivoluzione fu quello di abbandonare il Terzo Segreto di Fatima. Contrariamente alle aspettative del mondo intero, l'8 febbraio 1960 (dopo un solo anno dall'annuncio dell'indizione del Concilio) il Vaticano rilasciò il seguente, laconico comunicato attraverso l'agenzia stampa A.N.I.:
Città del Vaticano, 8 febbraio 1960 (A.N.I.) — E' probabile che il “Segreto di Fatima” non verrà mai pubblicato. In alti ambienti del Vaticano, assai attendibili, è stato appena dichiarato alla rappresentativa della UPI (United Press International), che è assai probabile che la lettera su cui Suor Lucia ha scritto le parole che la Vergine Maria indirizzo ai tre pastorelli, alla Cova da Iria, non verrà mai aperta … è quindi molto probabile che il “Segreto di Fatima” rimarrà per sempre sotto sigillo.
E nello stesso comunicato troviamo il primo attacco diretto da parte di fonti del Vaticano sulla credibilità del Messaggio di Fatima nella sua interezza:
Anche se la Chiesa riconosce le apparizioni di Fatima, Essa non si impegna a garantire la veridicità delle parole che i tre pastorelli affermano di aver udito dalla Madonna.
Che affermano di avere udito? Quali dubbi potranno mai esserci sulla veridicità della testimonianza, dopo il Miracolo del Sole? Si può forse dubitare che essi abbiano ricevuto un autentica profezia dal Cielo quando tutte le previsioni contenute nel Messaggio di sono avverate — dall'imminente fine della Prima Guerra Mondiale, al diffondersi degli errori della Russia, dalla Seconda Guerra Mondiale alla elezione di Papa Pio XI?
Qui vediamo all'opera il primo attacco al Messaggio di Fatima proveniente dall'interno dell'apparato Vaticano, dal momento che è proprio dal 1960 che il Vaticano inizia ad inseguire un nuovo orientamento della Chiesa che si concluderà (come vedremo presto) con il Concilio Vaticano Secondo. Analizziamo queste considerazioni riguardo al comunicato dell'8 febbraio 1960:
- Il comunicato dubita pubblicamente la veracità di Lucia, Giacinta e Francesco.
- Dal 1960 in poi, Suor Lucia è ridotta al silenzio per ordine dell'apparato Vaticano5, affinché ella non possa difendersi dall'implicita accusa che la sua testimonianza sia inattendibile.
- I documenti presenti negli archivi ufficiali di Fatima, che Padre Alonso curerà tra il 1965 ed il 1976 (più di 5.000 documenti contenuti in 24 volumi) saranno interdetti alla stampa, anche se questi documenti confermano che le profezie di Fatima delle prime due parti del Segreto (l'elezione di Papa Pio XI, l'inizio della Seconda Guerra Mondiale, il diffondersi del Comunismo nel mondo, ecc.) erano state rivelate privatamente da Suor Lucia molto tempo prima del loro compimento, e che la sua testimonianza era sicuramente accurata ed attendibile.
Il crimine è cominciato. Ed ora il movente di questo crimine — il desiderio di cambiare l'orientamento della Chiesa per portarla via dalle certezze del Messaggio di Fatima verso un “illuminato” adeguamento della Chiesa al mondo — si sarebbe ancor più rafforzato con l'inizio dei lavori del Concilio Vaticano Secondo l'11 ottobre 1962. Ricordiamo le parole di Suor Lucia, che ci disse che la Madonna desiderava che il Terzo Segreto fosse rivelato nel 1960 perché sarebbe “stato più chiaro (mais claro) per allora”. Adesso sarebbe diventato ancora più chiaro.
Gli “errori della Russia” si insinuano nella Chiesa
Poco prima dell'inizio dei lavori del Concilio, vi fu un altro tradimento del Messaggio di Fatima, un segno delle tante cose senza precedenti che sarebbero avvenute di li a poco. Nella primavera del 1962 a Metz in Francia, il Cardinale Eugene Tisserant si incontrò col Metropolita Nikodim della Chiesa Russo Ortodossa — un ufficiale del KGB, com'erano tanti altri prelati Ortodossi. A questo incontro, Tisserant e Nikodim negoziarono quello che sarebbe stato conosciuto come il Patto di Metz, o più popolarmente, l'Accordo Vaticano-Mosca.6 L'esistenza di questo Accordo Vaticano-Mosca è un fatto storico irrefutabile, attestato in tutti i suoi dettagli da Mons. Roche, segretario personale del Cardinale Tisserant.
L'accordo era, in sostanza, il seguente: Papa Giovanni, secondo un suo sentito desiderio, sarebbe stato “accontentato” con la presenza di due osservatori Russo Ortodossi al Concilio. In cambio, la Chiesa Cattolica si impegnava a fare in modo che il Concilio Vaticano Secondo non condannasse il Comunismo sovietico o la Russia sovietica. In pratica, il Concilio avrebbe compromesso la libertà morale della Chiesa Cattolica, facendo finta che la forma più sistematica e materiale del “male” che sia mai apparsa nella storia dell'uomo, in realtà non esisteva — anche se nel preciso momento in cui il Concilio apriva i suoi lavori, i Sovietici erano ben lungi dallo smettere di perseguitare, imprigionare ed uccidere milioni di Cattolici.
Il Concilio non parlò affatto di comunismo, avendo barattato la propria libertà con un accordo con i Comunisti. Per questo fallimento, il Concilio si allontanò definitivamente dagli insegnamenti dei Papi Leone XIII, Beato Pio Nono, San Pio X ed anche di Papa Pio XI, che aveva ricordato alla Chiesa che non ci si può frenare dal condannare questo male così incomparabile. Come disse nella Divini Redemptoris,
Questo pericolo così imminente, venerabili fratelli, come avete già supposto è il comunismo ateo e Bolscevico il quale mira ad intaccare l'ordine sociale ed a sottominare alle fondamenta la civiltà Cristiana. Dinanzi ad una simile minaccia, la Chiesa Cattolica non può e non deve rimanere in silenzio. Questa Sede Apostolica tra tutte non ha mai cessato di ergere la propria voce perché sa che la propria e speciale missione è di difendere la verità, la giustizia e tutti quei valori eterni che il Comunismo invece ignora o cerca di distruggere.7
Ma il Concilio non avrebbe detto una parola sul comunismo Sovietico. Avrebbe invece iniziato un “dialogo” con le stesse forze che una volta venivano combattute dalla Chiesa.
Perché tutto questo? Non fu certo una “coincidenza” che il silenzio del Concilio sul Comunismo si sia sincronizzato alla perfezione con l'infiltrazione comunista nella Chiesa Cattolica; infiltrazione che, come abbiamo mostrato nel precedente capitolo, era stata rivelata proprio poco prima del Vaticano II da testimoni chiave, con nessun motivo per mentire (Dodd, Hyde, Golitsyn, Mitrokhin ed altri). Anche senza queste testimonianze, il nostro senso comune ci avrebbe dovuto avvertire che le forze comuniste all'opera (insieme alle logge Massoniche) avrebbero inevitabilmente cercato di distruggere la Chiesa Cattolica dal suo interno. Satana è abbastanza intelligente per sapere che la Chiesa Cattolica è l'unica fortezza che egli deve distruggere per poter conquistare il mondo intero, e portarlo nel suo regno oscuro.
Questa era la situazione nella Chiesa nel momento in cui il Concilio Vaticano Secondo si auto imponeva, erroneamente, di tacere sugli errori del comunismo e sulle sue malvagità. E per quanto riguarda il trattato Vaticano-Mosca, è inutile ricordare che la Consacrazione della Russia Sovietica al Cuore Immacolato da parte dei Padri del Concilio, per portare la Russia alla conversione, è ormai un argomento assolutamente fuori discussione. Questo spostamento repentino verso il nuovo orientamento della Chiesa, che il Concilio avrebbe accelerato in modo ancora più drammatico, era già in conflitto col Messaggio di Fatima.
Quindi, fin dall'incontro di Metz, che segna l'espansione dell'Ostpolitik, la politica del Segretario di Stato Vaticano si caratterizza per la cessazione di qualsiasi condanna ed opposizione ai regimi Comunisti da parte della Chiesa, in favore di un “dialogo” e di una “diplomazia silenziosa” — una politica che in questi giorni ha reso silente il Vaticano persino nei riguardi delle tremende persecuzioni della Chiesa nella Cina Comunista.
Così, il 12 ottobre 1962, due sacerdoti rappresentanti della Chiesa Ortodossa sbarcarono all'aeroporto di Fiumicino e parteciparono al Concilio Vaticano Secondo. Il Concilio iniziò con il controllo di questi osservatori Ortodossi, i quali fecero in modo che l'Accordo Vaticano-Mosca fosse rispettato. L'intervento scritto contro il Comunismo da parte di 450 Padri del Concilio si “perse” misteriosamente dopo essere stato consegnato alla Segreteria del Concilio, e quei Padri del Concilio che insistevano nel denunciare il Comunismo, furono gentilmente invitati a sedersi e a tacere.8
I capi della Chiesa avevano abbassato da soli il ponte levatoio ai Comunisti, ed allo stesso tempo i Comunisti ed i Massoni stavano tentando di distruggerla dal suo interno (ricordiamoci le previsioni di Bella Dodd):
- Incoraggiare la “promozione di una pseudo-religione: qualcosa che sembri il Cattolicesimo, ma che non lo è affatto”.
- Etichettare “la ‘Chiesa del passato’ come opprimente, autoritaria, piena di pregiudizi, arrogante per la pretesa di essere l'unica depositaria della verità e l'unica responsabile per le divisioni delle realtà religiose attraverso i secoli”.
