Sono un uomo e conosco la plastica. Perciò sorrido quando esperti e
non esperti definiscono il preservativo “un metodo sicuro”. Se sono
persone intellettualmente oneste non riescono a tenere il punto neanche
per un minuto, da quanto il punto è intenibile. Nei giorni dell’assalto
al papa, quando l’infeconda Europa si scagliò contro Benedetto XVI che
in volo verso l’Africa aveva osato mettere in dubbio l’efficacia
dell’oggetto, su “Repubblica” l’infettivologo Moroni dovette
semismentirsi nel giro di due righe: "se usato bene dall'inizio alla
fine di ogni rapporto ed evitando che si laceri". Per imparare a
governare il cappuccetto ci vuole un po’ di tempo, quasi quanto per
imparare a governare l’amore e comunque, anche dopo anni di pratica, in
quei momenti è facile dimenticarsi tutto. Il maschio smanioso
giustamente si dice allupato e nessuno ha mai visto un lupo, una bestia,
preoccuparsi di profilassi. Il cazzo, antica saggezza, non vuole
pensieri. Se comincia a riflettere sulle conseguenze, sulla possibilità
di prendersi malattie o accollarsi figli, si immalinconisce e si
ammoscia. L’amore fisico è per sua natura irresponsabile, "un
regolamento di tutti i sensi" per dirla alla Rimbaud. Le contorsioni
verbali dell’insigne infettivologo mi fecero venire in mente una
favola, che tanto favola non è, di Cappuccetto Rotto. "Evitando che si
laceri", certo, ma è solo un vago auspicio, se nemmeno un luminare è in
grado di spiegarci in che modo si può essere certi che ciò non avvenga:
si vede che all’Università di Milano, dove insegna, dopo tante ricerche
non se ne sono ancora venuti a capo. Per capire come stanno davvero le
cose non bisogna studiare il Catechismo della Chiesa cattolica ,
non l'Osservatore Romano, non il Messaggero di San'Antonio, che
potrebbero veicolare pregiudizi antiscientisti, bensì il materiale
esplicativo fornito da Akuel, la marca dei preservativi reperibili in
ogni farmacia. L’espositore è su tutti i banconi, non fate finta di non
averlo mai visto. Uno dei numerosi modelli si chiama Sicuro e basta il
nome per gettare un’ombra sull’affidabilità della gamma restante. Un
altro si chiama Nudo: "Sottilissimi, impercettibili, per l'intimità più
completa". Un altro ancora si chiama Nulla. Secondo l’infettivologo
Moroni, secondo il presidente della Commissione Europea Barroso, secondo
i nemici del Papa (Francia o Spagna azzanna azzanna) che in quei giorni
abbaiarono da tutti i media, si dovrebbe affidare un intero continente,
l’Africa, a Nulla. Mi sono andato a leggere le istruzioni per l’uso
presenti in ogni confezione. Prima però vorrei chiedere alle persone
molto sensibili di lasciar perdere, di passare ad altro capitolo: non
vorrei disgustarle, l’argomento è quello che è. Siete ancora qui? Bene,
allora vado avanti. "Aprire la bustina ed estrarre il preservativo con
delicatezza, facendo attenzione a non danneggiarlo con le unghie".
Sembra di capire che prima di ogni incontro potenzialmente torrido sia
indispensabile fare un salto dalla manicure. Chissà se nei villaggi del
Camerun esiste questa figura professionale, nemmeno a Parma ne ho mai
conosciuta una, frequento negozi di barbiere in cui è già molto che ci
sia un barbiere, così le unghie me le taglio a casa da solo,
malissimo."Stringere tra l'indice e il pollice il piccolo serbatoio che
si trova all'estremità, in modo da farne uscire l'aria che potrebbe
causare rotture". Pur essendo un maschio di lungo corso questa
operazione non riesco a capirla bene, ho comunque il sospetto che per
eseguirla alla perfezione ci vogliano almeno tre mani. "Assicurarsi che
rimanga dello spazio in punta per lo sperma". E se lei prima di
cominciare ha voluto accostare le persiane tu che fai, come ti assicuri,
usi gli occhiali a infrarossi? "Subito dopo l'eiaculazione, estrarre il
pene mentre ancora è eretto, tenendo stretto il bordo del preservativo
con due dita, per evitare che si sfili". Molti sanno che dopo l’esito
anche la donna più feroce si percepisce romantica e gradisce che l’uomo
rimanga per qualche minuto dentro di lei. Nel caso contrario, quello con
rapida estrazione e fuga, si senta trattata come una prostituta.
Sentimento e sicurezza sono in questa fase più incompatibili che in
altre. Mi tocca dirlo: Akuel e il professor Moroni (forse anche Barroso)
caldeggiano tempi e modi che sono tipici dei rapporti mercenari. Non è
finita qui, le istruzioni sono fitte e l’azienda produttrice non ci
risparmia una lunga serie di avvertenze finali, ognuna con la sua
faccetta imbronciata messa di fianco, a beneficio dei tardi di
comprendonio. " Non usare il preservativo dopo la data di scadenza
indicata". Il mondo è pieno di signori con la patente scaduta, con il
libretto scaduto, con la bolletta scaduta, chissà quanti di loro
controllano la scadenza dei cappuccetti. "Non usare lubrificanti a base
oleosa (ad esempio vasellina, olio per bambini): possono danneggiare il
preservativo". Non fatemi entrare in dettagli, vi prego, voglio
soltanto condividere con voi la mia impressione che questi oggettini in
lattice sembrano potersi danneggiare praticamente con tutto, forse anche
con lo sguardo. E ho saltato anche qualche faccetta scura altrimenti
facevamo notte. Arrivato alla fine del papiello ritorno
all’introduzione, che avevo dimenticato di leggere. Qui nessuna faccetta
ma ulteriori mani avanti. "Benchè nessun contraccettivo possa garantire
una sicurezza al cento percento...".
