Tu sei il mio Pastore!
Ecco una oggettiva risposta a Antonio Socci
che su "Libero" di ieri si è messo a difendere Castellucci
(stra)parlando di uno spettacolo che in realtà è una preghiera e di una
polemica paradossale in quanto "nessuno ha visto la pièce teatrale
contestata: si rischia di gettar via – come squallido sberleffo
anticristiano – un’opera che invece si interroga ansiosamente sul
mistero del dolore e su Gesù e mette in scena un grido al Salvatore
molto vicino alla bestemmia (come lo sono certi passi della Bibbia del
resto), ma anche alla preghiera".
Ma
come?! Nessuno ha visto la pièce?! Non è una prima assoluta, caro
Socci: si informi! Come può pensare che ci si mobiliti senza
motivazioni: non siamo degli sprovveduti! Comunque l'argomento, se fosse
vero e non lo è, vale anche al contrario: se nessuno ha mai visto tale
messinscena, su che base si può parlare del rischio di affossare "un’opera che invece si interroga ansiosamente sul mistero del dolore e su Gesù e mette in scena un grido al Salvatore "?
Insomma per Socci i cattolici che protestano sono dei buzzurri
tarantolati pieni di pregiudizi, mentre il Castellucci è un'anima
candida fatta oggetto di critiche immeritate: caro Socci, "Tu non sei il
mio pastore" è una vera bestemmia e una chiara di dichiarazione di
apostasia. Altro che preghiera: Nostro Signore ci ha insegnato a pregare
in un modo ben diverso ... ricorda? ... Padre nostro ...
Romeo Castellucci
secondo il Catechismo
di Fabrizio Cannone
Secondo il
Catechismo della Chiesa cattolica, “La bestemmia si oppone direttamente
al secondo comandamento [Non nominare il nome di Dio invano]. Consiste
nel proferire contro Dio interiormente o esteriormente – parole di odio,
di rimprovero, di sfida, nel parlare male di Dio, nel mancare di
rispetto verso di lui, nell’abusare del nome di Dio […]. La proibizione
della bestemmia si estende alle parole contro la Chiesa di Cristo, i
santi, le cose sacre […]. La bestemmia è contraria al rispetto dovuto a
Dio e al suo santo nome. Per sua natura è un peccato grave” (n. 2148).
Evidentemente
il Catechismo non intende escludere altre forme di bestemmia che non
siano quella vocale, perciò si dice, più genericamente, che bestemmiare è
“mancare di rispetto” verso Dio, cosa che può avvenire nei più vari
modi che l’empietà umana riesce a moltiplicare all’infinito.
Se
il peccato mortale volontario merita l’inferno (cf. Catechismo, n.
1037), basterebbe questo squallido spettacolo per meritare l’eterna
separazione da Dio, a coloro che l’hanno ideato, progettato, realizzato,
promosso, pubblicizzato, e infine a coloro che l’hanno difeso contro il
sano risentimento popolare e cristiano.
“Lo
scandalo, sempre secondo il Catechismo, è l’atteggiamento o il
comportamento che induce gli altri a compiere il male. Chi scandalizza
si fa tentatore del suo prossimo. Attenta alla virtù e alla rettitudine;
può trascinare il proprio fratello alla morte spirituale. Lo scandalo
costituisce una colpa grave se chi lo provoca con azione o omissione
induce deliberatamente altri in una grave mancanza” (n. 2284).
Evidentemente
un’opera “teatrale” come quella di Romeo Castellucci che ha per tema
predominante quello dell’incontinenza di un anziano padre, il quale sul
palcoscenico espleterà platealmente i suoi bisogni fisiologici, è
un’offesa singolare alla decenza, alla virtù, alla prudenza, al decoro,
al buon senso, e uno scandalo vero e proprio (a prescindere dall’offesa
vile al Sacro Volto). Il male infatti può essere rappresentato solo per
essere moralmente condannato, e in nessun caso deve parere suadente,
coinvolgente o allettante.