- Costringere i capi della Chiesa ad “‘aprirsi al mondo’ e ad un comportamento più flessibile verso tutte le religioni e le filosofie”.
Ed infine, come predisse Dodd, “I Comunisti avrebbero usato quest'apertura per poter sottominare la Chiesa”.
Questo grandioso tentativo di sovversione avrebbe implicato, per prima cosa, l'affermazione di una “teologia” modernista ad un concilio ecumenico — proprio come avevano anticipato il Canonico Roca e gli altri illuminati Massonici.
Il trionfo neo-modernista al Concilio Vaticano II
Il 13 ottobre 1962, il giorno successivo all'arrivo dei due osservatori Comunisti presso il Concilio, e nell'esatto anniversario del Miracolo del Sole a Fatima, la storia della Chiesa e del mondo mutò radicalmente per colpa di un avvenimento apparentemente insignificante. Il Cardinale Lienart, della Francia, in quello che è diventato un incidente piuttosto famoso, prese il microfono e chiese che la lista dei candidati proposti dalla Curia Romana per presiedere le commissioni del Concilio venisse azzerata, e che ne venisse compilata una nuova. La richiesta fu accettata e la composizione delle commissioni fu ritardata. Quando si tenne, finalmente, l'elezione, i progressisti furono eletti a maggioranza, o quasi, in tutte le commissioni conciliari — molti di questi candidati figuravano proprio tra le fila di quegli “innovatori” che erano stati condannati da Papa Pio XII. Gli schemi preparatori, che erano stati compilati in maniera tradizionale per il Concilio, furono rigettati ed il Vaticano II cominciò, letteralmente, senza una vera e propria agenda dei lavori, lasciando la strada aperta ai nuovi documenti scritti dai progressisti.
E' ben noto e superbamente commentato9 che una claque di periti e di Vescovi progressisti procedette a pilotare il Concilio Vaticano II con lo scopo di rifondare la Chiesa a loro immagine, attraverso l'instaurazione di una “nuova teologia”. Sia i critici che i sostenitori del Vaticano II concordano su questo punto. Nel libro Il Vaticano II rivisto, il Vescovo Aloysius J. Wycislo (strenuo avvocato difensore della rivoluzione attuata dal Concilio Vaticano II) dichiara, con malcelato entusiasmo, che “i teologi e gli studiosi biblici che erano rimasti nascosti ‘nell'ombra’, risorsero come periti (ovvero teologi esperti che consigliano i vescovi al Concilio), ed i loro libri ed i loro commentari post Conciliari divennero una lettura popolare”.10
Egli aggiunge che “l'enciclica di Papa Pio XII, Humani Generis aveva avuto un ... effetto devastante sui lavori di numerosi teologi pre-conciliari”,11 e spiega che “durante la preparazione preliminare del Concilio, quei teologi (soprattutto Francesi, e Tedeschi) le cui attività erano state frenate da Papa Pio XII, erano ancora in ombra. Papa Giovanni tolse il veto che pendeva su alcuni tra i più autorevoli di questi teologi, ma un certo numero rimase sempre inviso e sospetto al Sant'Uffizio”.12
Su questo punto, risulta fondamentale per la comprensione del nostro caso, la testimonianza personale di Mons. Rudolf Bandas, anch'egli peritus conciliare:
Non vi è alcun dubbio che il buon Papa Giovanni pensasse che questi teologi sospetti avrebbero corretto le proprie idee ed avrebbero contribuito al bene della Chiesa. Ma avvenne esattamente il contrario: Sostenuti da qualche Padri Conciliari Rheniani, ed anzi agendo spesso in un modo apertamente arrogante, essi si guardarono attorno e proclamarono: “attenzione, siamo esperti di fama, le nostre idee vengono approvate”. ... Quando entrai nella mia sala del Concilio il primo giorno della quarta sessione, il primo annunzio che provenne dal Segretario di Stato fu che “non verranno nominati più altri periti”. Ma era troppo tardi. Stava emergendo una grande confusione, ed era ormai evidente che né il Concilio di Trento né il Vaticano I né qualsiasi altra enciclica avrebbe potuto impedirla.13
Invero, Papa Giovanni XXIII stesso fu felice di annunciare che con l'inizio di questo Concilio la Chiesa, piuttosto inspiegabilmente, avrebbe cessato di condannare gli errori e di preoccuparsi per le tristi condizioni che affliggevano il mondo:
In questi giorni ... la sposa di Cristo preferisce far uso della medicina della misericordia piuttosto che delle armi della severità. Essa ritiene di soddisfare i bisogni dei giorni odierni dimostrando la validità dei propri insegnamenti piuttosto che pronunciando condanne ... Siamo in disaccordo con quei profeti di sventura, che profetizzano sempre scenari apocalittici, come se la fine del mondo fosse vicina.14
Ma l'ottimismo di Giovanni XXIII era piuttosto strano, se si tiene conto delle profonde preoccupazioni per la condizione del mondo denunciate dai suoi predecessori più immediati (per non parlare del Messaggio di Fatima stesso). Consideriamo gli esempi seguenti:
Papa San Pio X:
Proviamo una sorta di terrore mentre guardiamo le condizioni disastrose dell'umanità al giorni d'oggi. Possiamo noi ignorare un tale male, così grave e profondo, che più che mai adesso lavora per portare alla rovina il mondo e per consumarlo fino alla rovina? ... In verità, chiunque rifletta su queste cose deve necessariamente e fermamente temere che una tale perversione di menti non sia altro che il segno dell'annuncio e l'inizio degli ultimi giorni ... [E Supremi].
Papa Pio XI:
Escludendo Dio e Gesù dalla vita politica, presumendo che l'autorità derivi dall'uomo e non da Dio ... la ragione principale della distinzione tra regnante e suddito viene eliminata. Il risultato è che la società si avvia verso la sua rovina dato che non ha più una sicura e solida fondamenta [Quas Primas].
Papa Pio XII (dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale):
Siamo travolti dalla tristezza e dall'angoscia nel vedere che la perfidia degli uomini malvagi ha raggiunto un tale grado di empietà da risultare impensabile e assolutamente sconosciuta in altri tempi [Lettera del 11 febbraio 1949].Venerabili fratelli, siete ben consci che quasi tutta l'umanità si sta lasciando portare in due opposte fazioni che si fronteggiano, per Cristo o contro Cristo. La razza umana affronta oggi la più tremenda delle crisi, il cui risultato può essere la salvezza in Cristo, o la propria distruzione [Evangeli Praecones, 1951].
Per essere precisi, sono state combattute numerose battaglie al Vaticano II, schierati da una parte il Gruppo internazionale del Padri, che lottava per mantenere i dogmi della Fede e della Tradizione Cattolica, e dall'altra il gruppo progressista Rheniano. Purtroppo, fu la componente modernista e liberale a prevalere, lasciata libera di agire dall'ottimismo di Giovanni XXIII il quale pensava che la verità sarebbe prevalsa con le sue sole forze, senza l'aiuto di alcuna condanna propedeutica da parte del Magistero. Wycislo tesse le lodi dei progressisti in trionfo, di gente come Hans Küng, Karl Rahner, John Courtney Murray, Yves Congar, Henri de Lubac, Edward Schillebeeckx e Gregory Baum, quest'ultimo già considerato con sospetto prima del Concilio (a buon ragione) ed ora una dei luminari della teologia post Vaticano II.15
In effetti, coloro che Papa Pio XII considerava indegni di percorrere le vie del Cattolicesimo erano ora al comando. E come per coronare i propri obiettivi, il Giuramento contro il Modernismo e l'Indice dei Libri Proibiti furono pacatamente soppressi poco dopo la chiusura del Concilio — una decisione che il Vescovo Graber definì “incomprensibile”.16 San Pio X lo aveva profetizzato: la mancanza di controllo da parte delle autorità aveva contribuito a rendere il Modernismo più forte che mai.
Due notevoli esempi di neo-modernisti “riabilitati”
Esaminiamo due tra questi “nuovi” teologi che furono lasciati liberi di portare il loro lavoro di distruzione sulla Chiesa: Dominique Chenu ed Hans Küng.
Chenu fu uno strenuo difensore della Nuova Teologia, resa famosa da Henri de Lubac. Chenu fu condannato per le sue idee progressiste nel 1942, sotto Papa Pio XII.17 Il suo libro Une ecole de theologie fu posto nella lista dei libri proibiti e perse il proprio rettorato al Collegio Dominicano di Le Saulchoir.18 Padre David Greenstock scrisse nel 1950, sul suo Thomist contro la Nuova Teologia di Chenu e de Lubac, spiegando i pericoli del loro sistema teologico e la ragione della loro doverosa condanna. Greenstock mise in evidenza che i partigiani della Nuova Teologia rigettavano la filosofia Aristotelico-Tomistica in favore delle filosofie moderne. E' un passo che deve essere compiuto, affermavano, per poter piacere all'“uomo moderno”, il quale trova la filosofia Tomistica “irrilevante”. Il risultato è che la teologia Cattolica viene privata delle sue solide fondamenta filosofiche e viene invece spostata sulla base delle mutevoli correnti filosofiche del ventesimo secolo, molte delle quali fondate sull'ateismo e sull'agnosticismo.
Chenu negava il concetto di immutabilità della dottrina Cattolica, affermando che la fonte di tutta la teologia non risiede nel dogma immutabile bensì nella vita vitale19 della Chiesa e dei propri membri, i quali non possono essere separati dalla storia. Così, in senso stretto, come dice Greenstock, Chenu riteneva che la “teologia è la vita dei membri della Chiesa, piuttosto che una serie di conclusioni tratte da dati rivelati e con l'aiuto della ragione” — un principio sfuggente, impreciso ed errato. Come risultato, Chenu riteneva che la religione può cambiare a seconda dei tempi, e dovrebbe cambiare col passare del tempo, secondo le circostanze.