Siamo d’accordo, di sicuro nella vita c’è solo la morte. "I preservativi sono intesi per uso vaginale: l'uso al di fuori del rapporto vaginale può aumentare il rischio che il preservativo si sfili o venga danneggiato". Ci siamo intesi benissimo, nonostante il linguaggio reticente, peccato che l’Aids provenga in primo luogo da Sodoma. Pertanto chiunque sappia leggere l’italiano può verificare, recandosi in farmacia come ho fatto io, che la Akuel conferma una per una le parole di Bendetto XVI: "I preservativi non sono sicuri". […] Il sesso sicuro non è sicuro, l’amore a rischio, invece, è una grande opportunità […] Il calo del desiderio dell’uomo occidentale è dovuto innanzitutto a una sensazione sgradevole di cui non si parla e che però serpeggia da quando gli anticoncezionali sono diventati di massa: l’inutilità di un gesto sempre più ridotto ai suoi dati meccanici, e che si vuole programmaticamente privo di conseguenze. [...] E così dopo una vita perfettamente igienica ci si troverà perfettamente soli, con l'unico conforto di non aver mai preso una malattia sessualmente trasmissibile. Per salvarsi da un simile destino bisogna cominciare a stare attenti a come si parla, è sufficiente limitare l'uso della parola "sesso" perchè la vita suoni meno insensata e cupa. Io l'ho fatto e uno dei miei massimi vanti è quello di non aver mai usato la più abominevole espressione contemporanea: "fare sesso". Se ne fa un uso continuo in televisione, il grande media spermicida. Forse gli autori rischiano il licenziamento se a intervalli regolari non la mettono in bocca a lui o a lei. A me piace parlare di "amore fisico" [...]. Nella sua prima enciclica, la più urgente, il capo dell'istituzione più eterofila che ci sia, la Chiesa, non è mai stato così chiaro: non esiste netta separazione fra eros e agape, l'amore fisico è amore a tutti gli effetti. Il che è molto logico: se Dio è amore ed è ovunque, perchè proprio lì, in quel momento dovrebbe esserci? Parlare di amore fisico aiuta a ricomporre la pericolosa, manichea e non cristiana divisione fra corpo e anima. E magari ridare alla faccenda un po' di slancio romantico, il vento nei capelli, il brivido di non sapere come andrà a finire.
(Camillo Langone, Manifesto della destra divina - Difendi, conserva, prega!, Ed. Vallecchi 2009, Pag 33-39)
Siamo d’accordo, di sicuro nella vita c’è solo la morte. "I preservativi sono intesi per uso vaginale: l'uso al di fuori del rapporto vaginale può aumentare il rischio che il preservativo si sfili o venga danneggiato". Ci siamo intesi benissimo, nonostante il linguaggio reticente, peccato che l’Aids provenga in primo luogo da Sodoma. Pertanto chiunque sappia leggere l’italiano può verificare, recandosi in farmacia come ho fatto io, che la Akuel conferma una per una le parole di Bendetto XVI: "I preservativi non sono sicuri". […] Il sesso sicuro non è sicuro, l’amore a rischio, invece, è una grande opportunità […] Il calo del desiderio dell’uomo occidentale è dovuto innanzitutto a una sensazione sgradevole di cui non si parla e che però serpeggia da quando gli anticoncezionali sono diventati di massa: l’inutilità di un gesto sempre più ridotto ai suoi dati meccanici, e che si vuole programmaticamente privo di conseguenze. [...] E così dopo una vita perfettamente igienica ci si troverà perfettamente soli, con l'unico conforto di non aver mai preso una malattia sessualmente trasmissibile. Per salvarsi da un simile destino bisogna cominciare a stare attenti a come si parla, è sufficiente limitare l'uso della parola "sesso" perchè la vita suoni meno insensata e cupa. Io l'ho fatto e uno dei miei massimi vanti è quello di non aver mai usato la più abominevole espressione contemporanea: "fare sesso". Se ne fa un uso continuo in televisione, il grande media spermicida. Forse gli autori rischiano il licenziamento se a intervalli regolari non la mettono in bocca a lui o a lei. A me piace parlare di "amore fisico" [...]. Nella sua prima enciclica, la più urgente, il capo dell'istituzione più eterofila che ci sia, la Chiesa, non è mai stato così chiaro: non esiste netta separazione fra eros e agape, l'amore fisico è amore a tutti gli effetti. Il che è molto logico: se Dio è amore ed è ovunque, perchè proprio lì, in quel momento dovrebbe esserci? Parlare di amore fisico aiuta a ricomporre la pericolosa, manichea e non cristiana divisione fra corpo e anima. E magari ridare alla faccenda un po' di slancio romantico, il vento nei capelli, il brivido di non sapere come andrà a finire.
(Camillo Langone, Manifesto della destra divina - Difendi, conserva, prega!, Ed. Vallecchi 2009, Pag 33-39)
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