- Ho sentito dirle lunedì 10 ottobre, su Radio Courtoisie,
che il riconoscimento della FSSPX le pareva, in sé, ineluttabile, ma
proprio per la prossimità dell'evento i granelli di sabbia che
potrebbero fermare il meccanismo appaiono più chiaramente.
Abbé Claude Barthe - Sì. I
superiori dei distretti che hanno partecipato alla riunione di Albano,
il 7 ottobre, presieduta dal Vescovo Fellay, hanno preso conoscenza del
preambolo proposto alla FSSPX prima della discussione sulla forma
canonica del riconoscimento. Di
colpo, più o meno informati, un certo numero di membri della FSSPX
ostili ad una ufficializzazione della loro società, fanno presente il
rischio di questa nuova fase della vita della FSSPX. Non si può negare che qualsiasi cambiamento comporti un rischio. Ma la stagnazione è a volte peggio, il che mi sembra essere il caso qui. Pretendono dunque, se
ho ben compreso, da una parte che il preambolo richiama il Catechismo
della Chiesa cattolica come "interpretazione" del Concilio, e dall'altra
altra parte che la situazione proposta alla FSSPX sarà molto meno
vantaggiosa di quella che essa era stata proposta in precedenza.
- Questo è vero?
Abbé
Claude Barthe - Per quanto concerne la soluzione canonica, se fosse
vero, perché non avrebbero accettato la proposta precedente, ripetuta
tre volte tra il 2000 e il 2009? In realtà, la proposta attuale è assolutamente simile alla precedente. È anzi ancora meglio a causa della situazione molto più favorevole. La
prelatura personale era già stata proposta dal Cardinale Castrillón:
costruita su misura, è certamente la più gratificante e più "autonoma"
soluzione per mons. Fellay e l'insieme di tutte le 'società' che saranno
sotto la sua giurisdizione personale. E
soprattutto, in ogni caso, il fatto che la FSSPX abbia propri vescovi
le dà, indipendentemente dai dettagli dell'accordo legale, una
considerevole libertà liturgica e disciplinare. In realtà, deve essere chiaro: il problema della forma canonica è inesistente.
- Ma il preambolo dottrinale?
Ne serviva ben uno, dal momento che la FSSPX aveva ottenuto la discussione dottrinale. Si
può immaginare che questo preambolo sia un testo diplomatico che non
impegna a nulla e che permette a ciascuno di non perdere la faccia. Sul
lato della FSSPX, nella misura in cui la frase liberatrice inserita nel
comunicato della Santa Sede e il Vescovo Fellay, pubblicato il 14
settembre, si trova necessariamente, nella sostanza, nel preambolo, ciò
rafforza particolarmente la giurisprudenza stabilita dal 1988,
precisando che sono lasciati "a una discussione legittima lo studio e la
spiegazione teologica di espressioni o formulazioni specifiche presenti
nei testi del Concilio Vaticano II e del Magistero che ne è seguito".
Sul lato della Congregazione per la Dottrina della Fede: il Catechismo della Chiesa cattolica e l'interpretazione del Concilio? Concedo a priori ai membri della Congregazione che essi non sono caduti a testa in giù: sanno come lei e me che il CCC non è magisteriale. Tuttavia, è vero che può servire come una garanzia del fatto che il Vaticano II è interpretabile in un senso di continuità. Cosa che la FSSPX contesta. Ma
poiché il preambolo è, a dire dei protagonisti, modificabile, ci si può
necessariamente interdere su dei termini che presentano al meglio il
vero perno di tutto questo "concordato": una reciproca "tolleranza" tra persone che si accordano in buona fede. Qui anche, bisogna dirlo: il problema del preambolo dottrinale è inesistente in sé.
-Quindi, il caso è risolto?
Abbé Claude Barthe - Macché! Quanti processi storici sono affondati a causa di eventi minori. Perché
questo che si dispiega oggi è un processo storico fondamentale nel dopo
Concilio, e questa proposta per il riconoscimento ufficiale è un
elemento tra gli altri, mentre la Chiesa d'Occidente, a 50 anni
dell'apertura del Concilio Vaticano II, è in un vero e proprio stato di
fallimento dal punto di vista della fede del popolo cristiano, della
disciplina, delle vocazioni sacerdotali, della trasmissione catechistica, ecc. Il fatto di dare
una voce ufficiale alla FSSPX, insieme al Motu Proprio, con l'aggiunta
di tutto il movimento intellettuale crescente, soprattutto in Italia,
per far tabula rasa di ciò che ha rappresentato l'evento del
Concilio Vaticano II - che, per dirlo in un'espressione, certo troppo
sintetica, ha consacrato una regressione teologica e liturgica
impressionante rispetto al pontificato di Pio XII - costituisce, hic et nunc, un'occasione storica di estrema rilevanza. I due protagonisti, il Papa e mons. Fellay, chiaramente ne hanno una chiara coscienza.
Fonte: Riposte catholique (traduzione Messa in Latino)
Fonte: Riposte catholique (traduzione Messa in Latino)
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