«A tener banco è Lui, Agostino»
È uscito, in libreria, un nuovo ed istruttivo testo di Monsignor Brunero Gherardini, dal titolo La Cattolica. Lineamenti d’ecclesiologia agostiniana, edito da Lindau.
«Catholica» era il termine che sant’Agostino d’Ippona, Padre e Dottore della Chiesa, utilizzava senza aggiungere il sostantivo «Ecclesia», non perché considerasse sinonimi i due vocaboli, bensì perché l’attributo sintetizzava alla perfezione tutta la «ratio Ecclesiae», significando esplicitamente che la Chiesa o è cattolica oppure non è Chiesa. Agostino vedeva con chiarezza il problema poiché visse in un tempo in cui si diffondevano con grande facilità idee sbagliate ed eresie.
Il Vescovo di Ippona fronteggiò, con Fede, amore, coraggio e capacità intellettuale fuori dal comune una situazione criticissima per l’unità della Chiesa: donatisti, manichei, pelagiani insidiavano la Sposa di Cristo con le loro false asserzioni, traviando sia ecclesiastici che ignari fedeli. Sant’Agostino ebbe ragione sui nemici della Chiesa, facendo leva sulla Tradizione, vero punto d’appoggio, riaffermando così la dottrina di sempre e riproponendo il volto lindo, trasparente e genuino della stessa Chiesa.
Con la sua mente lucida, nel mastello e nel lavacro della Tradizione, epurò principi e concetti errati, contrapponendo, con vigore, sapienza e forza, la Sposa di Cristo: la Cattolica, appunto.
Finalmente siamo di fronte ad un’opera dove non sono gli altri a parlare di Agostino, ma è il santo e Dottore ad emergere, in tutta la sua magnificenza, tanto da far affermare all’autore stesso: «Ho voluto, infatti, un’esposizione “ordinaria” insieme e “cursoria” del pensiero agostiniano sulla Chiesa, per non sovrapporre nessun altro pensiero ad esso e per non filtrarlo al setaccio degl’interpreti. A tener banco è Lui, Agostino» (1).
La storia della Chiesa ripropone, di tanto in tanto, queste imponenti sfide; pensiamo, per esempio, ai grandi scismi, alla Riforma di Lutero e di Calvino: questi terremoti, che sembrano sconquassare la Chiesa, vengono ad essere mezzo di purificazione, risanamento e ringiovanimento. A conti fatti sono i santi ad avere maggior “voce in capitolo” nella lotta contro la menzogna e le subdole macchinazioni intellettuali che hanno ben poco in comune con la semplicità e chiarezza della Verità portata da Gesù Cristo e travasata nella Tradizione scritta ed orale. Ecco allora le figure di indomiti uomini di Dio come Clemente Romano (?-97), Ignazio d’Antiochia (?-107/110), Ireneo da Lione (130–202), Tertulliano (155 ca.–230 ca.), Atanasio (295 ca.-373), Cirillo Alessandrino (370–444), Basilio (330–379), Gregorio Nazianzeno (329–390 ca.), Giovanni Crisostomo (344/354–407), Leone Magno (390 ca.–461), Gregorio Magno (540 ca.– 604), Ilario di Poitiers (315 ca.–367), Ambrogio da Milano (339/340–397), Eusebio da Vercelli (283 ca.-371) e lui, Agostino, il cartaginese battezzato da san’Ambrogio. Al loro fianco ricordiamo anche alcuni nomi successivi: Roberto Bellarmino (1542-1621), Carlo Borromeo (1538-1584), Francesco di Sales (1567-1622), Gregorio XVI (1765-1846), John Henry Newman (1801-1890), Pio IX (1792-1878), Pio X (1835-1914). Si tratta di giganti che hanno dato un contributo, a volte decisivo, alla rotta da seguire, quella insegnata da Cristo e dai suoi apostoli, da san Pietro e da san Paolo.
