giovedì 25 agosto 2011

LA STRAGE IN NORVEGIA: QUELLO CHE NON CI DICONO!


I ‘media’ pilotati
● Purtroppo il 23 luglio 2011 in Norvegia a Utoya, vicino Oslo, un certo Anders Behring Breivik ha ucciso circa 80 giovani, dopo aver fatto esplodere una potente bomba vicino al palazzo che ospita l’ufficio del ‘Primo Ministro’ norvegese. Subito gli organi di stampa hanno parlato di un attentato di ‘Al Kaida’, poi di un solitario integralista cristiano-nazista, che imbevuto di dottrine xenofobe, fasciste e nazionaliste ha fatto strage di giovani innocenti. Se, invece, si leggono i resoconti della stampa norvegese e dei ‘siti o blogs’ bene informati e non etero-diretti si conosce una realtà completamente diversa (cfr. www.effedieffe.com - www.terrasantalibera.org www.webnostrum.com http://blogghete.altervista.org/ - e altri ancora).  
*
I fatti reali
● Innanzitutto, Breivik aveva messo su ‘internet’ un manifesto-video, in cui spiegava, per filo e per segno, la sua ideologia e la prassi che ne sarebbe scaturita. Invitava alla lotta armata, si mostrava in foto con le insegne massoniche (essendo egli un massone) e con un mitra in mano. Ma nessuno ha pensato di bloccarlo, prima che passasse all’azione già annunciata pubblicamente.
● L’ideologia cui si richiama nel suo ‘manifesto-programmatico’ è quella dei neo-conservatori americanisti e sionisti. Non c’è nessun richiamo al nazismo, al fascismo o al cattolicesimo integrale. Si definisce un “terrorista-liberale” (come lo fu, ad esempio, Mazzini) che lotta contro la Cristianità pre-illuminista e il mondo arabo non ancora modernizzato.
● Inoltre, Gilad Atzmon (cfr. www.gilad.co.uk) cita l’intervista, che il leader del movimento giovanile del ‘Partito Laburista Norvegese’ (Eskil Pedersen) ha rilasciato, due giorni prima del massacro, al secondo tabloid più diffuso in Norvegia (Dagbladet). In essa Pedersen afferma che il ‘Partito Laburista Norvegese’ «intende boicottare economicamente Israele, tramite il Ministero degli Esteri». Ora il “movimento giovanile” (“AUF”) del ‘Partito Laburista Norvegese’, i cui giovani militanti sono stati l’oggetto delle fucilate del killer Breivik, si è distinto nella campagna pacifica, che chiedeva il boicottaggio d’Israele data la sua politica violenta contro i Palestinesi. Invece Breivik era apertamente e pubblicamente pro-Israele (cfr. i ‘blog’ document.no e Harry’s Place). Molti ‘blog’ israeliani hanno inneggiato al massacro dei giovani norvegesi anti-sionisti, definiti “criminali” e “boicottatori di Israele, che meritano la morte”.
Webster Trarpley (tarpley.net) sostiene che la Norvegia aveva pestato i piedi agli Usa e alla Nato poiché aveva annunciato il suo ritiro totale dalla guerra contro la Libia[1] di Gheddafi entro il 1° agosto del 2011. Norvegia, Danimarca e Olanda sono state segnalate dagli Usa come scarsamente attive nella lotta contro Gheddafi (cfr. www.megachip.info; www.vg.no; www.en.riau.ru; www.trust.org; www.telegraph.co.uk; www.phuketword.com).
Infine la Norvegia aveva anche manifestato l’intenzione di riconoscere diplomaticamente lo “Stato palestinese”.
● Il quotidiano norvegese “VG” ha raccolto le testimonianze dei giovani scampati al killer, i quali hanno parlato di due attentatori che hanno agito con professionalità e precisione. Quindi sembra che l’attentato sia stato pianificato e diretto da qualcuno che ha armato la mano al killer e lo ha aiutato nel compiere la strage.
Conclusione
● Il killer Breivik dipinto come nazista, integralista cattolico, in realtà è un americanista, massone, teo-conservatore e filo-sionista, che odia soprattutto i Palestinesi e gli arabi (non tanto l’islam), i quali ostacolano l’espansione dello Stato d’Israele.
● I suoi Maestri sono oltre il londinese padre del liberalismo e del democratismo John Stuart Mill (+ 1873) e lo statunitense Samuel Huntington, i teo-conservatori italiani (per farci capire meglio dai nostri lettori) Oriana Fallaci, Marcello Pera, Giuliano Ferrara, Magdi Allam, Mario Borghezio. Costoro sono gli “atei devoti”, ossia una propaggine dell’Action Française di Charles Maurras, la quale voleva un “Dio politico” e una Civiltà europea madre della Fede cattolica (politique d’abord), mentre la Fede è madre della Cristianità. L’influsso di Machiavelli (“il fine giustifica i mezzi”) su costoro (come su tutta la politica della Modernità) è notevole, la religione è un instrumentum regni, buono a mantenere l’ordine nello Stato. Quindi lo Stato deve favorire la religione per mantenere la pace interna della Nazione. Essi esercitano un influsso notevole anche sull’attuale Pontefice (che non ha speso una parola per condannare i bombardamenti sui civili libici da parte della Nato, a differenza dell’eroico Vescovo di Tripoli mons. Martinelli). Tramite “Alleanza Cattolica” (Cantoni e Introvigne) e affini stanno anche re-inquinando l’ambiente cattolico italiano anti-modernista. (cfr. www.fascinazione.blogspot.com).
● Il pericolo non viene solo dai kamikaze islamici, esso è già in mezzo a noi e si cela dietro le apparenze del democratismo liberale, occidentale e progressivo. Gli attuali bombardamenti fatti dalla Nato su civili libici inermi e innocenti ha la stessa valenza, ad un grado molto superiore, dell’attentato di Oslo.
● Quest’ultimo avvenimento deve farci riflettere: dall’11 settembre 2001 è nato un movimento ferocemente aggressivo dal punto di vista ideologico e bellico, voluto dai sionisti e dai neo-conservatori americanisti, cui si sono affiancati i nostrani teo-conservatori. Nel 2003 si è invaso l’Iraq, che ha resistito strenuamente e lo si è dovuto lasciare con le ossa rotte. Nel 2006 si è invaso il Libano, ma dopo tre mesi ci si è dovuti ritirare, leccandosi le ferite. Nel 2011 scoppiano tutte assieme e “spontaneamente” le “rivoluzioni” in Tunisia, Egitto, che cadono senza colpo ferire, poi in Libia che ancora si difende e contrattacca, come pure la Siria. La situazione in Afghanistan dal 2001 al 2011 è diventata disastrosa (con i nostri militari morti ammazzati ogni giorno) e già si annuncia un ritiro prossimo, il Pakistan è in fermento…
● La crisi economico-finanziaria ha colpito il cuore del mondo moderno e contemporaneo, Wall Street e le Borse europee sono in fallimento. La guerra lambisce quasi ogni Continente. La causa scatenante di tutto ciò è in maniera remota il relativismo soggettivista del mondo moderno, che sta tirando le cuoia; in maniera prossima il neoconservatorismo israelo-americanista.
● La post-modernità, nata dal nichilismo filosofico sta avvicinandosi all’annichilazione bellica ed economica del mondo, dopo aver infiltrato la Chiesa nel 1962-65 ed annichilato nel Sessantotto le Patrie, la famiglia e l’individuo sin in interiore nomine. Da certi princìpi non si può non arrivare a certi effetti. Umanamente parlando la situazione è disperata, ma soprannaturalmente l’Onnipotenza divina riesce a trarre da ogni male un bene superiore. “E quinci uscimmo a riveder le stelle”…
d. CURZIO NITOGLIA

