lunedì 28 febbraio 2011

Il conservator cortese

tratto dal libro: "Cattivi Maestri" di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro

Il conservator cortese

Si deve chiarire subito una cosa: questo cattivo maestro non è un cattivo soggetto. Il conservator cortese è un uomo animato dalle migliori intenzioni, che agisce normalmente in buona fede, e che è sorretto da un inguaribile ottimismo. Ma, proprio per queste ragioni, è capace di pro­vocare danni devastanti. Insomma, è buono e insieme pericolosissimo.

La sua caratteristica più temibile, però, è la capacità di mimetizzarsi. Gli altri cattivi maestri sono in genere agevolmente identifìcabili. Il conservator cortese no. Tracciare il suo identikit è molto diffìcile. Ed è difficile perché, a ben guardare, non possiede una sua precisa fisionomia. Piuttosto, tende ad adattarsi come un guanto alla realtà che intende difendere e proteggere.

Ma chi è, in definitiva, questo "conservator cortese"? Si tratta di un cattolico, normalmente sostenuto da una certa formazione dottrinale, formazione che in taluni casi può essere perfino solida e robusta. In ogni caso, la sua storia è estranea al progressismo ecclesiale, o se anche ne proviene, lui ha deciso risolutamente di abbandonarla a un passato di cui un po' si vergogna. In ogni caso, adesso è venuto il momento di lavorare per "conservare" lo status quo, accontentandosi di evitare che le cose peggiorino.

Per fare questo, è necessario anche mettersi a dire a quattro venti che le cose non vanno poi così male, anzi stanno sensibilmente migliorando. Il cavillo sarà l'arma impropria nelle mani del nostro uomo. Maneggiandolo come un bisturi, egli inciderà con delicatezza i bubboni infetti del pensiero progressista. Ma, con impegno se possibile maggiore, egli orienterà l'arma del cavillo nei confronti dei cattolici tradizionali, i cattolici-cattolici insomma. I quali, per certi versi, sono secondo il conservator cortese gli uomini peggiori e più deleteri, perché con la loro mania della verità e della tradizione mettono a repentaglio tutto il delicato percorso di "restaurazione gentile". Quel buzzurro del cattolico-cattolico, ad esempio, polemizza apertamente, denuncia, critica, stronca: un vero concentrato di stupidità politica, che deve essere fermato a ogni costo.

Il conservator cortese ha fatto un'analisi della situazione ecclesiale, che più o meno può essere riassunta così: il progressismo cattolico ha iniziato da tempo la sua inesorabile parabola discendente; poco alla volta, il modernismo perde il suo potere all'interno delle istituzioni ecclesiali. Questa "mutazione" si nota soprattutto in certe conferenze episcopali, come quella italiana, "commissariate" e affidate alla guida del presidente, in modo da silenziare le voci stonate presenti nell'episcopato.

Tuttavia, prosegue il conservator cortese, natura non facit saltus, e ancor di più la Chiesa non può fare salti o consumare strappi; ergo, occorre mettersi docilmente sotto la guida della Conferenza episcopale nazionale, dire e fare soltanto ciò che a essa è gradito, e soprattutto - si badi bene: soprattutto - evitare sempre di muovere anche la più garbata critica a ciò che la Conferenza episcopale dice o scrive. Insomma: il conservator cortese è, prima ancora che un cattolico, un clericale. Di più: un clericalone a 24 carati. Per lui, la Conferenza episcopale, come la Buonanima durante il Ventennio, ha sempre ragione.

A prima vista, il nostro tipo umano sembrerebbe totalmente innocuo. Anzi: un autentico servitore della Chiesa. Ma, guardandolo più da vicino, si scopre che le cose stanno diversamente.

Il problema è che questo cattivo maestro ritiene più importante servire la strategia di una Conferenza episcopale nazionale, piuttosto che insegnare e testimoniare i contenuti della dottrina cattolica. E la cosa gli pare cosi ovvia, così buona e giusta, che ve lo dirà anche in faccia. Facciamo un esempio. Una Conferenza episcopale decide di difendere una legge che consente la fe­condazione artificiale. Il ragionamento è: meglio avere una legge non del tutto condivisibile, piuttosto che subire do­mani una legge peggiore. Mettiamo che voi, senza entrare nel merito del ragionamento suddetto, chiediate a un giornalista cattolico di poter spiegare in un articolo perché la fecondazione artificiale, anche nei limiti previsti dalla legge che "piace" ai vescovi, sia intrinsecamente illecita.

Se il tipo che avete davanti è un uomo chiamato cavillo, cioè un "conservator cortese", ecco che cosa vi risponderà: «Vedi, carissimo,» il tono è sempre conciliante e pedagogico, come quello di un salesiano che sta rimproverando per l'ennesima volta un ragazzo troppo vivace «vedi, carissimo, quello che tu dici è vero: la fecondazione artificiale è sbagliata. Però, in questo momento, noi dobbiamo soste­nere senza se e senza ma la strategia che è stata decisa dai vescovi».

«Ma è la Chiesa che insegna, per ragione e non per fede, che i figli non si devono mai fare per via artificiale.»

«Quello che tu vorresti scrivere non è coerente con la linea del nostro giornale.»

«Ma io volevo soltanto ribadire la verità, la verità non fa mai male.»

«Carissimo, ci sono momenti in cui bisogna saper tacere, se la strategia lo richiede. Adesso l'obiettivo è difendere la legge sulla provetta così com'è. Se uno non sostiene questa linea, non può scrivere per noi.»

«E se invece uno fa la fecondazione artificiale rispettando la legge, può scrivere per voi?»

«Certo. Mi spiace che tu non capisca. Apprezzo davvero molto la tua testimonianza per la verità, ti stimo tantissimo. Ma finché questa è la tua posizione, non puoi scrivere per noi.»

L'uomo chiamato cavillo è fatto così: flessibilissimo sulla dottrina, inflessibile come una SS sulla "linea" - detta altrimenti "strategia" - sposata dall'episcopato.

Il conservator cortese si sta diffondendo parecchio nel mondo cattolico. E questo è positivo, in quanto egli è un tipo antagonista-predatore del cattolico democratico, detto anche cattolico progressista. Tuttavia è anche un male perché il conservator cortese è anche un nemico spietato del cattolico-cattolico. Il risultato è una condizione di stallo, nella quale però il nostro conservatore finisce con l'accogliere, senza rendersene conto, proprio i paradigmi del progressismo modernista. Nel senso che misura gli obiettivi della sua buona battaglia sempre in termini di "male minore", perdendo totalmente di vista la stella polare della verità tutta intera.

In sostanza, l'uomo chiamato cavillo è un democristiano del terzo millennio capace anche di criticare i democristiani del millennio precedente per gli sconquassi che hanno provocato, ma continuandone disastrosamente il metodo.

IDENTIKT

Dove opera?
Prevalentemente nei giornali cattolici. E segnalato anche in ruoli di responsabilità nell'associazionismo cattolico.

Come riconoscerlo?
Cavilla, distingue, precisa, raffredda, smorza, sopisce. E si addormenta.

Come difendersi?
Non svegliatelo.
 
Fonte: Una Fides

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