Sant’Agostino a «Petiliano, che l’accusava di parzialità per aver privilegiato un’unica proprietà ecclesiale, cioè la cattolicità, rispondeva dimostrando esattamente il contrario», spiega monsignor Gherardini, «Argomentava […] per dimostrare che proprio loro, i donatisti e gli aderenti alla loro eresia, si macchiavan di parzialità, tagliandosi fuori spontaneamente dalla comunione della Chiesa che si diffonde in tutta la terra e che appunto per questo è la Cattolica» (2).
La Chiesa, dunque, detentrice della Verità, per sua natura, stringe tutto ed implica, oltre all’universalità di tempo e di spazio (presenza storica qui e dovunque): la coerenza e fedeltà dottrinale a tutta la divina Rivelazione; l’assoluta compresenza fra Cristo e la Chiesa, che sant’Agostino definisce con la formula «Christus totus»; la pienezza di vita soprannaturale e dei mezzi che la diffondono, in particolare del battesimo e dell’eucaristia, che sono in definitiva la matrice della stessa Chiesa; la sua santità come continuità misterica della santità originaria di Cristo, nonché la sua perfezione costituzionale grazie alla quale nulla le manca di quel che la fa Chiesa» (3).
Sostiene Monsignor Gherardini che pochi come il genio Agostino hanno trattato l’argomento della natura della Chiesa con più frequenza e più acume teologico. Fra gli elementi sui quali insistette maggiormente fu senz’altro la genesi della Sposa di Cristo, ovvero dal costato di Gesù e il paragone per Agostino è immediato: come Eva fu tratta dalla costola di Adamo dormiente, così dal fianco squarciato di Cristo morente scaturì la Chiesa con i suoi sacramenti dai quali essa è formata o, per dirla con san Tommaso, «è fabbricata» (4). Ecco che l’Ecclesia divenne sposa diletta di Cristo, suo Capo: «un medesimo colpo di lancia determinò la presenza della Chiesa nella sua qualità di corpo» (5).
La Chiesa è il corpo mistico di Cristo, ecco il Chritus totus: due parole per esprimere un universo di mistero e verità, due parole che condensano la catechesi scritta ed orale del Vescovo d’Ippona: egli insiste moltissimo sulla verità cristologica-ecclesiologica del Corpo mistico e non si ferma ad asserirla, ma la spiega, la sviscera, la sviluppa, in quanto bisognava «far capire che non si trattava d’un corpo comune, qual è quello umano. Né d’un corpo puramente sociale. Né d’un’entità vaga ed impalpabile, all’interno della quale i vari elementi fossero irrelevabili e confusi. Bisognava, cioè, riportar il discorso nel suo ambito soprannaturale come il solo che dà senso alla dottrina del corpo mistico, cioè:
a) all’unità in Cristo di quanti, giustificati dalla sua grazia salvificante, vivon di essa per mezzo del mistero sacramentale della Chiesa;
b) all’unità dello stesso Verbo incarnato, Dio vero e vero uomo: Dio perché Figlio eterno dell’eterno Padre, uno con Lui e con lo Spirito che da entrambi procede; uomo perché Figlio della Vergine Maria: Uomo-Dio, dunque, che porta in sé tutt’i rinati alla vita nuova d’ogni dove e d’ogni tempo, nonché potenzialmente – in quanto chiamato alla salvezza – l’intero genere umano» (6).
Bellissime pagine si aprono poi sulla Chiesa gerarchica e piramidale: il Papa, i Vescovi, i presbiteri, i diaconi, gli ostiari, i lettori, gli accoliti, i suddiaconi, «una sfaccettatura polimorfa d’istituzionalità che porta la Cattolica su tutt’i livelli dove i suoi figli vivono ed operano, con tutti e con ognuno impegnandosi, a tutti e ad ognuno sovvenendo» (7).
