In questo 50° anniversario dell’apertura del Concilio
Vaticano II, vi proponiamo di rileggere alcuni testi di Mons. Lefebvre che
chiariscono le ragioni della sua battaglia, per la fede, condotta in
opposizione anche delle autorità ecclesiastiche, ma proprio per amore della
Chiesa e del Papa.
Non si può seguire un concilio in cui il Papa propone delle
novità contrarie alla Tradizione, perché il Papa deve essere il custode della
Tradizione.
Estratti della conferenza spirituale tenuta a Écône il 14 settembre 1975
Credo che in definitiva il problema sia assai semplice. Noi
non rifiutiamo niente, se non quello che possa opporsi a una tradizione solida,
chiara e a una definizione della fede che è stata fatta dai concili, dai Papi
da duemila anni. Evidentemente immagino che il Santo Padre davanti a questa
risposta dica: “Ma dunque lei suppone che, nel Concilio, nelle riforme, negli
orientamenti post-conciliari ci siano delle cose che possono essere contrarie
alla Tradizione e che possono essere, insomma, pericolose per la fede e far
diventare protestanti e modernisti?”.
Io penso che, se il Santo Padre mi facesse una simile
domanda, direi: “Osservi i fatti”. Io non cerco niente, non si vuole né condannare
né attaccare nessuno; ci sono i fatti: la gente perde la fede, i sacerdoti
diventano protestanti e modernisti. Le conseguenze ci sono e sono evidenti,
assolutamente evidenti. I catechismi non sono più dei catechismi cattolici e le
università non insegnano più l’ortodossia. Che fare? Insomma c’è qualcosa che
non è normale.
Devono riconoscere che noi conserviamo le tradizioni e che
siamo un seminario tradizionale. E per il fatto che noi conserviamo queste
tradizioni, conserviamo la liturgia tradizionale, per il fatto che conserviamo
infine gli orientamenti tradizionali, siamo condannabili in nome del Concilio,
dunque a partire dal Concilio è sorto qualcosa di nuovo che si oppone alla
Tradizione. Non è altrimenti comprensibile.
E’ inaudito pensarlo. Ma questo dato di fatto si impone.
“Allora – ci diranno - siete contro il Papa, siete contro la Chiesa”. Noi non
siamo affatto contro il Papa. Siamo i migliori difensori del Papa. Siamo coloro
che sono uniti – direi – in un modo più intimo con il Papa. Perché? Che cos’è
il Papa? Ecco ciò che dice il Papa Pio IX nella sua costituzione Pastor
æternus in cui definisce solennemente l’infallibilità del Pontificia: “Lo
Spirito Santo in effetti non è stato promesso ai successori di Pietro per
permettere loro di divulgare una dottrina nuova, ma per custodire santamente ed
esporre fedelmente con la sua assistenza la rivelazione trasmessa dagli
apostoli, cioè il deposito della fede”.
Quindi per noi è semplice. Il Papa, i sucessori di san
Pietro, non hanno ricevuto lo Spirito Santo «per divulgare una dottrina nuova»
ma per «custodire santamente» ed «esporre fedelmente con la sua assistenza la
rivelazione trasmessa dagli apostoli, cioè il deposito della fede». Questo è
quello che facciamo. Ci consacriamo a questo, potrei dire con tutto il cuore,
con tutta l’anima. Tutte le vostre giornate trascorse in seminario, non hanno
altro fine che scrutare il deposito della fede; voi scrutate la rivelazione
data da Nostro Signore e che ci è stata trasmessa dagli apostoli e, fino ai
nostri giorni, dai successori di Pietro.
Dunque se il Papa è davvero un successore di Pietro, non può
non continuare la Tradizione, non può non portare con sé questo deposito,
altrimenti dove lo troveremmo? È lui che ha ricevuto l’onere di questo deposito
della fede per trasmetterlo e noi teniamo a esso come alle nostre pupille.
Siamo attaccato a quel che il Papa ha di più caro: difendere il deposito della
fede, trasmettere il deposito della fede, la rivelazioni degli apostoli,
date agli apostoli da Nostro Signore. Dunque noi non siamo affatto contro
il Papa.
Tutta la legge della Chiesa è fatta per difendere la fede.
Nessuna legge può essere invocata per condannare coloro che vogliono
conservare la fede
Tutte le opposizioni giuridiche che possono esserci fatte,
le pene e tutto ciò che fa parte del diritto positivo non tocca ciò che è di
legge divina. La legge divina ci impone di credere. «Colui che crederà sarà
salvato, colui che non crederà sarà condannato». Ecco la prima delle leggi, che
è una legge divina.Le leggi umane come il diritto canonico, le pene che
comporta e via dicendo, sono certamente utili. Siamo ben disposti a
sottometterci a tutte queste leggi, ma nella misura in cui esse sostengono la
legge principale per la quale sono fatte.
Tutto il diritto canonico è fatto per conservare e sostenere
la nostra fede. Tutta la legge positiva della Chiesa è fatta per appoggiare e
difendere la legge divina naturale e positiva. Tuttavia nelle leggi esiste una
gerarchia. Di conseguenza, se noi per il fatto di osservare la legge divina,
per il fatto di osservare la legge della fede, siamo attaccati dalla legge
positiva della Chiesa, una legge che comunque è, in definitiva, una legge
ecclesiastica, questo non ha alcun valore.
Perché questa legge positiva va contro la legge che ne è
alla base, che è il suo fondamento proprio; il fondamento proprio del diritto
canonico. Perciò, anche se domani io ricevessi una lettera del Papa che dica:
“lei è scomunicato, lei è interdetto, lei è sospeso ecc.”, anche se mi dessero
tutte le punizioni del diritto canonico, questo non ha alcun valore. Io
continuerei come se nulla fosse, perché non si può, facendo pressione col
diritto ecclesiastico, farci disobbedire alla legge divina. Ci dicono:
“Voi dovete allinearvi al Concilio, dovete allinearvi alle riforme
post-conciliari”.
Noi sappiamo benissimo che, se ci allineassimo a tutto
quello che è stato fatto, andremmo dolcemente ma sicuramente verso gli errori,
saremmo avvelenati dal liberalismo, dal modernismo, e anche dal comunismo,
arriveremmo fino al comunismo. Ebbene, non c’è niente da fare, nessuno può
costringerci a questo, nessuno. Nessuno può costringerci a seguire questa
strada che è una strada avvelenata, non c’è niente da fare.
Fonte: www.sanpiox.it
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.