5 agosto 2011
 

[1] Cfr. Limes, Rivista Italiana di Geopolitica, nr. 3, 2011, (Contro)Rivoluzioni in corso. Primavera araba o inverno mediterraneo? Dal Nordafrica al Pakistan, la terra trema se la Libia diventa una grande Somalia, Gruppo Editoriale L’Espresso, Milano

IL BENE DEL TUTTO È MAGGIORE DEL BENE DELLA PARTE?

“Civitas propter cives, non cives propter civitatem”

● Contro il comunitarismo (“il bene del tutto”) la sana filosofia insegna che la Società non è il Fine assoluto, al cui bene i cittadini sono ordinati, ma la Società è ordinata al bene comune dei cittadini (“civitas propter cives, et non cives propter civitatem”). Perciò occorre ben intendere il significato dell’assioma “il bene del tutto è superiore del bene della parte”, per non cadere nell’assolutismo comunitarista, ossia nel “culto della Comunità” o del suo “Capo assoluto”, che distrugge gli individui. 

● La comunità (o il “bene del tutto”) non deve assorbire, ma deve proteggere i diritti dell’individuo e della famiglia (“il bene della parte”). Essa interviene solo ove la famiglia e il privato non riescono da soli (v. il principio di sussidiarietà)[1]

● Il cardinal Alfredo Ottaviani insegna: “individuus non est pro Statu, sed Status pro individuo”, lo Stato (o “il bene del tutto”) è per i cittadini, non viceversa, ossia la persona non è un ingranaggio della Società come una rotella di un orologio. Bisogna che lo Stato (“il tutto”) rispetti la persona (“la parte”) fornita di una natura razionale, creata ad immagine e somiglianza di Dio, dotata di un’anima spirituale e di intelletto e volontà, e quindi libera di fare il bene ed aperta a conoscere il vero, che la condurranno alla vita soprannaturale. Lo Stato (o “il bene del tutto”), perciò, non deve mai ostacolare o conculcare la conoscenza della verità e la pratica del bene della persona (“il bene della parte”), anzi la deve favorire. Quando si iniziarono gli scavi sotto l’altare della Basilica di San Pietro, per vedere se realmente vi fosse il corpo dell’Apostolo, a chi faceva notare a Pio XII il rischio di quell’operazione, il Papa rispondeva: “La Chiesa non deve aver paura della verità!”. 

● Inoltre la Comunità o Società deve procurare anche e secondariamente il benessere comune temporale all’uomo, difendendo i suoi diritti e la sua dignità: la vita, l’integrità fisica, le comodità temporali, l’educazione intellettuale, morale e spirituale[2]

Persona e Società secondo la filosofia tomistica

● La Società umana vale più che il bene di una singola persona naturalmente o materialmente considerata; tuttavia l’uomo è composto di corpo e anima spirituale ed è stato creato per un fine soprannaturale, che sorpassa infinitamente il bene comune temporale o materiale della Comunità

● “Il tutto è maggiore della parte (p. es. un uomo è più grande della sua mano) è un principio per sé noto a tutti; perciò “il bene comune è maggiore e più nobile che il bene di uno solo” (cfr. Summa contra Gentes, libro III, capitoli 111-113). Attenzione! il tutto soprannaturale, perciò, è Dio, Cristo; non lo Stato, la Comunità, un’Associazione e persino una Congregazione religiosa (la quale fa parte della Chiesa militante, ma non è la Chiesa, la quale è il Mezzo per eccellenza o il Fine prossimo assistito da Dio “ogni giorno sino alla fine del mondo” per aiutare le anime a salvarsi ed entrare nella Chiesa trionfante o il Paradiso, che è il Fine ultimo). Per cui la tranquillità materiale-naturale dello Stato o della Congregazione non è superiore all’adesione alla verità e al bene della persona singola, ma deve esserne una garanzia ed un aiuto al loro conseguimento. San Pio X non esitò un istante, nel 1905 (enciclica Vehementer, 1906), a perdere conventi, scuole, Congregazioni religiose… nella Francia intera, per non dover accettare il compromesso col principio catto-liberale della separazione, per principio, tra Stato e Chiesa. Preferì la verità alla tranquillità o prudenzialità. 
 