Sant’Agostino spiega il perché la Chiesa è UNA, SANTA, CATTOLICA E APOSTOLICA. Monsignor Gherardini parte, appunto, dalla prima definizione, UNA. Afferma che nel nostro tempo il senso esclusivo dell’aggettivo «unus» si è perso. Il vocabolo «unus» è uno soltanto (unica la Chiesa come unico è il Figlio di Dio, avente un’unica Sposa) e non può essere paragonato a «quidam», vago riferimento di un qualcosa che è uno fra tanti. Inoltre, poiché Cristo è simultaneamente e totalmente Capo e Corpo per aver incorporato in sé ogni battezzato, ne consegue che santo non è solo il Capo, ma anche chi è nella comunione del Corpo, ovvero nella SANTA «Chiesa […] santa, la madre vostra, che dovete onorar amar e predicare come la Gerusalemme celeste, la città santa di Dio» (8). La Chiesa è Corpo, ma è anche Madre Santa che esige figli santi. Una famiglia che oltrepassa i confini, comprende tutte le nazioni e le genti, configurando in questo modo, dichiara colui che si convertì leggendo un passo della lettera di san Paolo ai Romani (9): «la Chiesa dei santi e non degli eretici: dei santi, designata da Dio prima che facesse la sua comparsa, e additata poi perché fosse riconosciuta […] Prima nei Libri Sacri, poi fra le genti» (10).
Essere dovunque, con tutti, per tutti, sempre e per sempre, in eterno… questo significa CATTOLICA e non altro. Ancora sant’Agostino parla con autorità perché nella Verità: «Gli eretici son su tutta la faccia della terra, ma non tutti dappertutto. Gli uni qui, gli altri là. Tuttavia non mancan mai […]. La superbia è la loro unica madre, così come la madre di tutt’i fedeli cristiani, sparsi in tutt’il mondo, è la nostra Chiesa cattolica. Nessuna meraviglia: la superbia ingenera lacerazioni, la carità produce l’unità» (11). Nessuna meraviglia: la superbia è sempre presente, lo sarà ancora, fino alla fine dei tempi e con essa gli errori e purtroppo anche gli orrori, da quelli generati. La gramigna mischiata al grano, le tenebre coabitanti con la luce.
Infine, APOSTOLICA: non c’è Chiesa, quella di Cristo, senza gli apostoli, perché il Corpo mistico di Nostro Signore è la Chiesa degli Apostoli che continua, senza la benché minima cesura: un unico corpo, un'unica Fede, un unico Capo. Non si tratta, dunque, di un ricordo nostalgico degli “avi” del Credo, bensì di una realtà oggettiva, viva e organica, custode e, quindi, trasmettitrice (missionaria) dell’integrità dottrinale. «L’esser e il rimanere apostolica è dunque la condizione per la quale la Chiesa è e resta una santa cattolica» (12).
La Chiesa, che ha sede a Roma per volontà del Fondatore, sarà senza macchia e senza ruga soltanto nella gloria celeste; pertanto, nel suo peregrinare «fra le persecuzioni e le consolazioni di Dio» (13), dovrà continuare a pazientare, ma anche a lottare per difendere dottrina e insegnamenti nell’attesa che il buon grano sia separato dal loglio (pianta spontanea della famiglia delle graminacee), il quale non avrà spazio e scampo nell’unità istituita da Cristo, il «Celeste Maestro», come lo chiama Agostino, unità atta a confermare la Fede dei credenti e garanzia dell’insegnamento univoco della Salvezza.
Andare alle prodigiose fonti di sant’Agostino significa capire e debellare i dubbi: grazie a Monsignor Brunero Gherardini possiamo abbeverarcene in sintesi, senza l’aggiunta di additivi o surrogati.
Brunero Gherardini, La Cattolica. Lineamenti d’ecclesiologia agostiniana, LINDAU, € 18,00, pp. 202.
«Catholica» era il termine che sant’Agostino d’Ippona, Padre e Dottore della Chiesa, utilizzava senza aggiungere il sostantivo «Ecclesia», non perché considerasse sinonimi i due vocaboli, bensì perché l’attributo sintetizzava alla perfezione tutta la «ratio Ecclesiae», significando esplicitamente che la Chiesa o è cattolica oppure non è Chiesa. Agostino vedeva con chiarezza il problema poiché visse in un tempo in cui si diffondevano con grande facilità idee sbagliate ed eresie.