Qui
il “male” della vecchiaia e della malattia in effetti è reso fin troppo
ripugnante… ma soltanto per dar la colpa a Dio e allontanare da Lui le
anime degli spettatori. Ciò che si vuole creare nel pubblico è uno stato
di eccitazione morbosa per veicolarla, attraverso il maleodore presente
sul palco e il senso di disgusto creato ad arte, contro la causa
(presunta) di tutti i mali, incontinenza senile inclusa, ovvero la Causa
Prima! Castellucci si è dichiarato più volte “cristiano” dopo che in
Francia migliaia di cattolici hanno protestato davanti alle sue sozze
bestemmie pseudo-artistiche.
Ma
proprio questa dichiarazione aggrava la colpa del regista, e non
l’attenua punto. E’ più grave infatti il peccato nel cristiano che nel
pagano, specie se il peccato è di offesa a quel Dio che il pagano
giustamente può dire di non conoscere appieno. D’altra parte si capisce
bene dove si vuole andare a parare con queste dichiarazioni sibilline:
con la scusa del “cristiano”, si vuole sedurre il credente meno accorto e
trascinarlo, come dice il Catechismo, “alla morte spirituale”.
Certo, “è inevitabile che avvengano degli scandali, ma guai a coloro per cui avvengono” (Lc 17,1).
Certo, “è inevitabile che avvengano degli scandali, ma guai a coloro per cui avvengono” (Lc 17,1).
La
pornografia non abbisogna di teologiche definizioni, ma ciò che importa
sapere è che il Catechismo ne ricorda la gravità e ne chiede
espressamente la censura: “E’ una colpa grave. Le autorità civili devono
impedire la produzione e la diffusione di materiali pornografici” (n.
2354). Lo “spettacolo” di Castellucci potrebbe sembrare del tutto alieno
dalla dimensione pornografica, ma in verità l’essenza della
pornografia, anche secondo l’etimo, è l’oscenità in quanto tale, più che
la sessualità libertina e sfacciata.
La
pornografia infatti è la “descrizione e rappresentazione in opere
letterarie, artistiche, cinematografiche e simili [tipo teatrali] di
cose oscene” (Nicola Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana,
1994, p. 1380). Osceno poi, secondo l’autorevole dizionario, è ciò che
“offende il pudore” e anche ciò che è “ripugnante per la sua bruttezza”
(ibid., p. 1225).
L’opera
“artistica” e “teatrale” di Castellucci è oscena e ripugnante? Lo si
valuti a partire da quanto visto finora. E’ un’opera che ha al centro
escrementi ed è concepita in modo scatologico dalla A alla Z: tutto in
essa, a partire dall’idea ispiratrice, ha a che fare con il WC. E’ una
parodia satura di violenza, ambiguità, morbosità, immoralità,
irreligiosità e indecenza: è infondo un’opera d’arte al contrario, cioè
concepita per promuovere il brutto, il laido, l’impuro, il profano,
l’arte contemporanea, l’ateismo, il nudismo, la società laica e
commerciale, e il profitto (immenso per il suo autore) che da tutto ciò
se ne può trarre.
Fin da ora diciamo il nostro GRAZIE a quei cattolici che a Parigi e a Milano, a Roma manifestano, pregano, offrono SS. Messe di riparazione contro uno scempio sacrilego di immane bassezza.
Fin da ora diciamo il nostro GRAZIE a quei cattolici che a Parigi e a Milano, a Roma manifestano, pregano, offrono SS. Messe di riparazione contro uno scempio sacrilego di immane bassezza.
Lode
dunque a tutti i buoni cattolici, a partire da mons. Negri e il
cardinal Martino. Onta a quei “cattolici senza Cristo”, che in un modo o
nell’altro, hanno difeso la bestemmia in compagnia dell’armata laica:
Repubblica (sempre in prima linea), Il Corriere (con Battista), La
Stampa, L’Unità, etc.
Se
i nostri figli si abitueranno al male, alla violenza, alla droga,
all’immoralità, agli spettacoli di Castellucci, la società degenererà
rapidamente e la crisi culturale sociale ed economica diverrà mortale.
Se al contrario i nostri figli sapranno reagire e lottare contro chi
vuole gustare l’ebbrezza infernale già qui prima del tempo stabilito,
allora la speranza dell’alba resterà intatta e il futuro sarà un futuro
di pace per tutti.
tratto da: http://www.corrispondenzaromana.it/romeo-castellucci-secondo-il-catechismo/
tratto da: http://www.corrispondenzaromana.it/romeo-castellucci-secondo-il-catechismo/
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