● L’anima razionale, la ragione e la libera volontà spirituali sono - nell’adesione e nel conseguimento del loro oggetto - superiori al bene comune materiale e temporale dello Stato e della Comunità temporale e persino religiosa, la quale ha come ragion d’essere il conseguimento della verità e del bene anche, ma non solo, di ordine soprannaturale. Infatti “la Grazia presuppone la natura, non la distrugge, ma la perfeziona” (cfr. S. Tommaso, S. Th., I, q. 1, a. 8 ad 2; ivi, I, q. 62, a. 5; ibid.; II-II, q. 26, a. 9, arg. 2; ib., III, q. 69, a. 8, arg. 3. “Gratia supponit naturam, non tollit sed perficit eam”). 

● Il caso della crisi di Autorità nella Chiesa a partire dal Vaticano II (1965-2011) è un esempio lampante di come, se la Società anche religiosa impedisce l’adesione al vero e al bene, “si deve obbedire a Dio, piuttosto che agli uomini” (Atti degli Apostoli). Il caso analogo si era già - circa 1900 anni prima - presentato proprio agli Apostoli di Cristo, quando i Sommi Sacerdoti della Chiesa dell’Antica Alleanza (30-70 d. C.) impedivano il bene spirituale delle anime e ostacolavano la “salus animarum, suprema lex”. 
 
● La Dottrina Cattolica, da un punto di vista di ordine naturale, rigetta il liberalismo individualistico, che, dando un valore assoluto alla persona umana, la rende superiore allo Stato, alla Chiesa ed “eguale” a Dio. Tuttavia rigetta anche il totalitarismo, il comunitarismo o la statolatria, che affermano la superiorità del bene politico o materiale sul bene ultimo soprannaturale dell’uomo, per cui la politica e lo Stato sarebbero il fine ultimo dell’uomo, privato, così, del Paradiso in cambio dello Stato assoluto di matrice liberal-hegeliana. 

● La distinzione fondamentale per intendere bene l’assioma è questa: “il bene del tutto è maggiore del bene della parte”. Il tutto, inteso come la tranquillità naturale o materiale della Società, non è superiore al bene soprannaturale dell’uomo (il Sommo Vero e il Sommo Bene). Per cui mai una Comunità o Società debbono e possono conculcare la ricerca e la pratica della verità e del bene da parte di una persona sotto pretesto del bene materiale del tutto superiore a quello della parte. 

● San Paolo ad Antiochia nel 49 d. C. “resistette in faccia a Pietro perché era reprensibile”. Lo stesso Apostolo delle Genti ha rivelato: “Se anche io o un Angelo del Cielo vi annunziassimo un Vangelo diverso da quello di Cristo, sia anatema!”. In questi casi il bene soprannaturale e spirituale dell’anima singola passa avanti alla tranquillità, alla sussistenza e al benessere temporale del tutto o Società, anche di quella suprema (la Chiesa militante) considerata nei suoi uomini e non in se stessa e vista in ordine alla Chiesa trionfante

Priorità della Società o della persona?

● La persona è ordinata al bene comune della Società; inoltre la persona è subordinata alla Società come la parte al tutto (per es., la mano all’uomo); quindi vi è una certa superiorità o priorità materiale e naturale del bene comune sulla persona. Tuttavia, la persona non è la rotella di un orologio, completamente subordinata al funzionamento di esso. La persona non è solo un corpo materiale, un animale sociale (come una pecora in un gregge), non è solo un membro della Società o un pubblico cittadino; essa è anche e soprattutto un animale razionale, dotata di anima immortale, di intelletto e volontà per conoscere la Verità Somma e per amare il Sommo Bene. 

● Allora bisogna distinguere:

a) in quanto cittadino o religioso la persona umana, è subordinata alla Comunità civile o religiosa. Poiché l’uomo - scrive S. Tommaso - “è parte della Società, in quanto parte appartiene al tutto. Infatti la natura sacrifica la parte per salvare il tutto (la mano si leva spontaneamente per salvare il corpo aggredito da un coltello o da un sasso)”[3]

b) in quanto animale razionale e spirituale, l’uomo, laico o religioso, è superiore alla Società terrena o civile e alla Comunità religiosa, ed è ordinato alla Città celeste o divina (la Chiesa militante ed universale in terra e la Chiesa trionfante in Cielo nell’eternità), che trascende la Società civile, la Comunità religiosa particolare e la stessa Chiesa militante. “L’uomo non è ordinato alla Società politica secondo tutto se stesso [...] ma tutto ciò che l’uomo è, può ed ha è ordinato a Dio”[4]. La Comunità civile e religiosa, perciò, deve aiutare il conseguimento di Dio da parte dell’uomo, non ostacolarlo. La Sinagoga o Chiesa dell’Antico Testamento ha cessato di essere assistita da Dio, perché impediva farisaicamente di “entrare nel Regno dei cieli” alle singole anime, pur “avendone la chiave”. Per unirsi a Dio, bisogna conoscerLo ed amarLo e la conoscenza del vero e la pratica del bene da parte dell’uomo non possono essere di ostacolo al bene temporale del tutto (Comunità) e il tutto non deve né può impedire il conseguimento di essi alla “parte”, altrimenti perde la sua finalità, non è più una Società ordinata al bene dei cittadini, ma una tirannia finalizzata al bene particolare di chi governa. Anche il prelato può trasformarsi in tiranno. 
 