Il Vescovo di Ippona fronteggiò, con Fede, amore, coraggio e capacità intellettuale fuori dal comune una situazione criticissima per l’unità della Chiesa: donatisti, manichei, pelagiani insidiavano la Sposa di Cristo con le loro false asserzioni, traviando sia ecclesiastici che ignari fedeli. Sant’Agostino ebbe ragione sui nemici della Chiesa, facendo leva sulla Tradizione, vero punto d’appoggio, riaffermando così la dottrina di sempre e riproponendo il volto lindo, trasparente e genuino della stessa Chiesa.
Con la sua mente lucida, nel mastello e nel lavacro della Tradizione, epurò principi e concetti errati, contrapponendo, con vigore, sapienza e forza, la Sposa di Cristo: la Cattolica, appunto.
Finalmente siamo di fronte ad un’opera dove non sono gli altri a parlare di Agostino, ma è il santo e Dottore ad emergere, in tutta la sua magnificenza, tanto da far affermare all’autore stesso: «Ho voluto, infatti, un’esposizione “ordinaria” insieme e “cursoria” del pensiero agostiniano sulla Chiesa, per non sovrapporre nessun altro pensiero ad esso e per non filtrarlo al setaccio degl’interpreti. A tener banco è Lui, Agostino» (1).
La storia della Chiesa ripropone, di tanto in tanto, queste imponenti sfide; pensiamo, per esempio, ai grandi scismi, alla Riforma di Lutero e di Calvino: questi terremoti, che sembrano sconquassare la Chiesa, vengono ad essere mezzo di purificazione, risanamento e ringiovanimento. A conti fatti sono i santi ad avere maggior “voce in capitolo” nella lotta contro la menzogna e le subdole macchinazioni intellettuali che hanno ben poco in comune con la semplicità e chiarezza della Verità portata da Gesù Cristo e travasata nella Tradizione scritta ed orale. Ecco allora le figure di indomiti uomini di Dio come Clemente Romano (?-97), Ignazio d’Antiochia (?-107/110), Ireneo da Lione (130–202), Tertulliano (155 ca.–230 ca.), Atanasio (295 ca.-373), Cirillo Alessandrino (370–444), Basilio (330–379), Gregorio Nazianzeno (329–390 ca.), Giovanni Crisostomo (344/354–407), Leone Magno (390 ca.–461), Gregorio Magno (540 ca.– 604), Ilario di Poitiers (315 ca.–367), Ambrogio da Milano (339/340–397), Eusebio da Vercelli (283 ca.-371) e lui, Agostino, il cartaginese battezzato da san’Ambrogio. Al loro fianco ricordiamo anche alcuni nomi successivi: Roberto Bellarmino (1542-1621), Carlo Borromeo (1538-1584), Francesco di Sales (1567-1622), Gregorio XVI (1765-1846), John Henry Newman (1801-1890), Pio IX (1792-1878), Pio X (1835-1914). Si tratta di giganti che hanno dato un contributo, a volte decisivo, alla rotta da seguire, quella insegnata da Cristo e dai suoi apostoli, da san Pietro e da san Paolo.
Sant’Agostino a «Petiliano, che l’accusava di parzialità per aver privilegiato un’unica proprietà ecclesiale, cioè la cattolicità, rispondeva dimostrando esattamente il contrario», spiega monsignor Gherardini, «Argomentava […] per dimostrare che proprio loro, i donatisti e gli aderenti alla loro eresia, si macchiavan di parzialità, tagliandosi fuori spontaneamente dalla comunione della Chiesa che si diffonde in tutta la terra e che appunto per questo è la Cattolica» (2).