Greenstock spiegò che i partigiani di questa Nuova Teologia sono entrambi eterodossi ed ingannevoli. “Il concetto fondamentale su cui si basano i promotori di questo nuovo movimento,” scrive Greenstock, “è che la teologia, per sopravvivere, deve cambiare al passo dei tempi. Allo stesso modo, essi sono assai cauti nel ripetere tutte le proposizioni fondamentali della teologia tradizionale, come se non vi fosse quasi l'intenzione di attaccarle. Questo è vero in special modo per certi autori come Padri de Lubac, Daniélou, Rahner, ... tutti i quali sono indubbiamente al centro di questo movimento”.20
Il grande teologo Dominicano Padre Reginald Garrigou-Lagrange, autore del famoso saggio “Dove ci sta portando la Nuova Teologia?”21 del 1946, dimostrò che i sostenitori della Nuova Teologia (Blondel, de Lubac, Chenu) giungono a corrompere interamente il concetto di immutabilità della Verità. Così, avvertisse, la Nuova Teologia può portare in un unica direzione: direttamente, verso il Modernismo.
Mentre avveniva tutto questo, Padre Chenu e Padre de Lubac ricevevano protezione ed incoraggiamento dietro le quinte da parte del Cardinale Suhard, Arcivescovo di Parigi. Suhard disse a Chenu di non preoccuparsi perché “in venti anni, tutti nella Chiesa parleranno come Lei”. Come possiamo vedere, il cardinale predisse accuratamente l'invasione del pensiero neo-modernista all'interno della Chiesa. La maggior parte dei prelati di oggi parlano come Chenu. Nei primi anni '60, Padre Chenu era uno dei tanti teologi radicali invitati al Vaticano II da Papa Giovanni XXIII. Alla fine, grazie all'orientamento progressista del Concilio, Padre Chenu vide molte delle sue teorie, precedentemente condannate, considerate parte dei nuovi insegnamenti del Vaticano II, in special modo nella Gaudium et Spes. Chenu afferma con gioia che i punti per i quali il suo lavoro era stato condannato nel 1942 sono gli stessi che vengono ora sostenuti dai membri della gerarchia in nome del Concilio.22
Per quanto riguarda Hans Küng, questo “luminare” del periodo post-conciliare, lavorò a contatto stretto con altri radicali al Concilio, come Congar, Ratzinger, Rahner e Schillebeeckx. Nel 1970 tuttavia, poiché Küng era andato “troppo in la”, venne censurato dal Vaticano per alcune sue opinioni eretiche, tra cui: il rifiuto dell'infallibilità della Chiesa; la pretesa che i vescovi non ricevano la loro autorità da Cristo; l'idea che ogni persona battezzata abbia il potere di impartire la Santa Eucaristia; negare che Cristo sia “consostanziale” con il Padre; sottominare alcuni dogmi (non meglio specificati) riguardanti la Vergine Maria.23
Va fatto notare che queste sono solo alcune delle opinioni eretiche di Küng, ma queste erano le uniche menzionate nel documento del Vaticano. Così, a tutti gli effetti, il Vaticano lasciò intoccate le altre posizioni eretiche di Küng. Per esempio, in uno dei suoi libri più famosi, intitolato Essere un Cristiano, Hans Küng riesce a:
- Negare la divinità di Cristo (p. 130)
- Trascurare i miracoli del Vangelo (p. 233)
- Negare la resurrezione del corpo di Gesù (p. 350)
- Negare che Cristo abbia fondato una Chiesa istituzionale (p. 109)
- Nega che la Messa rinnova in maniera di rendere presente il sacrifico del Calvario (p. 323).24
Küng non ha mai ritrattato queste affermazioni eretiche ed eterodosse. Anzi, ha pubblicamente chiesto alla Chiesa di rivedere i propri insegnamenti sull'infallibilità papale, sul controllo delle nascite, sull'obbligatorietà del celibato per i sacerdoti, e nei riguardi delle donne nel sacerdozio. Malgrado il palese rifiuto degli insegnamenti della Chiesa, l'unica punizione che il Vaticano abbia mai inflitto a Küng è stata quella di “non permettergli” di considerarsi un teologo Cattolico, e per questo motivo non avrebbe potuto insegnare teologia in una università Cattolica. Questa “punizione” fu aggirata dall'università di Tübingen, dove lavorava Küng, dato che l'università lo assunse come professore e ristrutturò parte dei propri corsi affinché Küng, ormai considerato una celebrità, potesse continuare ad insegnare in quella parte dell'università che era ora trasformata in una scuola “secolare”.
Nel frattempo, il Vaticano non ha mai condannato Küng come eretico, né lo ha mai scomunicato (come prevede il diritto canonico), non ha mai ordinato che i suoi libri vengano rimossi dalle biblioteche all'interno dei seminari e delle università Cattoliche (se ne possono trovare in abbondanza), non gli ha mai impedito di tenere letture od essere ospite in istituzioni Cattoliche, non lo ha mai ostacolato dal pubblicare articoli sul Concilium ed altre pubblicazioni “cattoliche” progressiste. Don Hans Küng non è neanche sospeso. Piuttosto, a tutt' oggi, Küng rimane un sacerdote di buona reputazione nella diocesi di Basilea, con nessun altra sanzione canonica che penda su di lui.
Questo vuol dire che ad un sacerdote che continua a rigurgitare le proprie posizioni eretiche contro chiunque sia in grado di raggiungere tramite la liturgia, la preghiera e la confessione, viene permesso di continuare a praticare. La Congregazione per il Clero, sotto la guida del Cardinale Castrillón Hoyos, lo lascia impunito. Quindi, malgrado la flebile “condanna” del Vaticano, Küng continua ad avere accesso ad una varietà di “canali” assai influenti e può tuttora disseminare la sua dottrina così velenosa in tutta la Chiesa. Infatti, è stato affermato che i “successi teologici” di Küng sulla natura della Chiesa abbiano fornito la “base teologica” che ha reso possibile l'Accordo “Luterano-Cattolico” del 1999.
Inoltre, nel 1998, il Segretario di Stato del Vaticano, Sodano, il più potente Cardinale della Chiesa, ha elogiato Küng in un discorso tenuto al Laterano, nel quale ha lodato Küng per le “belle pagine dedicate al mistero Cristiano”.25 Il Cardinale Sodano lo ha anche definito “il teologo tedesco”, anche se Küng non potrebbe fregiarsi di tale titolo. (E' lo stesso Cardinale Angelo Sodano ad essere dietro all'attuale persecuzione sofferta da Padre Nicholas Gruner ed il suo apostolato di Fatima, come vedremo.)
Ora, la condanna che il Vaticano impose nel 1942 a Chenu fu assai più severa di quella che venne data a Küng. Ma Chenu non soltanto è sopravvissuto, ma è diventato una guida eminente della Chiesa Conciliare senza mai dover cambiare le proprie idee. La stessa cosa vale per Rahner, Congar, de Lubac e Von Balthasar, tutti teologicamente sospetti prima del Concilio, ma che hanno acquisito grande prestigio dopo di esso — anche se non hanno mai rigettato una sola delle loro opinioni eterodosse. Anche le persone come Küng sanno che qualsiasi mite condanna potranno mai ricevere, sarà solo un piccolo fastidio momentaneo, solo un tedioso contrattempo, un destino dispensato a tutti i veri “profeti”. Così come Chenu vide infine trionfare le sue idee eretiche grazie al Concilio rivoluzionario, allo stesso modo Küng potrebbe riempirsi di speranza che i suoi errori, in un futuro prossimo, diverranno de facto la “corrente dominante” del Cattolicesimo, malgrado non provengano dall'insegnamento dell'autentico Magistero, che non legherebbe mai la Chiesa a simili errori.
Il saluto dei neo-modernisti alla “nuova” Chiesa del Vaticano II
A buon ragione, il Concilio Vaticano II venne celebrato da persone come il Cardinale Suenens, Hans Küng, Louis Bouyer ed Yves Congar, come una Rivoluzione, come la morte di un era e l'inizio di un altra:
- Il Cardinale Suenens, che ebbe grande influenza su Papa Paolo VI, ed era amico dei cosiddetti “carismatici” nella Chiesa, fu assai felice che il Vaticano II avesse posto fine all'epoca Tridentina ed a quella del Vaticano I.26
- Hans Küng, affermò gongolante che “rispetto all'epoca post-Tridentina della Controriforma, il Concilio Vaticano II rappresenta nelle sue caratteristiche fondamentali una svolta a 180° ... E' una nuova Chiesa quella che nasce dal Vaticano II”.27
- Padre Bouyer, peritus francese presente al Concilio, esclamò con gioia che gli aspetti anti-protestanti ed anti-modernisti della Chiesa Cattolica “erano stati finalmente seppelliti”.28
- Allo stesso modo, il periodico romano Gesuita La Civiltà Cattolica, esclamò gioiosamente che “con il Concilio Vaticano II, si chiudeva l'epoca Tridentina per la Chiesa”.29
Queste affermazioni sono particolarmente audaci se consideriamo che i Concili di Trento ed il Vaticano I sono Concili dogmatici i cui insegnamenti non possono mai essere cambiati, scartati o reinterpretati nel nome di una “comprensione più profonda”. Il Concilio Vaticano Primo dichiarò infallibilmente:
Il significato dei Sacri Dogmi, che deve essere preservato per sempre, è ciò che nostra Santa Madre Chiesa ha determinato. Non dovrà mai essere possibile lasciare questa via in nome di una comprensione più profonda.30
I modernisti tuttavia, come ci avvertì Papa San Pio X, non accettano alcunché di fisso od immutabile. Il loro principio basilare è l'“evoluzione del dogma”. Essi portano avanti l'idea che la religione debba mutare in accordo con i tempi che cambiano. A questo riguardo, ed in merito a molti altri, i principali promotori del Vaticano II si rivelano essere uomini profondamente permeati dagli errori del Modernismo.
