domenica 10 luglio 2011

Dante ed il "De Monarchia". Riflessioni sull'Ancien Régime

Sandro Botticelli, ritratto di Dante Alighieri, 1495, Collezione privata, Ginevra.


Albrecht Dürer, ritratto dell'Imperatore Massimiliano I d'Asburgo, Kunsthistorisches Museum, Gemäldegalerie, Vienna. Nel cartiglio si legge: "POTENTISSIMVS. MAXIMVS. ET. INVICTISSIMVS. CAESAR. MAXIMILIANVS/ QVI. CVNCTOS. SVI. TEMPORIS. REGES. ET. PRINCIPES. IVSTICIA. PRVDENCIA/ MAGNANIMITATE. LIBERALITATE PRAECIPVE. VERO. BELLICA. LAVDE. ET/ ANIMI. FORTITVDINE. SVPERAVIT. NATVS. EST. ANNO. SALVTIS. HVMANAE./ M.CCCC. LIX. DIE. MARCII. IX. VIXIT. ANNOS. LIX. MENSES. IX. DIES. XXV/ DECESSIT. VERO. ANNO. M.D.XIX. MENSIS. IANVARII. DIE. XII. QVEM. DEVS/ OPT. MAX. IN. NVMERVM. VIVENCIVM. REFERRE. VELIT"


"...E questo sia il primo problema: se la Monarchia temporale è necessaria alla felicità mondana. Questo punto si può chiarire, senza urtare in alcun principio della logica o in un principio di autorità, con gli argomenti più validi e più evidenti: il primo dei quali si può attingere all'autorità del Filosofo e precisamente dalla sua Politica: qui la sua alta e veneranda parola afferma che, quando più elementi sono coordinati a uno stesso fine, è necessario che uno detti norme e diriga, altri siano subordinati e diretti: e questo è avvalorato non solo dal grande nome dell'autore, ma da un criterio induttivo.

È proprio quello che, se consideriamo l'individuo umano, vediamo attuarsi in lui; ché, mentre tutte le sue energie sono orientate verso la meta della felicità, la forza intellettiva è quella che governa e dirige tutte le altre; diversamente non potrebbe giungere alla felicità.

Consideriamo una famiglia, il cui fine è predisporre i propri membri a una vita bene ordinata: ci vuole uno che sia a capo e diriga, quello che appunto si chiama padre di famiglia, o chi ne tiene il posto, secondo il detto del Filosofo: "Ogni famiglia è retta dal più anziano"; e suo compito è, come dice Omero, dettare regole e leggi a tutti gli altri: perciò la proverbiale espressione di malaugurio: "Possa tu avere in casa un tuo pari". Consideriamo un villaggio, il cui fine è il pronto aiuto tanto nelle persone che nelle cose; occorre ci sia uno che governi gli altri, o assegnato da una potestà esterna, o preminente all'interno del proprio gruppo col riconoscimento degli altri membri; altrimenti, non solo non si raggiunge l'autosufficienza nella cooperazione, ma a volte, se più di uno vuole prevalere, tutto il gruppo si disgrega.

Consideriamo una singola città, il cui fine è una vita bene ordinata e autosufficiente: occorre ci sia un governo unico, e questo non solo in un retto ordinamento ma anche in uno distorto; altrimenti, non solo si perde di vista il fine della vita associata, ma anche la città finisce di esistere come tale.

Consideriamo infine un singolo regno, il cui fine è quello stesso della città ma con più certe speranze di pace interna; occorre un re unico, il quale regni e governi; senza il quale non solo coloro che vivono sotto una sovranità regia non raggiungono la loro meta, ma anche il regno declina verso la propria fine secondo la parola della verità infallibile: "Ogni regno in sé diviso si farà deserto".

Se questo è vero per i casi esaminati e per ogni organismo singolo ordinato a un fine unico, è vera la tesi enunciata sopra; ora noi sappiamo che l'umanità tutta è ordinata a un fine unico, come si è già messo in chiaro inizialmente; dunque occorre vi sia uno che governa o regge, e questi è da designare come "Monarca" o "Imperatore".

E così è dimostrato che per il bene del mondo è necessaria la esistenza di una Monarchia o Impero che dir si voglia. E come la parte sta al tutto, così l'ordinamento delle parti sta all'ordinamento complessivo: la parte mira al tutto come al suo fine e al suo bene supremo, così anche l'ordine interno di una: parte mira all'ordine del tutto come al suo fine e al suo bene supremo.  Di qui si ricava che la bontà dell'ordinamento parziale non va oltre quella dell'ordinamento totale, ma piuttosto è vero l'inverso.

Quindi, se nelle cose si riscontra un duplice ordinamento, quello reciproco delle parti e quello delle parti in funzione di una unità che parte non sia, per esempio la disposizione rispettiva delle parti di un esercito e la disposizione che fa capo al condottiero, l'ordine delle parti in rapporto a un termine unico ha maggior valore, in quanto costituisce il fine dell'altro ordinamento che è in funzione di questo, e non viceversa.

Perciò, se questo tipo di ordinamento si trova nelle varie suddivisioni della massa che è l'umanità, a molto maggior ragione si deve ritrovare nella massa stessa o totalità in virtù del precedente sillogismo, essendo questo l'ordine o il tipo di ordine migliore: ma si trova in tutti gli elementi dell'umanità, come è ben chiaro da quanto si è detto nel precedente capitolo: dunque si deve trovare anche direttamente nel tutto.

E così tutti i sottogruppi del regno indicati prima e il regno stesso devono nel loro ordinamento far capo a un unico principe o principato, cioè al Monarca o alla Monarchia.
Ancora: il consorzio umano è un tutto rispetto a certe sue parti, come è parte rispetto a un tutto: così è un tutto rispetto ai regni particolari e alle nazioni singole, come si vede da ciò che precede, ed è parte rispetto a quel tutto che è l'universo.

E questo è assiomatico: quindi, come le suddivisioni del consorzio umano si adeguano a questo convenientemente, così diciamo che "convenientemente" esso risponde al tutto di cui fa parte: ma le parti si proporzionano all'umanità soltanto per un principio fondamentale unico, come si può ricavare facilmente da quanto si è detto sopra, quindi anche l'umanità debitamente si conforma all'universo o al suo principe che è Dio e Monarca, soltanto su di un unico a semplice fondamento che è poi il principe unico.

Ne segue che la Monarchia è necessaria al mondo perché goda la felicità."

Dante Alighieri (tratto dal "De Monarchia", libro I, cap. V-VII) 

Ps. Un grazie di cuore al Prof. Andrea Moncada per averci fatto partecipe nel condividere questo testo di grande valore.

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