“Bonum commune melius est quam bonum unius”

● Lo Stato, che è un insieme di uomini (il tutto) è naturalmente più nobile della persona (la parte), ma il fine della persona umana e spirituale è più nobile del fine dello Stato (benessere temporale); perciò la persona in sé considerata è inferiore allo Stato in sé (insieme di più persone) ed è anche inferiore alla Chiesa in sé (Società perfetta di ordine soprannaturale) ed è altresì inferiore al fine della Chiesa (il Cielo, di ordine soprannaturale), anche se il fine della persona umana - soprannaturalmente considerata - coincide con quello della Chiesa (Dio Autore della Grazia). Per cui la Società civile e religiosa (gli uomini di Chiesa), non può ostacolare il fine soprannaturale della persona, che si ottiene tramite la conoscenza naturale della verità, la Fede soprannaturale nella Rivelazione e l’amore naturale del bene più quello soprannaturale di Dio (Summum Bonum). 

Il rischio del “principio di Caifa”

● Se s’interpreta malamente l’assioma “il bene del tutto è superiore al bene della parte”, si giunge immancabilmente al “Principio di Caifa”, il quale, essendo Sommo Sacerdote d’Israele, decretò la morte di Gesù, perché ostacolava la tranquillità materiale e temporale del Popolo di Israele ‘allora eletto’, che era la “Chiesa” dell’Antica Alleanza[5]. Secondo questo Principio “è meglio che un solo innocente muoia per la salvezza di tutto il popolo” o Comunità religiosa. Non esiste il bene o il male in sé, ma solo per me /noi/Comunità. 
 
● Il Principio fondamentale del liberalismo classico e del cattolicesimo-liberale è l’utilitarismo o pragmatismo. Infatti, se non esiste una verità speculativa immutabile e un valore assoluto morale oggettivo, l’atto umano non è buono o cattivo in sé, ma tutto dipende dall’utilità, prudenzialità (della carne) e dalle conseguenze pratiche di esso, ossia, se l’atto (p. es. una conferenza) produce conseguenze positive, vale a dire è utile a me o alla Comunità, allora è buono per me e per la Società; altrimenti è cattivo per me e per la Comunità[6], senza curarsi se sia vero o falso. 

● L’utilitarismo comporta l’edonismo psicologico[7], ossia la ricerca del benessere o tranquillità materiale e la fuga dal dolore o persecuzione. Secondo il londinese Geremia Bentham (+1832) il piacere o la tranquillità materiale coincide con ciò che è utile. L’edonismo ricerca il “piacere” (non in senso immorale del termine), vale a dire il “benessere temporale” non nel futuro o nell’aldilà, ma nel presente. Antichi teorici dell’edonismo furono Aristippo, Epicuro e ai nostri giorni lo è il catto-liberalismo e l’Americanismo. La “massimizzazione” del benessere e la “minimizzazione” del dolore vanno fondate, per Bentham, non sulla religione, la morale o la metafisica, ma sull’Ego-ismo psicologico, onde l’uomo (e la Comunità, “Comun-ismo”) cerca sempre il suo vantaggio, interesse o utilità materiale o “psicologica”, ossia come si dice oggi l’epanuissement. Il bene o la felicità, per Bentham, non è l’Atto Puro, ma l’interesse proprio (o comune, per il liberalismo classico-hegeliano). Questo è l’errore “capitale” del liberalismo-classico e del cattolicesimo-liberale: far coincidere il Bene sommo o Fine ultimo con la creatura (libertà, utilità, piacere, tranquillità… del soggetto e della Comunità civile o religiosa nel caso del cattolicesimo-liberale). 

● Secondo questo principio mal compreso o mal applicato, se in una famiglia il nonno diventa troppo anziano, lo si manda all’ospizio, poiché “il bene di tutta la famiglia è superire al bene del nonno”. Se un parroco è inviso ai potenti perché predica “pane al pane e vino al vino”, lo si manda in esilio, come successe a don Camillo. Se una suora si ammala la si rispedisce a casa (il perché è sempre lo stesso)[8]. L’importante è mantenere la tranquillità, la proprietà, evitare le persecuzioni nella “Diocesi”, nel Convento, nella Comunità. Ma la pace assoluta non è di questo mondo. 

● Invece Gesù ci ha detto “se siete veri miei discepoli, quel che hanno fatto a Me lo faranno anche a voi”. “Non temete chi può uccidere il vostro corpo [la persecuzione fisica], temete piuttosto chi può uccidere la vostra anima [il peccato] e gettarla nella geenna”. Non ha predicato il “Principio di Caifa”, lo ha subito, dicendogli in faccia la verità. Non ha raccomandato di tacere la verità per prudenzialità, anzi ha detto di “gridarla dai tetti” e ci ha ammonito che se non lo faremo noi “la grideranno le pietre”. Non ha detto di non parlare di storia o politica, ma ha insegnato di “dare a Cesare [Stato] quel che è di Cesare [Virtù civica o politica] e a Dio [Verità] quel che è di Dio [spirito e verità]”. Infine a Pilato, che avrebbe potuto risparmiargli la vita, ha detto: “Io son venuto per rendere testimonianza alla Verità”. 