I Massoni ed i comunisti festeggiano
Insieme ai neo-modernisti, gioirono anche i Massoni ed i Comunisti per i risultati ottenuti dal Concilio. Come avevano sperato gli autori dell'Istruzione Permanente dell'Alta Vendita, così come gli infiltrati Comunisti di cui ci parla Bella Dodd, le idee di una cultura liberale erano entrate finalmente a far parte integrante delle figure più importanti della gerarchia Cattolica. Massoni e Comunisti hanno celebrato l'incredibile cambiamento portato dal Concilio, felici del fatto che i Cattolici avessero finalmente “visto la luce”, e che molti dei loro princìpi Massonici fossero stati accolti dalla Chiesa.
Per esempio, Yves Marsaudon della Loggia Scozzese, nel suo libro L'Ecumenismo visto da un Massone tradizionale, lodò l'ecumenismo sorto al Vaticano II. Egli disse:
I Cattolici ... non devono dimenticare che tutte le vie portano a Dio. Ed essi devono accettare che questa coraggiosa idea di libero pensiero, che possiamo correttamente chiamare rivoluzionaria, ed emergente dalle nostre logge Massoniche, si è sparsa magnificamente sulla cupola di San Pietro.31
Yves Marsaudon era deliziato dal fatto che “Si può affermare che l'ecumenismo è il figlio legittimo della Massoneria”.32
Lo spirito post conciliare di dubbio e di rivoluzione a tutti i costi riscaldò anche il cuore del Massone francese Jacques Mitterand, che manifestò così la sua approvazione:
E' cambiato qualcosa nella Chiesa, e le risposte date dal Papa sulle questioni più urgenti quali il celibato sacerdotale ed il controllo delle nascite, vengono seriamente dibattute all'interno della Chiesa stessa; la parola del Pontefice viene contestata dai Vescovi, dai preti, dai fedeli. Per un Massone, un uomo con dubbi sul dogma è già un Massone senza grembiule.33
Marcel Prelot, senatore francese della regione di Doubs, è probabilmente il più accurato nel descrivere quello che sta realmente avvenendo. Egli scrisse:
Abbiamo combattuto per un secolo e mezzo per far si che le nostre opinioni prevalessero nella Chiesa, senza successo. Finalmente, è giunto il Vaticano II ed abbiamo trionfato. Da allora le idee ed i princìpi del Cattolicesimo Liberale sono stati definitivamente ed ufficialmente accettati dalla Santa Chiesa.34
I Comunisti furono altrettanto felici dei risultati del Concilio. Come dichiarò il Partito Comunista Italiano (PCI) al suo 11° congresso nel 1964: “lo straordinario ‘risveglio’ del Concilio, che viene giustamente comparato agli Stati Generali del 1789, ha mostrato al mondo intero che la vecchia Bastiglia politico religiosa è scossa nelle sue fondamenta”.35 L'Unità, organo ufficiale del PCI, consigliò sfrontatamente a Papa Paolo VI di agire nei confronti dell'Arcivescovo Marcel Lefebvre, il quale guidava l'opposizione tradizionalista ai progressisti del concilio ed aveva combattuto per condannare il Comunismo, “stia attento del pericolo che rappresenta Lefebvre. E continui il magnifico movimento di avvicinamento cominciato con l'ecumenismo del Vaticano II”.36
Un “orientamento” del tutto nuovo per la Chiesa
Le sperticate lodi pubbliche nei confronti del Vaticano II da parte di luminari neo-modernisti, Comunisti e Massoni non ci devono sorprendere. E' ovvio a chiunque abbia occhi per vedere, che il Concilio Vaticano Secondo ha fatto proprie quelle idee che erano state condannate da Beato Papa Pio Nono nel Sillabo degli Errori, ma che erano invece in linea con il pensiero modernista. (Come vedremo più avanti, il Cardinale Ratzinger stesso ha descritto certi aspetti degli insegnamenti del Concilio come un qualcosa di “Contro Sillabo”.) Questo non è avvenuto per caso, ma di proposito. I progressisti al Vaticano II evitarono di compiere dichiarazioni dirette che sarebbero state condannate facilmente come errori modernisti, e introdussero deliberatamente, nei testi del Concilio, alcune ambiguità che avrebbero poi sfruttato a loro vantaggio dopo il Concilio.37
Utilizzando deliberatamente queste ambiguità, i documenti del Concilio promossero l'ecumenismo, già condannato da Papa Pio XI, la libertà religiosa per le false sette, condannata dai papi del 19° secolo (specialmente da Beato Pio Nono), una nuova liturgia a metà strada tra Protestantesimo ed ecumenismo che l'Arcivescovo Bugnini38 definì “una notevole conquista per la Chiesa Cattolica”, una collegialità che colpisce al cuore il primato papale, ed un “nuovo atteggiamento nei confronti del mondo” — specialmente in uno dei documenti più estremi pubblicati dal concilio, quella Gaudium et Spes che anche il Cardinale Ratzinger ha ammesso essere permeata dello spirito di Teilhard de Chardin.39
Il risultato di tutto questo fu il sorgere di un orientamento del tutto nuovo per la Chiesa, o come lo chiamò Papa Paolo VI, di un “apertura verso il mondo”. Come Paolo VI fu presto costretto ad ammettere, tuttavia, quest'apertura al mondo si è rivelata un errore incalcolabile.
Papa Paolo VI ammette che la Chiesa e' stata invasa dal pensiero secolare
Paolo VI dovette ammettere solo otto anni dopo il Concilio che “l'apertura al mondo è diventata una vera e propria invasione del pensiero secolare nella Chiesa. Siamo stati forse troppo deboli ed imprudenti”. Solo tre anni dopo il Concilio, Paolo VI aveva ammesso che “La Chiesa è in un difficile periodo di auto critica, o meglio di auto distruzione”.40 E nel 1972, in quello che è probabilmente l'affermazione più scioccante che sia mai stata pronunciata da un Pontefice Romano, Paolo VI pianse il fatto che “da qualche parte il fumo di Satana è entrato nel tempio di Dio”.41
Fermiamoci un attimo per approfondire queste incredibili affermazioni di Papa Paolo VI e le palesi verità che le hanno causate.
La Chiesa “apre” se Stessa al “dialogo” con i nemici comunisti e Massoni
Attraverso il Vaticano II iniziò una vasta collaborazione con le forze del mondo, la grande apertura al mondo. Risulta chiarissimo dalle parole stesse contenute nella Gaudium et Spes: “Con lo studio assiduo essi” — riferendosi a qualsiasi prete all'interno della Chiesa Cattolica, qualsiasi vescovo, qualsiasi membro della gerarchia — “si rendano capaci di assumere la propria responsabilità nel dialogo col mondo e con gli uomini di qualsiasi opinione”.
Ora, ci si potrebbe facilmente chiedere: Che c'è di male nel cercare la collaborazione ed il dialogo con gli uomini, qualsiasi sia la loro opinione, sopratutto in quelle aree in cui la Chiesa può trovare con loro una base di accordo? Ancora una volta, i Papi pre-conciliari ci avvertirono che uno dei tranelli del diavolo è proprio quello di far passare il male sotto forma apparente di bene. Parlando specificatamente di questo appello di collaborare e dialogare con i Comunisti, per cause che sarebbero apparentemente comuni a tutta l'umanità — ed è proprio quello che il diavolo vuole che faccia la Chiesa: posare le sue armi e unirsi al nemico — Papa Pio XI ci avvertì come segue, nella sua Divini Redemptoris:
All'inizio il Comunismo si è manifestato per quello che era in tutta la sua perversione. Ma molto presto ha capito che stava alienandosi le simpatie della gente. Ha pertanto cambiato la sua tattica e cercato di allettare le folle con vari trucchi, nascondendo il suo vero scopo sotto ideali che sono di per se stessi buoni ed attraenti. ... Celati sotto vari nomi che non hanno nulla a che vedere con il Comunismo, essi fondano organizzazioni e riviste col solo scopo di introdurre le loro idee in ambienti altrimenti inaccessibili. Tentano perfidamente di insinuarsi persino nelle organizzazioni professatamente Cattoliche e religiose. Inoltre, senza minimamente rinunciare ad alcuno dei loro principi sovversivi, invitano i Cattolici a collaborare con loro nel regno del cosiddetto umanitarismo e della carità. E a volte fanno proposte che sono perfettamente in armonia con lo spirito Cristiano e la dottrina della Chiesa. ... Ma vigilate attentamente, fratelli venerabili, affinché il fedele non si lasci ingannare da costoro. Il Comunismo è intrinsecamente malvagio e nessuno che volesse salvare la civiltà Cristiana dovrebbe mai collaborare con esso in nessun caso.42
Papa Pio XI non avrebbe potuto essere più chiaro sul dovere di evitare qualsiasi “dialogo” o collaborazione con i Comunisti. Ma perché? Come dice il detto, dimmi con chi vai, e ti dirò chi sei. Come riconobbe lo stesso Pio XI, se ci si avvicina ad un certo tipo di persone, si verrà inevitabilmente influenzati da diventare come loro, malgrado tutto. Se si collabora con le potenze del mondo, esse tenderanno a sedurci; diventeremmo come loro. Se la Chiesa si aprisse al mondo, e con questo intendiamo dire se cessasse ogni opposizione alle potenze cui una volta invece si opponeva, se affermasse di dover d'ora in poi collaborare e dialogare con i suoi nemici, i suoi membri diverrebbero come coloro che combattevano un tempo. E l'apertura al mondo porterebbe al risultato di vedere la Chiesa diventare proprio come il mondo, come lo stesso Papa Paolo VI fu costretto ad ammettere nell'affermazione summenzionata.