La Chiesa, dunque, detentrice della Verità, per sua natura, stringe tutto ed implica, oltre all’universalità di tempo e di spazio (presenza storica qui e dovunque): la coerenza e fedeltà dottrinale a tutta la divina Rivelazione; l’assoluta compresenza fra Cristo e la Chiesa, che sant’Agostino definisce con la formula «Christus totus»; la pienezza di vita soprannaturale e dei mezzi che la diffondono, in particolare del battesimo e dell’eucaristia, che sono in definitiva la matrice della stessa Chiesa; la sua santità come continuità misterica della santità originaria di Cristo, nonché la sua perfezione costituzionale grazie alla quale nulla le manca di quel che la fa Chiesa» (3).
Sostiene Monsignor Gherardini che pochi come il genio Agostino hanno trattato l’argomento della natura della Chiesa con più frequenza e più acume teologico. Fra gli elementi sui quali insistette maggiormente fu senz’altro la genesi della Sposa di Cristo, ovvero dal costato di Gesù e il paragone per Agostino è immediato: come Eva fu tratta dalla costola di Adamo dormiente, così dal fianco squarciato di Cristo morente scaturì la Chiesa con i suoi sacramenti dai quali essa è formata o, per dirla con san Tommaso, «è fabbricata» (4). Ecco che l’Ecclesia divenne sposa diletta di Cristo, suo Capo: «un medesimo colpo di lancia determinò la presenza della Chiesa nella sua qualità di corpo» (5).
La Chiesa è il corpo mistico di Cristo, ecco il Chritus totus: due parole per esprimere un universo di mistero e verità, due parole che condensano la catechesi scritta ed orale del Vescovo d’Ippona: egli insiste moltissimo sulla verità cristologica-ecclesiologica del Corpo mistico e non si ferma ad asserirla, ma la spiega, la sviscera, la sviluppa, in quanto bisognava «far capire che non si trattava d’un corpo comune, qual è quello umano. Né d’un corpo puramente sociale. Né d’un’entità vaga ed impalpabile, all’interno della quale i vari elementi fossero irrelevabili e confusi. Bisognava, cioè, riportar il discorso nel suo ambito soprannaturale come il solo che dà senso alla dottrina del corpo mistico, cioè:
a) all’unità in Cristo di quanti, giustificati dalla sua grazia salvificante, vivon di essa per mezzo del mistero sacramentale della Chiesa;
b) all’unità dello stesso Verbo incarnato, Dio vero e vero uomo: Dio perché Figlio eterno dell’eterno Padre, uno con Lui e con lo Spirito che da entrambi procede; uomo perché Figlio della Vergine Maria: Uomo-Dio, dunque, che porta in sé tutt’i rinati alla vita nuova d’ogni dove e d’ogni tempo, nonché potenzialmente – in quanto chiamato alla salvezza – l’intero genere umano» (6).
Bellissime pagine si aprono poi sulla Chiesa gerarchica e piramidale: il Papa, i Vescovi, i presbiteri, i diaconi, gli ostiari, i lettori, gli accoliti, i suddiaconi, «una sfaccettatura polimorfa d’istituzionalità che porta la Cattolica su tutt’i livelli dove i suoi figli vivono ed operano, con tutti e con ognuno impegnandosi, a tutti e ad ognuno sovvenendo» (7).
Sant’Agostino spiega il perché la Chiesa è UNA, SANTA, CATTOLICA E APOSTOLICA. Monsignor Gherardini parte, appunto, dalla prima definizione, UNA. Afferma che nel nostro tempo il senso esclusivo dell’aggettivo «unus» si è perso. Il vocabolo «unus» è uno soltanto (unica la Chiesa come unico è il Figlio di Dio, avente un’unica Sposa) e non può essere paragonato a «quidam», vago riferimento di un qualcosa che è uno fra tanti. Inoltre, poiché Cristo è simultaneamente e totalmente Capo e Corpo per aver incorporato in sé ogni battezzato, ne consegue che santo non è solo il Capo, ma anche chi è nella comunione del Corpo, ovvero nella SANTA «Chiesa […] santa, la madre vostra, che dovete onorar amar e predicare come la Gerusalemme celeste, la città santa di Dio» (8). La Chiesa è Corpo, ma è anche Madre Santa che esige figli santi. Una famiglia che oltrepassa i confini, comprende tutte le nazioni e le genti, configurando in questo modo, dichiara colui che si convertì leggendo un passo della lettera di san Paolo ai Romani (9): «la Chiesa dei santi e non degli eretici: dei santi, designata da Dio prima che facesse la sua comparsa, e additata poi perché fosse riconosciuta […] Prima nei Libri Sacri, poi fra le genti» (10).