● Appare evidente che l’etica naturale e cristiana (v. Aristotele[9] e S. Tommaso[10]) è assolutamente inconciliabile con l’etica soggettivistica e relativista dell’edonismo e dell’utilitarismo (Ego-istico o Comun-istico) e perciò il liberalismo e il cattolicesimo liberale sono stati ripetutamente e costantemente condannati dai Romani Pontefici dal 1832 sino al 1953 (Gregorio XVI, Pio IX, Leone XIII, Pio X, Pio XI, Pio XII). 

Conclusione

“Individuus non est pro Statu, sed Status pro individuo”

● Come uscire da questa mentalità? Dando una retta interpretazione dell’assioma “il bene del tutto è superiore al bene della parte”. Ritornando alla Verità e al Bene, insomma a Dio, ad una Società (civile e religiosa) più umana, o meno disumana perché fondata sui princìpi della filosofia perenne o del buon senso, e rimettendo le cose al loro giusto posto, ridando il primato alla scienza speculativa (conoscere per sapere) o metafisica, subordinando ad essa la filosofia pratica (conoscere per fare o per agire) ed infine rimettere la tecnica (conoscenza sperimentale o empirica) al suo giusto posto, che è il più basso, mentre oggi occupa abusivamente quello più alto, rendendo l’uomo (ed anche il sacerdote) una macchina di produzione, che corre affannato, “sazio e disperato” verso un termine che neanche lui sa bene cosa sia, verso un arricchimento e una tranquillità materiale sempre maggiore, che lascia insoddisfatto il cuore umano, poiché è pur sempre un bene finito e creato (anzi “stampato” o “coniato”) mentre “il nostro animo è inquieto sino a che non riposa nel Signore” (S. Agostino), che solo, essendo il Summum Bonum, può lenire le ansie e i problemi dell’uomo, il quale è aperto all’infinito (vera Carità soprannaturale) e non è limitato al problema economico/temporale/prudenziale, visto da “destra” o da “sinistra”. 

● I pericoli da evitare sono: un’umanità senza Dio (empietà e ateismo) e una Religiosità senza “umanità” (rigorismo farisaico), che sacrifica la parte (Giona[11]/Cristo) al benessere del tutto (Israele/Comunità). Getta a mare Giona e mette in croce Cristo, ma poi finisce per rovinare anche la pace della Comunità (Salmanassar IV e V[12]/Tito).
A prudentia carnis, libera nos Domine!

d. CURZIO NITOGLIA

8 agosto 2011

 


[1] J. Gredt, Elementa philosophiae aristotelico-thomisthcae, Herder, Friburgo, 3ª ed., 1921, Ethica specialis, cap. III, tesi 25-28. Cfr. Tommaso Zigliara, Summa philosophica, vol. III, Ethica, Roma, De Propaganda Fide, 1876, pag. 183.
[2] A. Ottaviani, Compendium Juris Publici Ecclesiastici, Typis Polyglottis Vaticanis, Roma, 1944, IV ed., pagg. 284-285.
[3] S. Th., I-II, q.96, a.4.
[4] S. Th., I-II, q. 21, a.4, ad 3um.
[5] G. Samek Lodovici,  op. cit., p. 109.
[6] G. Samek Lodovici, L’utilità del bene, Jeremy Bentham, L’utilitarismo e il conseguenzialismo, Milano, Vita e Pensiero, 2006 p. 21. Cfr. anche: G. Abbà, Felicità, vita buona e virtù. Saggio di filosofia morale, Roma, Libreria ateneo salesiano, 1995. Id., Quale impostazione per la filosofia morale, Roma, Libreria ateneo salesiano, 1996.
[7] Ivi, p. 6 e 9 e 204. Cfr. J. Bentham, Introduction to the Principles of Morals and Legislation, Londra, 1789, pp. 89-90.
[8] Conoscevo un anziano, cattolicissimo e tradizionalistissimo, che aveva una moglie un po’ pesante, alla quale era stata applicata una pila stimolante al suo cuore ammalato. Ora, il cattolicisimo, applicando inconsciamente il «Principio di Caifa», aveva stabilito di dis-applicare o non far ricaricare la pila cardiologica alla moglie, che turbava la sua tranquillità e quella della famiglia, con la scusa dell’assioma: «il bene del tutto è superiore al bene della parte». Come si vede da tale assioma (male interpretato) possono derivare le massime ingiustizie ed i peggiori crimini. Caveamus!
[9] Aristotele, Etica Nicomachea, 1106b 36; /EN. 1099a 6; /EN, II, 1107a 22-23; /EN, X, 1174a2-8.
[10] S. Tommaso, S. Th., I-II, q. 58, a. 5; /q. 64. a. 1; /q. 2, a. 6, q. 19, a. 7; /q. 107, a. 1; /q. 4, a. 4 /q. 19, a. 10; /q. 59, a. 4; /q. 56, a. 2; /q. 62, a. 2; C. G., IV, c. 19; /IV, c. 95; In II Ethic., lib. 4, c. 4; /l. 6; /1. 6, c. 6; /9, c. 9.
[11] Giona è vissuto nell’800 a. C. circa, sotto il corrotto Geroboamo II (783-743) Re di Israele. Cfr. I. Schuster- G.B. Holzammer, Manuale di storia biblica. Il Vecchio Testamento, (1925), tr. it., Torino, SEI, II ed., 1951, pp. 756-771.
[12] Salanassar (IV e V) Re dell’Assiria, nel 720 ha invaso il Regno d’Israele, ha distrutto Samaria e ha portato Israeliti e Samaritani prigionieri in Assiria. Cfr. G. Ricciotti, Storia d’Israele. Torino, SEI, II vol., Dalle origini all’esilio, V ed., 1964, pp. 18-20; F. Spadafora, Dizionario biblico (diretto da), Roma, Studium, IIIed., 1963, voci “Giona, Salmanassar”.