La Chiesa “riconcilia” se stessa con il liberalismo
Quei “conservatori” che negano che il Vaticano II rappresenti una rottura nei confronti della tradizione, o che contraddica gli insegnamenti tradizionali, non hanno evidentemente bene ascoltato i promotori e gli agitatori presenti al Concilio, i quali invece affermano sfacciatamente quella che è la verità. Yves Congar, uno degli “esperti” del Concilio ed uno tra i capi di coloro che hanno plasmato le riforme del concilio, riconobbe con soddisfazione che “La Chiesa ha avuto la sua pacifica Rivoluzione d'Ottobre”.43 Congar ammise inoltre, come se fosse qualcosa di cui andar fieri, che la Dichiarazione sulla libertà Religiosa pubblicata dal Vaticano II era contraria al Sillabo di Beato Pio Nono.44 Egli disse:
Non può venir negato che la pronunziazione sulla libertà religiosa del Vaticano II afferma cose sostanzialmente in contrasto con quello che dice il Sillabo del 1864, anzi piuttosto afferma il contrario delle proposizioni 16, 17 e 19 di questo documento.45
Congar fa capire in maniera sfrontata che il Vaticano II ha confutato una atto di condanna di errori, pronunciato infallibilmente da un Papa.
Più notevoli ancora sono gli interventi del cardinale progressista Suenens, tra i prelati più liberali del Ventesimo secolo e anch'egli Padre del Concilio, il quale parla con tono trionfante dei vecchi regimi che sono stati spazzati via. Le parole usate da Suenens in elogio del Concilio, sono rivelatrici di questo spirito e sono forse tra le più raggelanti e terribili di tutte. Suenens dichiarò che “il Vaticano II è la Rivoluzione Francese della Chiesa”.46
Solo pochi anni fa, nient'altri che il Cardinale Ratzinger, a quanto pare per niente turbato da tali affermazioni, ne ha aggiunta una di suo pugno. Secondo lui, il testo Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II non è nient'altro che un “contro-sillabo”. Egli disse:
Se si deve offrire un'analisi del testo (Gaudium et Spes) nella sua interezza, bisognerebbe affermare che esso è (insieme ai testi sulla libertà religiosa e le religioni del mondo) una revisione del Sillabo di Pio Nono, una specie di Contro-Sillabo ... Lasciateci essere felici nel dire che il testo serve come Contro-Sillabo e pertanto rappresenta, da parte della Chiesa, un tentativo di riconciliarsi ufficialmente con la nuova era inaugurata nel 1789 ... la partigianeria della posizione adottata dalla Chiesa sotto Pio IX e Pio X in risposta alla situazione creata dalla nuova fase storica, inaugurata dalla Rivoluzione Francese, è stata corretta via facti in larga misura, specialmente in Europa Centrale, ma non esisteva ancora una base comune su cui fondare le relazioni tra la Chiesa ed il mondo che si era venuto a creare dopo il 1789. Infatti, un atteggiamento largamente contro-rivoluzionario ha continuato ad esistere tra nazioni a forte maggioranza Cattolica. Ormai quasi nessuno nega al giorno d'oggi che i concordati con la Spagna e l'Italia se sforzono di conservare un'impostazione del mondo che non corrisponde più ai fatti. E difficilmente si può negare che, per quanto riguarda l'educazione ed il metodo critico-storiografico della scienza moderna, vi è stato un anacronismo strettamente legato alla fedele adesione a questa vecchia impostazione di rapporti tra Chiesa e stato.47
Quale audacia per un cardinale definire due dei più grandi Papi della storia della Chiesa “partigiani” nei loro tentativi di proteggere la Chiesa dagli errori del liberalismo e del modernismo! Secondo il Cardinale Ratzinger, al Vaticano II la Chiesa ha fatto un “tentativo” per “correggere” e “confutare” gli insegnamenti dei Beato Pio Nono e San Pio X, e di riconciliarsi piuttosto con la Rivoluzione Francese e l'Illuminismo.
Ma questo è il fine ultimo dell' Istruzione Permanente, il dettagliato progetto della Massoneria per sovvertire la Chiesa! E' proprio per questo che Beato Papa Pio Nono condannò, nel suo Sillabo degli Errori, l'affermazione che “Il Pontefice Romano può e deve riconciliarsi e venire a patti con il progresso, il liberalismo e la civiltà moderna”. (proposizione condannata #80). Anche San Pio X, nella sua lettera apostolica Notre Charge Apostolique, condannò il movimento Sillone in Francia, rimproverando i suoi appartenenti perché “non temono di compiere accostamenti blasfemi tra il Vangelo e la Rivoluzione”.
Ma secondo il Cardinale Ratzinger: “non vi può essere ritorno al Sillabo, il quale può aver segnato il primo stadio del confronto col liberalismo, ma non può esserne l'ultimo”.48 E quale sarebbe quest'ultimo “stadio” in questo “confronto col liberalismo”? E' forse, come dice il Cardinale Ratzinger, l'accettazione di quelle stesse idee che prima la Chiesa condannava! Affrontare il liberalismo accordandosi con esso? Che razza di doppio gioco è mai questo? Il “confronto” che propone Ratzinger col liberalismo non è nient' altro che una resa senza condizioni.
C'e' di più: secondo il Cardinale Ratzinger, non vanno considerate superate solo le condanne del liberalismo contenute nel Sillabo di Beato Pio Nono, ma anche gli insegnamenti anti-modernisti di San Pio X contenuti nella Pascendi. Nel 1990, la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicò una “Istruzione sulla Vocazione Teologica Ecclesiastica”. Introducendo tale Istruzione alla stampa, il Cardinale Ratzinger affermò che certi insegnamenti del Magistero erano “da non considerare come parola finale in merito, ma servivano piuttosto come un tentativo di risolvere il problema e, in fin dei conti, come espressione di prudenza pastorale, una specie di disposizione temporanea”.49 Come esempio di queste “disposizioni temporanee”, il Cardinale Ratzinger citò “le affermazioni dei Papi nel secolo scorso sulla libertà religiosa così come le decisioni anti-moderniste all'inizio del ventesimo secolo ...”50 — ovvero, gli insegnamenti di San Pio X all'inizio del 1900.
Questi commenti da parte del Cardinale Ratzinger dovrebbero creare disagio in ogni Cattolico, non solo perché palesano che il Concilio ha fatto proprio uno degli obiettivi più importanti dei nemici della Chiesa, ma perché tali affermazioni vengono da quell'uomo che, in veste di capo della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF), si suppone debba essere il custode della purezza della dottrina Cattolica. Ed egli è la stessa persona, come vedremo, che ha condotto la carica contro l'interpretazione Cattolica tradizionale del Messaggio di Fatima.
Molti rigettano l'insegnamento secondo il quale la Chiesa Cattolica Romana è esclusivamente l'unica e vera Chiesa di Cristo.
Così come il tentativo di riconciliare i princìpi della Rivoluzione Francese con quelli della la Chiesa avrebbe portato alla neutralizzazione dell'opposizione, un tempo feroce, agli errori dell'epoca moderna, così l'“impresa ecumenica” lanciata al Concilio avrebbe portato presto all'abbandono de facto di tutti i tentativi di convertire i protestanti e gli scismatici alla Fede Cattolica — così come per la conversione della Russia.
Mentre il Concilio abbracciava il “movimento ecumenico” — solo 35 anni dopo che Papa Pio XI ne aveva condannato i princìpi nella sua enciclica Mortalium Animos — il documento Conciliare Lumen Gentium mise in dubbio l'intera dottrina della Chiesa Cattolica in quanto unica vera Chiesa. Secondo il Lumen Gentium “la Chiesa di Cristo ... sussiste nella Chiesa Cattolica”. (enfasi aggiunta)
Questa affermazione destò perplessità. Perché il documento non affermava, semplicemente, quello che la Chiesa Cattolica aveva sempre insegnato, come si può leggere nelle encicliche di Papa Pio XII — ovvero che l'unica vera Chiesa di Cristo è la Chiesa Cattolica?51 Perché usare un termine favorevole ai progressisti, secondo i quali la Chiesa di Cristo è fondamentalmente più grande della Chiesa Cattolica, cosicché gli scismatici e le sette protestanti ne diventano parte (o vi si collegano) “misteriosamente”? Questo errore, basato sull'errore dell'utilizzo da parte del Vaticano II della parola “sussistere”, viene ulteriormente rilanciato da Padre Avery Dulles, nominato di recente cardinale da Papa Giovanni Paolo II:
La Chiesa di Gesù Cristo non si identifica esclusivamente colla Chiesa Cattolica Romana. Essa sussiste nel Cattolicesimo Romano, ma è anche presente in vari modi e gradazioni in altre comunità cristiane nella misura in cui anch'esse sono ciò che fu principiato da Dio attraverso Gesù e sono fedeli alle ispirazioni dello Spirito di Cristo. Come risultato di questa parte in comunanza con la realtà dell'unica Chiesa, le varie comunità Cristiane hanno una vera e propria comunione, per quanto imperfetta, tra loro.52
Allo stesso modo il Cardinale Ratzinger ha ancora una volta sposato le tesi della “nuova teologia”. In un intervista rilasciata dal Cardinale Ratzinger al giornale tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, si legge che:
Quando i Padri Conciliari sostituirono la parola “è” con la parola “subsistit” (sussistere) lo fecero con uno scopo ben preciso. Il concetto espresso da “è” (essere) è più ampio di quello espresso da “sussistere”. “Sussistere” è un modo ben preciso di essere, ossia essere come soggetto che esiste in sé. I Padri Conciliari dunque intendevano dire che l'essere della Chiesa in quanto tale è un entità più ampia della Chiesa Cattolica Romana ma all'interno quest'ultima essa acquisisce, in modo incomparabile, la caratteristica di un vero e proprio soggetto.53
Il Cardinale Ratzinger afferma che i Padri Conciliari intendevano dire che l'“essere” della Chiesa è un entità più ampia della Chiesa Cattolica, ma la sua affermazione è falsa. La maggioranza dei Padri Conciliari non aveva alcuna intenzione di contraddire gli insegnamenti di Papa Pio XII che la Chiesa di Cristo è la Chiesa Cattolica , non certo una vaga “entità” che risulta essere “più ampia” della Chiesa Cattolica.
