[Sant'Agostino] al famoso Petilliano, che aveva vantato quanto la costrizione fosse estranea alla coscienza donatista, dopo aver riaffermato il suo abituale principio Ad fidem nullas est cogendus (non si deve costringere nessuno a credere), dimostrò che, se pur non son costretti a far del bene, anche per i donatisti vale la proibizione a non far del male.
Ai donatisti che si opponevano definendo una ingerenza dello Stato alle questioni religiose l'appello del Santo Dottore alle autorità civili per un intervento che ponesse fine allo scisma, il Santo Dottore replicò affermando che poi, per salvaguardare la fede, non possa chiedersi l'intervento di chi detinene la spada, gli appariva un controsenso; infatti si esige che l'Imperatore prevenga e punisca ogni crimine, ma si vorrebbe impedirgli di farlo contro l'eresia e lo scisma: perchè? "a quale titolo porta la spada ed è detto vindice di collera al servizio di Dio contro chiunque operi il male [Rm 13,4]?". Se scisma ed eresia son un male, chi "porta la spada" non può ignorarlo.
Altresì "Un re serve Dio in due modi: come uomo, vivendo fedelmente; come re, promulgando e facendo osservare con opportuno rigore quelle leggi che prescrivon ciò ch'è giusto e proibiscono il contrario".Ora poichè lo scisma e l'eresia non son atti di giustizia ma il suo contrario ne consegue che le autorità hanno il dovere morale di intervenire con opportuno rigore.
Il Santo Dottore richiama l'attenzione anche alla ben nota parabola evangelica (Lc 14,16-24) sui vari invitati ad un grande banchetto. "Prima-egli dice- il Signore li fece chiamare, poi li fece entrare a forza. E quando i servi gli riferirono che il comando era stato eseguito e c'era ancora posto, rispose: andate per le strade e lungo le siepi e costringete ad entrare tutti quelli che incontrate". La conclusione che Agostino ne trae è la seguente: "Nei fedeli condotti alla Chiesa con metodi persuasivi, si ravvisa compiuta la prima forma d'obbedienza. In quelli che vennero costretti, si vede l'uso dei mezzi coercitivi contro i disobbedienti".
La lezione è chiara!
Ps. Salvo qualche piccola mia modifica il suscritto testo è una sintesi tratta dal libro di Mons. Gherardini: La Cattolica; Lineamenti d'ecclesiologia agostiniana; Pag. 154-155-157.
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