LA CHIESA CATTOLICA NELLA DOTTRINA DI SANT’AGOSTINO



 
Prologo

● Monsignor Brunero Gherardini ha dato alle stampe la sua ultima fatica: La Cattolica. Lineamenti d’ecclesiologia agostiniana (Torino, Lindau, 2011)[1]. Essa riassume la sua attività sia di professore di ecclesiologia alla Lateranense dal 1968 e sia di Autore degli studi recenti[2] sul problema spinoso dei rapporti tra Tradizione e Concilio Vaticano II.
S. Agostino e S. Tommaso sono i maestri preferiti dell’Autore. Egli nel suo ultimo volume espone l’insegnamento eccesiologico di S. Agostino (+ 430), il quale di fronte al pericolo di frattura e frantumazione, che correva la Chiesa nel suo tempo (donatismo e pelagianesimo), riuscì a “trovare la quadra” tornando alla dottrina di sempre o alla Tradizione apostolica e mostrando come gli errori e le divisioni contemporanei non minano l’unità della Chiesa. Oggi ci si trova in una situazione analoga ove la “Una, Santa, Cattolica e Apostolica” si trova sbattuta dai flutti del mare in tempesta della modernità e post-modernità filosofica, che ha prodotto il modernismo e neo-modernismo teologici, i quali si sono infiltrati nelle menti di molti uomini di Chiesa tanto da far sembrare che Essa stia per soccombere e frantumarsi, si fieri potest.
● Mons. Gherardini risponde al problema dell’ora presente con lo stesso metodo di S. Agostino: il ritorno alla Tradizione apostolica, quale garanzia di unità, continuità, vita e giovinezza della Chiesa sempre Santa nella sua sostanza malgrado gli uomini (buoni e malvagi) che la compongono. Quindi il rimedio alla crisi che attraversano i cattolici oggi e gli uomini di Chiesa (non la Chiesa in sé, che è divina e non muta) va affrontata e risolta col ritorno alla Tradizione quale ce la fa conoscere S. Agostino.
● Quando (nel 1600 a. C. circa) i figli di Giacobbe erano nell’indigenza e per poter sopravvivere dovettero recarsi in Egitto, ove era vice re il loro fratello Giuseppe (che avevano tentato di uccidere), si diceva tra la gente affamata: “Ite ad Joseph” per ottenere cibo e sostentamento. Oggi si può dire, coll’Autore, “Ite ad Augustinum”, per sormontare la carestia che attanaglia le anime, ben più brutta di quella che attanagliava i corpi all’epoca di Giacobbe.
Cristo Capo principale della Chiesa e il Papa suo Vicario in terra 
 