In verità, l'intenzione di Ratzinger era quella di usare un concetto ambiguo per sottominare l'insegnamento tradizionale secondo il quale l'unica e sola Chiesa di Cristo è la Chiesa Cattolica — un intenzione condivisa dai suoi fedeli sostenitori della “nuova teologia” al Vaticano II. Noi sappiamo tutto questo perché è stato proprio Don Ratzinger in persona, nella sua funzione di peritus al Concilio, ad introdurre il termine “sussistere” nella stesura del documento conciliare Lumen Gentium. Egli inserì questo termine sotto suggerimento del Pastore Schmidt, un ministro protestante tedesco.
Qualora chi legge trovasse confusionaria la spiegazione del Cardinale Ratzinger sull'uso della parola “sussistere”, sappia che è una confusione del tutto voluta. “Sussistere” ed “essere” possono, infatti, voler dire la stessa cosa, contrariamente a quanto suggerisce il Cardinale Ratzinger. Per quella ricerca della verità e della precisione che dovrebbe caratterizzare qualsiasi documento conciliare, il Concilio avrebbe dovuto affermare chiaramente che “La Chiesa di Cristo sussiste unicamente nella Chiesa Cattolica”. Ma come ammise Padre Edward Schillebeeckx, un altro peritus conciliare, i suoi confratelli progressisti avevano inserito scientemente delle ambiguità nei testi conciliari,54 sapendo bene che avrebbero potuto successivamente interpretarle in modo eterodosso dopo il Concilio.
Ed è esattamente quello che sta facendo il Cardinale Ratzinger con l'ambiguo termine “sussistere”. Davvero, il testo originale dell'intervista in tedesco sopra citata rilasciata dal Cardinale Ratzinger al Frankfurter Allgemeine Zeitung ci mostra un quadro ancora più estremo del suo abbandono degli insegnamenti di Papa Pio XII: “... die Konzilsväter das von Pius XII gebrauchte Wort ‘ist’ durch ‘subsistit’ ersetzten” — letteralmente: “... i Padri Conciliari rimpiazzarono la parola ‘è’, usata da Pio XII, con ‘sussiste’”. Il Cardinale Ratzinger quindi ammette che il Vaticano II ha rimpiazzato la terminologia usata da Papa Pio XII — grazie a Ratzinger stesso ed al suo amico ministro protestante! Peggio ancora, il testo originale in tedesco dell'intervista riporta che: “So wollten die Väter sagen: Das Sein der Kirche als solches reicht viel weiter als die römisch-katholische Kirche” — letteralmente: “Così i Padri volevano dire che l'essere della Chiesa in quanto tale è un entità assai più ampia della Chiesa Cattolica Romana”.55 Così, Dulles e Ratzinger contraddicono esplicitamente l'eterno insegnamento del Cattolicesimo secondo il quale la Chiesa di Cristo esiste esclusivamente nella Chiesa Cattolica. Pensate che la loro opinione è adesso quella comune interpretazione del Vaticano II.
Abbiamo quindi visto i primi esempi di come i “nuovi teologi” al Vaticano II si siano de facto passati la “palla” teologica da soli, mentre allo stesso momento pretendono di averla ricevuta dal “Concilio”.
La Chiesa non cerca più la conversione ed il ritorno degli eretici e degli scismatici
Sulla base di questa nuova “Chiesa di Cristo”, un qualcosa di assai più grande della Chiesa Cattolica Romana, non deve meravigliarsi se dopo 40 anni di “attività ecumenica”, anche i prelati Vaticani ora sono apertamente contrari al ritorno dei protestanti e degli scismatici a Roma.
Prendiamo per esempio la recente affermazione del Cardinale Walter Kasper, ex segretario del più illustre eretico Post-conciliare della Chiesa, Hans Küng. Kasper, le cui opinioni moderniste sono ben conosciute in tutta la Chiesa, è stato nominato cardinale da Papa Giovanni Paolo II nel febbraio del 2001 ed ora fa parte della Prefettura del Concilio Pontificio Vaticano per la Promozione dell'Unità Cristiana. Kasper ha detto:
... oggi non consideriamo più l'ecumenismo in senso di ritorno, intendendo con questo la “conversione” ed il ritorno all'essere “Cattolici”. Questa via è stata espressamente abbandonata al Vaticano II.56
L'affermazione di Kasper si prende beffe del dogma infallibile e triplicemente ribadito, secondo il quale “al di fuori dalla Chiesa non vi è salvezza” (extra ecclesiam nulla salus). Il testo di queste tre solenne ed infallibile definizione (e che quindi non possono essere cambiate)57 che costituiscono un obbligo per tutti i Cattolici58 (di qualsiasi rango essi siano, inclusi i Cardinali ed i Papi), sotto pena di scomunica automatica (espellendoli quindi dalla Chiesa Cattolica), è il seguente:
Una, inoltre, è la chiesa universale dei fedeli, fuori della quale nessuno assolutamente si salva. (Papa Innocente III, Quarto Concilio Laterano, 1215; D.S. 802; Dz.-Hünermann 802)E dichiariamo, affermiamo, stabiliamo che l'essere sottomessi al romano pontefice è, per ogni umana creatura, necessario per la salvezza. (Papa Bonifacio VIII, Bolla Unam Sanctam, 1302; D.S. 875; Dz.-Hünermann 875)La chiesa crede fermamente, confessa e annuncia che ‘nessuno di quelli che sono fuori della chiesa cattolica, non solo i pagani’, ma anche i giudei o gli eretici e gli scismatici, potranno raggiungere la vita eterna, ma andranno nel fuoco eterno, ‘preparato per il diavolo e per i suoi angeli’ [Mt 25,41], se prima della morte non saranno stati ad essa riuniti; crede tanto importante l'unità del corpo della chiesa, che, solo a quelli che in essa perseverano, i sacramenti della chiesa procureranno la salvezza, e i digiuni, le altre opere di pietà e gli esercizi della milizia cristiana ottengono il premio eterno. Nessuno, per quante elemosine abbia fatto e persino se avesse versato il sangue per il nome di Cristo può essere salvo, se non rimane nel grembo e nell'unità della chiesa cattolica’. (Papa Eugenio IV, Bolla Cantate Domino 1442; D.S. 1351; Dz.-Hünermann 1351)
Quest'insegnamento non deve venir interpretato in modo tale da precludere la possibilità di salvezza per coloro che non diventino membri formali della Chiesa Cattolica se questi, per motivi non derivanti da loro colpa, non sono a conoscenza di un tale obbligo oggettivo. Ciononostante, come ci insegnò Beato Pio Nono nel Singulari Quidem, i Cattolici non si devono preoccupare con inutili speculazioni sulla salvezza di coloro che non sono formalmente appartenenti alla Chiesa, dato che solo Dio sa chi vorrà salvare (in qualche straordinaria maniera) tra i tanti che nel mondo non hanno professato esteriormente la religione Cattolica. Per questo monito, il Beato Pio Nono — beatificato proprio da Papa Giovanni Paolo II — esortava i fedeli a tenere saldo il dogma secondo il quale “al di fuori della Chiesa non vi è salvezza” ed a continuare con fervore ancora maggiore nel compito della Chiesa, divinamente assegnatole, ovvero quello di fare discepoli di tutte le nazioni. Mentre per il destino di chi rimane al di fuori della Chiesa visibile, Sua Santità ci avvertiva che “ogni ulteriore indagine è illegittima”.