Essere dovunque, con tutti, per tutti, sempre e per sempre, in eterno… questo significa CATTOLICA e non altro. Ancora sant’Agostino parla con autorità perché nella Verità: «Gli eretici son su tutta la faccia della terra, ma non tutti dappertutto. Gli uni qui, gli altri là. Tuttavia non mancan mai […]. La superbia è la loro unica madre, così come la madre di tutt’i fedeli cristiani, sparsi in tutt’il mondo, è la nostra Chiesa cattolica. Nessuna meraviglia: la superbia ingenera lacerazioni, la carità produce l’unità» (11). Nessuna meraviglia: la superbia è sempre presente, lo sarà ancora, fino alla fine dei tempi e con essa gli errori e purtroppo anche gli orrori, da quelli generati. La gramigna mischiata al grano, le tenebre coabitanti con la luce.
Infine, APOSTOLICA: non c’è Chiesa, quella di Cristo, senza gli apostoli, perché il Corpo mistico di Nostro Signore è la Chiesa degli Apostoli che continua, senza la benché minima cesura: un unico corpo, un'unica Fede, un unico Capo. Non si tratta, dunque, di un ricordo nostalgico degli “avi” del Credo, bensì di una realtà oggettiva, viva e organica, custode e, quindi, trasmettitrice (missionaria) dell’integrità dottrinale. «L’esser e il rimanere apostolica è dunque la condizione per la quale la Chiesa è e resta una santa cattolica» (12).
La Chiesa, che ha sede a Roma per volontà del Fondatore, sarà senza macchia e senza ruga soltanto nella gloria celeste; pertanto, nel suo peregrinare «fra le persecuzioni e le consolazioni di Dio» (13), dovrà continuare a pazientare, ma anche a lottare per difendere dottrina e insegnamenti nell’attesa che il buon grano sia separato dal loglio (pianta spontanea della famiglia delle graminacee), il quale non avrà spazio e scampo nell’unità istituita da Cristo, il «Celeste Maestro», come lo chiama Agostino, unità atta a confermare la Fede dei credenti e garanzia dell’insegnamento univoco della Salvezza.
Andare alle prodigiose fonti di sant’Agostino significa capire e debellare i dubbi: grazie a Monsignor Brunero Gherardini possiamo abbeverarcene in sintesi, senza l’aggiunta di additivi o surrogati.
Brunero Gherardini, La Cattolica. Lineamenti d’ecclesiologia agostiniana, LINDAU, € 18,00, pp. 202.
Cristina Siccardi
Note(1) B. Gherardini, La Cattolica. Lineamenti d'ecclesiologia agostiniana, LINDAU, Torino 2011, p. 16.(2) Ivi, p. 9.
(3) Ivi, p. 10.
(4) Ivi, p. 25
(5) Ivi, p. 25.
(6) Ivi, p. 33.
(7) Ivi, p. 98
(8) Sant'Agostino, Sermon., 214,11 PL 38,1071.
(9) «Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri», Rm 13, 13-14.
(10) Sant'Agostino, Enarrationes in Psalmos 149,3 PL 37, 1950.
(11) Sant'Agostino, Sermon. 46,8,18 PL 38,280.
(12) Brunero Gherardini, La Cattolica. op.cit., p. 119.
(13) Sant'Agostino, De Civitate Dei XVIII,51,2,PL 41,641.
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