● La ‘prima Sede’ è un elemento costitutivo essenziale della Chiesa. Il Papa assicura la vita, l’unità, l’apostolicità e la cattolicità della Chiesa, che è stata voluta e fondata da Cristo su Pietro e i suoi successori sino alla fine del mondo. Su Pietro la Chiesa trova la roccia su cui si fonda e che non la fa crollare[3]. Quindi coloro che non riconoscono in Pietro e nei Papi la roccia inespugnabile non riconoscono la Chiesa[4].
● L’Ipponate prosegue: “Petrus petra, petra Ecclesia[5]; insomma la Chiesa ha per fondamento Pietro, che è il Vicario di Cristo su questa terra. Gesù è il capo principale e invisibile mentre Pietro è il Capo secondario, subordinato e visibile della Chiesa. Quindi, Pietro, anche se roccia subordinata a Cristo e suo prolungamento storico su questa terra, nella catena ininterrotta di suoi successori impersona e sintetizza la Chiesa. Perciò “ubi Petrus, ibi Ecclesia” e “sine Petro, nulla Ecclesia”. Sempre S. Agostino scrive: “Ergo in Petri nomine figurata est Ecclesia[6] e ancora: “Sic Petrus ab hac petra appellatus, personam Ecclesiae figuraret[7]. Ma, come spiega S. PaoloPetra autem erat Christus” (1 Cor., X, 4). Quindi la Pietra, che secondariamente è Pietro, principalmente è Cristo. S. Agostino, con uno dei suoi giochi di parole, spiega: «Non dictum est illi “Tu es petra”, sed “Tu es Petrus”. Petra autem erat Christus; quem confessus Simon, dictus est Petrus».
● La Cattedra da cui insegna, governa e santifica Pietro è stata istituita da Cristo per confermare la Fede dei credenti e per garantire l’unità, la santità, la cattolicità e l’apostolicità della Chiesa. Pietro e Roma hanno una preminenza su ogni Apostolo e Vescovo, in quanto sono secondariamente “la pietra [principale] che è Cristo”. L’unità, con le altre tre note, e la visibilità della Chiesa si personificano in Pietro. Pietro è la sintesi della Chiesa stessa. Quindi senza Pietro o Papa non sussiste la Chiesa, che è in comunione con Cristo tramite il Primo e il Principe degli Apostoli[8]. Per cui tutto ciò che avviene fuori della catena di Pietro e dei suoi successori è fuori dell’apostolicità formale della Chiesa[9] ed evidenzia lo staccarsi dei rami secchi dal tronco vitale della Chiesa di Cristo. I rami secchi non hanno la vita che è Cristo “Ego sum Vita…” e sono gli eretici e gli scismatici formali, ai quali manca la linfa vitale della pianta che è la Chiesa, ossia Pietro e Cristo[10]. I Vescovi sono ‘pastori’ dei fedeli o ‘agnelli’, ma ‘pecorelle’ sotto Pietro, il ‘Principe dei pastori’, alla scuola dell’unico Maestro, “Via, Verità e Vita”, che è Cristo[11].
● L’apostolicità è, nella crisi che l’ambiente ecclesiale sta vivendo, la nota più utile e importante per capire cosa succede e porre rimedio a tanto male. Senza Apostoli non sussiste la Chiesa di Cristo, poiché Gesù stesso l’ha fondata su di loro. Ma senza il Principe degli Apostoli, senza Pietro, che è la ‘pietra’ secondaria e subordinata a Cristo, gli Apostoli sono slegati da Cristo. È allora assolutamente necessaria la presenza del Papa e dei Vescovi in atto o in essere e non solo in potenza o in fieri. Infatti, se la Chiesa fosse in potenza o in divenire, non sarebbe con Cristo tutti i giorni dal calvario sino alla fine del mondo, ma lo sarebbe ad intervalli, certe volte in atto o in essere e certe altre solo in potenza o in fieri. Ma il fieri non è l’essere. Quindi il Papa e i Vescovi in fieri non sono la Chiesa esistente in atto, ma la “Chiesa cosmica” che diviene, come il “Cristo cosmico” di Teilhard. Il Papato o la Chiesa materialiter sono la “Chiesa cosmica”, che si evolve continuamente e passa  dalla potenza all’atto. Invece Cristo ha fondato una Chiesa sul Papato in atto d’essere e non in divenire perpetuo o a intermittenza: Pietro e gli Apostoli erano Papa e Vescovi in atto e formalmente, non in potenza, in fieri o materialmente. La Chiesa poggia sull’essere, sull’atto e la forma, non sul divenire, la potenza e la materialità. Come la sana filosofia si fonda sull’essere e non sul divenire. La filosofia dell’essere è la filosofia perenne e sana, mentre la filosofia del divenire è la filosofia falsa o sofistica della modernità. Così la Chiesa o il Papato materiale o in divenire è un Papato concepito dalla mente di un uomo, fosse anche un grandissimo teologo (che non è Cristo in terra né il Magistero ecclesiastico), ma non è la Chiesa voluta da Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.
● Se i “gerarchi” ecclesiali e spirituali sono i successori formali di Cristo, di Pietro e degli Apostoli, sono la Chiesa di Cristo come Cristo l’ha voluta; altrimenti sono una “emergenza”, un’“escrescenza”, una “protuberanza” o un prodotto dell’intelletto (cometa dialettica hegeliana) in uno stato di “emergenza”, il quale potrebbe giustificare una soluzione “emergente” o “protuberante” in divenire, ma non stabile e non fondata sull’immutabilità dell’essere. Tale prodotto dell’intelletto umano è essenzialmente diverso dalla Chiesa di Cristo. Il reale stato di emergenza o necessità in cui ci troviamo non ci autorizza a cambiare l’essenza della Chiesa, quale Cristo l’ha voluta e fondata, idealizzandone una in fieri o in potenza o materiale, che non è (est, da esse) ma diviene (fit da fieri). La Chiesa è stata, è e sarà in atto; non in divenire, proprio come Cristo è hodie, heri et in saecula, “semper idem” e non “semper in fieri”. La successione apostolica vera è quella formale, alimentata dalla sua radice, che è la ‘Pietra’, Cristo, e il suo Vicario in terra, ‘Pietro’. S. Agostino insegna che una semplice successione materiale, non unita formalmente con la sua radice, sarebbe sterile[12]. Come un tralcio che parte da rami recisi e secchi non è vivo e fruttuoso, così una successione apostolica solamente materiale è morta e mortifera. È una “successione” o “protuberanza” storica, cronologica, materiale, fisica, ma non apostolica, viva e vivificante[13].

Rapporti tra Stato e Chiesa

● Al capitolo VII del suo libro mons. Gherardini tratta dell’origine divina del potere civile[14]. Secondo S. Agostino[15] il governante o Principe deve amministrare la res publica con un’attività volta al bene comune, ossia per far conseguire ai cittadini il bene morale e far loro evitare il male. L’origine remota – come rivela S. Paolo (Rom., XIII, 1) – del potere è divina. Il governo, quindi, è buono se rispetta la sua natura, ossia la Causa efficiente da cui trae l’Autorità, che è Dio, e la sua Causa finale, che è il bene comune temporale subordinato a quello morale o spirituale. Altrimenti, se non riconosce Dio come sua Causa efficiente e non ha di mira il vivere virtuosamente (naturale e soprannaturale) il governo è cattivo, anzi è paragonabile ad “una banda di ladroni”[16].
● Il buon governante deve, secondo S. Agostino e tutti i Padri greci e latini, mettersi al servizio del bene e deve promuovere socialmente o assieme alla Società civile o Stato la Religione divina[17]. L’obbedienza all’Autorità civile, tuttavia, è condizionata al di lei mantenersi nella finalità morale (vivere virtuoso) e nella dipendenza da Dio (causalità efficiente). Altrimenti, l’Autorità diventa tirannia ed è lecito resisterle a certe determinate condizioni (specialmente quella di non rendere la situazione posteriore peggiore di quella anteriore)[18].
● Secondo l’Ipponate il governante cristiano non solo deve provvedere alla pace interna ed esterna della Società civile, ma anche a quella spirituale, cioè lo Stato deve favorire la Chiesa nella sua missione di espandere il Regno di Dio in tutto il mondo[19]. Certamente la Chiesa e lo Stato non possono costringere a fare il bene, che non sarebbe più libero e meritorio, ma debbono proibire di fare il male[20]. Anzi, per difendere la Fede, è lecito chiedere anche l’intervento di chi porta la spada. Infatti se il Principe deve punire i crimini civili, perché mai gli si dovrebbe impedire di reprimere anche i crimini spirituali (l’eresia e lo scisma)? Siccome l’eresia e lo scisma sono un male, anzi il massimo dei mali, chi porta la spada non può non servirsene per reprimerli[21].
● S. Agostino confuta con 1000 anni di anticipo l’obiezione dei catto-liberali secondo i quali l’uomo, come singolo individuo, è religioso, ma, come cittadino facente parte di uno Stato, deve essere neutrale in materia religiosa (cfr. Concilio Vaticano II, Dichiarazione Dignitatis humanae, sulla “Libertà religiosa”, 7 dicembre 1965). L’Ipponate infatti afferma che il Principe serve Dio in due modi: come uomo vivendo la Fede informata dalla Carità e come Governante facendo leggi conformi a quella divino-naturale, facendole rispettare e punendo i loro trasgressori[22].