Chi può mettere in dubbio la saggezza dei moniti di Beato Pio Nono? Infatti la Chiesa ha anche insegnato, costantemente ed infallibilmente, che in questo mondo nessuno (a meno che non abbia ricevuto una rivelazione privata) può sapere con assoluta certezza lo stato soggettivo di un' anima, qualsiasi essa sia, ed ancor meno se un anima — anche la propria — sia annoverata tra quelle elette. Dato che la Chiesa non può sapere con esattezza se una persona sia salva o dannata, i ministri della Chiesa hanno il dovere di cercare la conversione di ogni uomo, donna e fanciullo sulla faccia della terra, seguendo gli insegnamenti di Nostro Signore in persona: “Andate dunque, ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho ordinato (Matt. 28:19-20); Chi crederà e si farà battezzare sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato”. (Marco 16:16)
Dichiarando che i Protestanti non devono più convertirsi al Cattolicesimo, il Cardinale Kasper nega apertamente entrambi gli infallibili insegnamenti del Magistero ed i comandi di Nostro Signore Iddio. Le opinioni del Cardinale Kasper contraddicono anche oggettivamente il costante insegnamento della Chiesa secondo la quale l'unica via per l'unità Cristiana è il ritorno dei dissidenti all'interno della Chiesa Cattolica attraverso la loro conversione. Nel monito di Papa Pio XII lanciato dal Sant'Uffizio nel 1949 e riguardante il “movimento ecumenico”, i vescovi erano stati avvertiti che qualsiasi progetto “ecumenico” essi potessero mai intraprendere, gli interlocutori protestanti avrebbero dovuto accettare “la Verità Cattolica” e “gli insegnamenti delle Encicliche dei Pontefici Romani sul ritorno dei dissidenti all'interno della Chiesa”.59 La dottrina Cattolica del ritorno dei dissidenti fu ricordata sotto Papa Pio XII il 20 dicembre 1949: “La dottrina Cattolica verrà sempre proposta e spiegata nella sua assoluta integrità: non si dovrà mai rendere al silenzio o coprire con parole ambigue tutto quello che la Chiesa Cattolica insegna sulla vera natura e sugli strumenti della salvezza, sulla costituzione della Chiesa, sul primato della giurisdizione del Supremo Pontefice, sull'unica vera unione che si realizza solo con il ritorno dei dissidenti all'unica vera Chiesa di Cristo”.60
Perlomeno, il Cardinale Kasper afferma apertamente quello che la maggior parte dei prelati di oggi sembra credere ma che non ammetterà né negherà mai esplicitamente. Ma la politica attuale del Cardinale Kasper rispecchia lo “spirito prevalente del Vaticano II”; è stato confermato proprio dal Cardinale Ratzinger, all'epoca ancora un semplice sacerdote, quando scrisse, nel suo libro Risultati teologici del Vaticano II, 1966, che il Concilio ha dato alla Chiesa un nuovo orientamento nei confronti dei Non-Cattolici, il quale li dispensa da qualsiasi pretesa di conversione:
La Chiesa Cattolica non ha alcun diritto di assorbire le altre Chiese ... [Una] unità fondamentale — delle Chiese che rimangano Chiese, ma che possano diventare una Chiesa unica — deve rimpiazzare l'idea della conversione, anche se la conversione mantiene la sua importanza per coloro che sono motivati, secondo coscienza, a cercarla.61
Ora, il Cardinale Ratzinger scrisse questo libro durante il Concilio. In quanto collega di Karl Rahner, egli fu coinvolto largamente nella stesura dei documenti conciliari. Egli è quindi in grado di dirci quali erano le vere intenzioni degli “architetti” del Vaticano II, cosa da non confondersi con le intenzioni dei Padri Conciliari in generale. Ed egli afferma che l'insegnamento del Vaticano II, secondo quello che scrissero i documenti, era quello di considerare la conversione come una scelta.62 Cio è, secondo Ratzinger, i non Cattolici non devono più necessariamente convertirsi alla vera Chiesa per trovare la salvezza eterna e l'unità.
Questa opinione non è meno radicale di quella di Padre Edward Schillebeeckx, anch'egli peritus progressista del Concilio, che tra l'altro fu inquisito dal Vaticano dopo il Concilio (ma mai condannato o punito) per il suo palese rifiuto di molti dogmi Cattolici. Schillebeeckx esultò per il fatto che “al Vaticano II, la Chiesa Cattolica ha ufficialmente abbandonato il suo monopolio sulla religione Cristiana”.63
Allo stesso modo un giornale “Cattolico”, organo del Servizio Internazionale di documentazione Giudaico-Cristiana di Roma (SIDIC),64 scrisse riguardo al nuovo orientamento del Vaticano II verso i non Cattolici. Nel 1999 evidenziò quello che viene considerato essere il “principale problema” con i cosiddetti “Cattolici tradizionalisti”, tra cui l'Arcivescovo Lefebvre:
Il rifiuto di Lefebvre di accettare l'ecumenismo deriva dai chiari insegnamenti del Magistero: l'enciclica Satis Cognitum di Leone XIII (1896); l'enciclica Mortalium Animos di Pio XI (1928); L'istruzione del Sant'Uffizio nei riguardi dell'ecumenismo del 20 dicembre 1949. L'unico ecumenismo che viene accettato da Lefebvre e dai suoi seguaci è quello che cerca in tutti i modi il ritorno incondizionato dei membri delle altre confessioni in seno all'unica Chiesa di Cristo, la Chiesa Cattolica Romana. Questa visione così duramente settaria della natura della Chiesa, è esattamente il tipo di ragionamento che il Vaticano II ha rifiutato di accettare, dopo una profonda riflessione della natura stessa della Chiesa. Anche se radicata nella Tradizione [sic] la portata della riflessione attuata dal Concilio fu senza precedenti nella storìa della Cristianità. Per gli integralisti, l'ecumenismo è uno dei tradimenti fondamentali del Vaticano II.65
Questa nuova pretesa secondo cui i membri delle altre confessioni non si debbano più convertire al Cattolicesimo perché fanno parte, “in qualche modo misterioso”, della Chiesa di Cristo,66 si fa beffe dell'eterno insegnamento della Chiesa sulla necessità che i non Cattolici abbandonino i propri errori e tornino in seno all'unica vera Chiesa di Gesù Cristo, come i Papi pre-conciliari avevano unanimemente insegnato.
Destano ancora più preoccupazione i casi di alcuni Cardinali Vaticani che scoraggiano attivamente i non Cattolici dal desiderio di convertirsi al Cattolicesimo. Catholic Family News ha pubblicato la storia di Padre Lino Dragu Popian, cresciuto nella Romania Ortodossa. Nel 1975 egli rischiò la sua vita per fuggire dalla Romania Comunista e si presentò come seminarista al Vaticano, esprimendo il desiderio di convertirsi al Cattolicesimo. L'allora Segretario di Stato Cardinale Villot, ed altri Cardinali del Vaticano, ne furono atterriti. Dissero al giovane Popian che non avrebbe dovuto fuggire dal Comunismo e non sarebbe dovuto diventare Cattolico, perché questo avrebbe danneggiato le relazioni Vaticane con la Romania Comunista e la Chiesa Ortodossa Rumena.67
Poco è cambiato da allora a Roma. Il Vescovo Fellay della Società di San Pio X, ha affermato in una recente intervista, di aver incontrato un vescovo scismatico (Ortodosso) che voleva convertirsi alla Chiesa Cattolica. Il Vescovo Fellay gli consigliò di rivolgersi direttamente a Roma. Quando il vescovo Ortodosso comunicò al Vaticano l'intenzione di convertirsi alla Chiesa Cattolica, “questo scatenò il panico in Vaticano. Il giorno seguente, il Cardinale Neves, prefetto della Congregazione dei Vescovi, disse al vescovo scismatico: ‘Vostra Eccellenza, non è necessario convertirsi. A partire dal Concilio, le cose sono cambiate! Non c'e' più bisogno di convertirsi ormai.’”68
Questo deliberato rifiuto di permettere ad un vescovo scismatico Ortodosso di tornare a Roma, segue fedelmente le indicazioni della Dichiarazione di Balamand del 1993, un accordo negoziato da alcuni elementi del Vaticano con diverse chiese Ortodosse. In questo documento la rappresentanza del Vaticano (nella figura del Cardinale Cassidy del Pontificio Concilio per la “Unità Cristiana”) convenne alla fine che, sulla base del “cambiamento radicale delle prospettive e quindi dell'atteggiamento” generato dal Vaticano II, la Chiesa Cattolica istruirà nuovi sacerdoti per “percorrere la strada di futuri contatti tra le due chiese, lasciando dietro l'ormai datata dottrina ecclesiastica del ritorno alla Chiesa Cattolica”.69
La sola idea che i costanti insegnamenti del Magistero sul ritorno dei dissidenti (scismatici ed eretici) all'unica Vera Chiesa come unico mezzo per la vera unità Cristiana possano essere “datati” è eretica, dato che non solo contraddice l'insegnamento della Chiesa sul ritorno dei propri dissidenti, ma anche il dogma Cattolico definito infallibilmente secondo il quale al di fuori della Chiesa non vi è salvezza.
L'abbandono del tradizionale insegnamento della Chiesa in quest'area non costituisce una “carità” verso i fratelli divisi, ma piuttosto il ritiro della Chiesa dal proprio compito, ovvero quello di dirgli semplicemente la verità. E quindi quel che ne risulta non è certo un qualcosa di vantaggioso per i non cattolici, bensì una Chiesa indebolita e piena di scandali, la quale non è quasi più in grado di servire in quanto fermento della civiltà, un compito per il quale era stata creata. Anche se la Chiesa, dato che è un istituzione divina oltre che umana, verrà inevitabilmente riportata al Suo precedente vigore, cosa che è sempre seguita ad altre crisi durante la Sua storia, la Chiesa ed il mondo intero soffriranno enormemente fino a che questa crisi non sarà cessata.
Viene abbandonato il concetto di Regno Sociale di Cristo
Come conseguenza di questo nuovo orientamento della Chiesa a partire dal Vaticano II, vi è stato un abbandono de facto del costante insegnamento della Chiesa sul Regno Sociale di Cristo. Secondo questo insegnamento, non solo i singoli uomini, ma tutte le nazioni sono obbligate a sottomettersi a Cristo ed a conformarsi ai Suoi insegnamenti. E' l'insegnamento di Cristo, non il “dialogo” con gli infedeli, che porterà la pace nel mondo; è la Sua Chiesa che servirà come strumento principale per la pace mondiale. L'insegnamento costante della Chiesa su questa dottrina è riassunto, con ammirabile concisione, da Papa Pio XI nella sua enciclica Ubi Arcano Dei:
Dal momento che la Chiesa è l'unica e saggia guida per la nostra coscienza, dato che per la salvaguardia di Essa ci sono state confidate le dottrine e le promesse dell'ausilio di Cristo, Essa non è solo in grado di portare una pace che sia la vera pace di Cristo ma può anche, meglio di qualsiasi altra organizzazione di cui Siamo a conoscenza, contribuire enormemente ad assicurare la stessa pace per i tempi a venire, di fare in modo che non si verifichino più guerre in futuro. Perché la Chiesa insegna (dato che solo Essa ha ricevuto da Dio il mandato ed il diritto di insegnare con autorità) che non solo i nostri atti come individui ma anche come gruppi e come nazioni devono confarsi all'eterna legge di Dio. Infatti, è assai più importante che le azioni dei paesi seguano la legge di Dio, dal momento che una nazione ha assai più responsabilità per le proprie azioni rispetto ad un individuo. Pertanto, quando i governi e le nazioni perseguono le loro attività, siano esse nazionali od internazionali, secondo i dettami della coscienza contenuti negli insegnamenti, nei precetti e negli esempi di Gesù Cristo, e che sono fondamentali per ciascun individuo, solo allora possiamo avere fiducia nella parola degli altri e credere nelle soluzioni pacifiche dei problemi e delle controversie che possono sorgere per le differenze tra i vari punti di vista o per conflitto di interessi.70
Parlando dei tentativi di ottenere la pace mondiale tramite la Lega delle Nazioni, Papa Pio XI dichiarò:
Un tentativo in questa direzione è stato compiuto e in questo momento e ancora fatto, i suoi risultati tuttavia sono quasi insignificanti, sopratutto per quanto riguarda il loro tentativo di dirimere i problemi principali che dividono gravemente e tendono a far muovere le nazioni l'una contro l'altra. Nessuna semplice istituzione umana può avere successo nel creare un corpo di leggi internazionali che sarà in armonia con le condizioni del mondo come quelle del'Medioevo in possesso dell'unica vera Lega delle Nazioni, la Cristianità. Non può venir negato che durante il Medioevo questa legge veniva spesso violata; ma è sempre esistita come ideale, secondo il quale si potevano giudicare le azioni di intere nazioni, e fungeva da faro per coloro che avevano smarrito la retta via.71
Per rafforzare questi insegnamenti, nella sua enciclica Quas Primas, Papa Pio XI ha inaugurato la festa di Cristo Re:
E' quindi giusto, in vista del comune insegnamento delle sacre scritture, che la Chiesa Cattolica, che è il regno di Cristo in terra, destinato a diffondersi tra tutti gli uomini e in tutti i paesi, debba salutare, con tutti i mezzi della venerazione, il Suo Creatore e Fondatore nella propria liturgia annuale come Re e Signore, e come Re dei re ... L'impero del nostro redentore abbraccia tutti gli uomini. Per usare le parole del nostro immortale predecessore, Papa Leone XIII: “Il suo impero non include solo tutte le nazioni Cattoliche, non solo le persone battezzate che, anche se di diritto appartengono alla Chiesa, sono state condotte in errore o sono state allontanate da essa per lo scisma, ma anche a tutti coloro che si trovano al di fuori della Fede Cristiana; cosicché in verità l'umanità intera è soggetta al potere di Gesù Cristo”. Né fa differenza al riguardo l'essere un semplice individuo, una famiglia o uno stato; perché tutti gli uomini, siano essi presi individualmente o collegialmente, sono sotto il dominio di Cristo.72
La “civiltà dell'amore” rimpiazza la conversione dei pagani
Dopo il Vaticano II, tuttavia, il regno sociale di Cristo è stato rimpiazzato da un qualcosa che viene definito “la civiltà dell'amore”. Un termine coniato da Papa Paolo VI per descrivere l'ideale utopico per il quale il “dialogo con il mondo” porterebbe ad una fratellanza mondiale di religioni che non sarebbe solo ed esplicitamente Cristiana. Lo slogan di questa “civiltà dell'amore” è stato da allora ripetuto incessantemente. Ecco come viene descritto questo nuovo concetto da Giovanni Paolo II nel suo discorso per la giornata mondiale della Pace del 2001:
Il dialogo porta a riconoscere la ricchezza della diversità e dispone gli animi alla reciproca accettazione, nella prospettiva di un'autentica collaborazione, rispondente all'originaria vocazione all'unità dell'intera famiglia umana. Come tale, il dialogo è strumento eminente per realizzare la civiltà dell'amore e della pace, che il mio venerato predecessore, Papa Paolo VI, ha indicato come l'ideale a cui ispirare la vita culturale, sociale, politica ed economica del nostro tempo ... Anche le differenti religioni possono e devono portare un contributo decisivo in questo senso. L'esperienza da me tante volte compiuta nell'incontro con rappresentanti di altre religioni — ricordo in particolare l'incontro di Assisi del 1986 e quello in Piazza san Pietro del 1999 — mi conferma nella fiducia che dalla reciproca apertura degli aderenti alle diverse religioni grandi benefici possono derivare alla causa della pace e del bene comune dell'umanità.73
Anche Giovanni Paolo II è stato portato a pensare che gli incontri di preghiera interconfessionali come quello di Assisi del 1986 e del 2002 siano degli strumenti con cui ottenere questo concetto utopico. Ma la sola vista di un tale spettacolo avrebbe inorridito Papa Pio XI e ciascuno dei suoi predecessori. Nel frattempo, il Regno Sociale di Cristo all'interno di un ordine sociale Cattolico viene de facto escluso dal nuovo orientamento della Chiesa.
Ovviamente la nuova tendenza “ecumenica” ed “interconfessionale” della Chiesa non può conciliarsi col Messaggio di Fatima, e questo ci spiega come mai, a partire dal Vaticano II, viene condotto un tentativo per ritoccare il Messaggio, mantenendolo all'interno del nuovo orientamento, se non addirittura per seppellirlo completamente.
Ma i cattolici devono accettare questo nuovo
orientamento della Chiesa?
orientamento della Chiesa?
I Cattolici hanno il dovere di obbedire ai chiari insegnamenti della Chiesa sulla Fede e sulla morale; ma essi non sono costretti ad obbedire ai nuovi comportamenti ed orientamenti di ecclesiastici liberali, i quali ora affermano e compiono cose mai sentite prima nella storia della Chiesa. Per questo, i Cattolici hanno tutto il diritto, anzi il dovere, di resistere a questa nuova tendenza sorta dalle ambiguità del Concilio e dalle opinioni della “nuova teologia”, in aperto conflitto con l'infallibile ed eterno Magistero. Per anni, i Cattolici hanno operato secondo l'erronea convinzione di dover accettare il Concilio Pastorale, il Vaticano II, come se esso avesse la stessa autorità dei Concili dogmatici. Ma questo è falso. I Padri Conciliari hanno ripetutamente definito il Vaticano II come un Concilio Pastorale. E questo è infatti: un Concilio il cui compito non era il ridefinire la Fede, ma dare giudizi pratici e prudenziali — come il voler lanciare questa “avventura ecumenica”. Un documento del Concilio, la Nota Preliminare (in latino Nota Praevia) al Lumen Gentium, lo afferma chiaramente: “alla luce della pratica conciliare e dello scopo pastorale di questo Concilio, questo sacro Sinodo vuole chiarire che le questioni di fede e della morale esse sono obbligatorie per la Chiesa solo quando il Sinodo lo afferma apertamente e chiaramente”.74 Nessun argomento di Fede e morale era definito “come obbligatorio per la Chiesa”, riguardo al nuovo “orientamento Ecumenico”, né era definito le altre nuove formule “pastorali” usate dai documenti conciliari.
Che il Vaticano II rivesta un autorità inferiore ai concili dogmatici viene confermato dalla testimonianza del Padre Conciliare, Vescovo Thomas Morris. Per sua richiesta, la sua testimonianza fu tenuta sotto sigillo fino al momento della sua morte:
Fui sollevato nell'apprendere che questo Concilio non mirava a definire o a dare giudizi definitivi sui dogmi di fede, perché un affermazione definitiva sulla dottrina deve essere formulata assai cautamente mentre i documenti del Concilio erano per me delle bozze e suscettibili di essere cambiate.75
Vi è inoltre l'importante testimonianza del Segretario del Concilio, Arcivescovo (poi Cardinale) Pericle Felici. Alla conclusione del Vaticano II, i vescovi chiesero all'Arcivescovo Felici quello che i teologi chiamano “la nota Teologica” del Concilio — ovvero il “peso” dottrinale dei suoi insegnamenti. Arcivescovo Felici rispose:
Alla luce della pratica conciliare e dello scopo pastorale di questo Concilio, questo sacro Sinodo vuole chiarire che le questioni di fede e della morale sono obbligatorie per la Chiesa solo quando il Sinodo lo afferma apertamente.76
Ed ancora:
Dobbiamo distinguere tra gli schemi ed i capitoli quelli che sono stati già materia di definizioni dogmatiche nel passato: mentre per quanto riguarda le dichiarazioni di carattere innovativo, nutriamo delle riserve.77
Papa Paolo VI commentò che “dato il carattere prevalentemente pastorale del Concilio, esso ha evitato di pronunciare, in maniera straordinaria, dei dogmi dotati del crisma dell'infallibilità”.78
Quindi, a differenza di un concilio dogmatico, il Vaticano II non pretende assolutamente di essere infallibile nei riguardi della Fede. I documenti del Concilio, così verbosi ed ambigui, non sono sullo stesso livello dei pronunciamenti dottrinali dei precedenti concili. Le novità contenute dal Vaticano II non sono obbligatorie incondizionatamente per i fedeli, né il Concilio ha mai detto che lo fossero.
Ma al contrario, gli insegnamenti ambigui del Concilio, e il nuovo orientamento post-conciliare della Chiesa, sono divenuti un qualcosa di molto simile a quello che, come vedremo il Cardinale Ratzinger in persona ha definito la “demolizione dei bastioni” della Chiesa — in cui ricade, come vedremo, la distruzione del Messaggio di Fatima. Come dimostreremo adesso, questa opera distruttiva ha esaudito brillantemente i sogni dei nemici della Chiesa, e gli avvertimenti profetici del Messaggio di Fatima, come riferitoci da Papa Pio XII.
Fonte: Non possumus
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