Conclusione

1°) Se - in matematica - si toglie il ‘numero 1°’, cadono tutti gli altri numeri. Così - in teologia - se si toglie la ‘prima Sede’ la Chiesa non ha più fondamento. Ma questo è un assurdo, reso impossibile dalle promesse di Gesù alla sua Chiesa.
2°) ‘Pietro’ o Cefa significa ‘Pietra’: “Petra autem erat Christus” (1 Cor., X, 4). La Chiesa coincide con e si fonda su Cristo, suo Capo invisibile, e con/su Pietro, suo Capo visibile: Ubi Petrus ibi Ecclesia.
3°) Pietro e Cristo sono Persone in atto, non in divenire. Altrimenti avremmo, oltre il “Cristo cosmico” di Teilhard de Chardin, il “Papa cosmico” e la “Chiesa cosmica”.
4°) La Chiesa ha fatto sua la filosofia e teologia dell’essere stabilmente immutabile ed ha ripudiato quella del divenire in continuo cambiamento o in “moto perpetuo”. La Tesi del Papato in divenire è contraria allo spirito della sana ragione, della retta teologia e al “sentire cum Ecclesia”: “Stat Beata Trinitas dum volvitur orbis”.
5°) Lo Stato deve essere subordinato alla Chiesa come il corpo all’anima, la materia alla forma, la potenza all’atto, il divenire all’essere. S. Agostino - assieme a tutti i Padri ecclesiastici - ha insegnato la dottrina della cooperazione gerarchica tra Stato e Chiesa. Mons. Gherardini ha compendiato nel suo ultimo volume questi princìpi sulla Chiesa in sé ed in rapporto alla Societas o Polis. La Chiesa “non può non fare politica” (San Pio X), che non è partitica ma è la virtù di Prudenza applicata alla Società civile, essendo l’uomo un “animale sociale per natura” (Aristotele e S. Tommaso).

d. CURZIO NITOGLIA

3 agosto 2011

 


[1] Corso Re Umberto, n. 37, 10128-Torino; www.lindau.it, pagine 200, 18 euro.
[2] Gli altri suoi libri più recenti sul problema ecclesiologico in relazione alla tematica del Concilio Vaticano II in “continuità” o in rottura con la Tradizione apostolica sono: Brunero Gherardini, Concilio Ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare, Frigento, Casa Mariana Editrice, 2009; Id., Tradidi quod et accepi. La Tradizione, vita e giovinezza della Chiesa, Frigento, Casa Mariana Editrice, 2010; Id.,Concilio Vaticano II. Il discorso mancato, Torino, Lindau, 2011; Id., Quaecumque dixero vobis. Parola di Dio e Tradizione a confronto con la storia e la teologia, Torino, Lindau, 2011.
[3] S. Augustinus, De baptismo contra Donatistas, II, 1.
[4] S. Aug., De agone christiano, 31, 33.
[5] Enarr. In Ps. 103, 3, 2.
[6] Retractationes, I, 21.
[7] In epist. Johann. ad Parthos, 10, 1.
[8] Cfr. B. Gherardini, La Cattolica. Lineamenti d’ecclesiologia agostiniana, Torino, Lindau, 2011, pp. 77-78.
[9] S. Aug., Ep., 53, 1, 2.
[10] Ep., 232, 3.
[11] S. Aug., Contra Cresconium, II, 11, 13.
[12] Psalmus contra partem Donati, PL 43, 30.
[13] S. Aug., Ep. 223, 3. Cfr. B. Gheradini, La Cattolica, cit., pp. 121-124.
[14] B. Gheradini, La Cattolica, cit., p. 147.
[15] S. Aug., Contra Faustum manichaeum, XXII, 75; Id., De civitate Dei, IV, 4 e V, 1; Id., Serm., 358, 6.
[16] S. Aug., De civitate Dei, IV, 4: “Remota iustitia, regna sunt magna latrocinia”.
[17] S. Aug., Contra Cresconium, III, 51, 56; Id., De civitate Dei, V, 24.
[18] S. Aug., De catechizandis rudibus, 21, 37. I “rudi” non sono i “rozzi”, ma coloro che ancora non conoscono la dottrina cristiana.
[19] S. Aug, Contra Cresconium, II, 19; III, 51-56.
[20] S. Aug., Contra litteras Petiliani, II, 38, 183-184.
[21] S. Aug., Contra epistulam Parmeniani, I, 10, 16.
[22] S. Aug., Epist., 185, 5, 19.